El Chapo è stato condannato all’ergastolo: finisce l’era del narcotrafficante più potente al mondo
Il tribunale federale di Brooklyn, a New York, ha emesso la sentenza nella giornata di ieri: Joaquin Guzman detto “El Chapo” è stato condannato all’ergastolo, a una pena aggiuntiva simbolica di 30 anni, e a un’incredibile multa di 12,6 miliardi di dollari, ovvero la stima di quanto avrebbe ricavato dalla vendita di droga negli Stati Uniti durante la sua lunga carriera di narcotrafficante.
Finisce così l’epopea del narcotrafficante più potente al mondo, protagonista di film e serie televisive, classificato dalla rivista Forbes come 14° uomo più ricco al mondo e divenuto per gli Stati Uniti il nemico pubblico numero uno dopo la cattura di Osama Bin Laden.
La sentenza giunge al termine di un processo lungo oltre due anni, iniziato con l’estradizione del boss messicano negli Usa ad inizio 2017, che ha visto comparire in aula 56 testimoni dell’accusa, i quali hanno riferito non solo le prove del suo essere capo del Cartello di Sinaloa, ma anche come si sia macchiato della tortura e dell’eliminazione fisica di molti rivali, talvolta anche seppelliti mentre erano ancora in vita.
Le evasioni di El Chapo sono diventate leggenda. Guzman venne arrestato la prima volta nel 1993 ed evase dal carcere nascondendosi dentro un carretto della biancheria, con l’evidente aiuto di numerose guardie. Venne nuovamente arrestato nel febbraio 2004, evadendo nel luglio dell’anno successivo grazie ad un incredibile tunnel sotterraneo che dalla doccia della sua cella lo condusse in un campo posto fuori dal carcere. Dopo la fuga le guardie scoprirono un tunnel alto 1,7 m e largo 75 cm, dotato di luce artificiale, condotti d’aerazione e materiali di costruzione di alta qualità e un mezzo di trasporto, una motocicletta su binario, che aveva permesso la fuga.
Altrettanto leggendari i sistemi progettati dal suo cartello per fare passare la droga oltre il confine statunitense. Uno degli ultimi sistemi scoperti era stato quello di un tunnel lungo 800 metri sotto il confine tra Tijuana e San Diego, munito di binari per il trasporto di droga, illuminazione e impianto di refrigerazione, attraverso il quale ogni giorno sbarcavano negli Usa quintali di eroina. Ora, salvo improbabili colpi di scena, la sua parabola è veramente finita.