Egitto on the road
Accennare ad un possibile viaggio in Egitto, di questi tempi, causa sempre reazioni un po’ strane: sarà la guerra civile, sarà la crisi, sarà la televisione. Ma questo Paese rimane ancora oggi una perla della civiltà mondiale in quanto a risorse culturali, paesaggistiche ed umane. Visitai l’Egitto due volte quando le cose erano più tranquille, ero più piccolo di adesso, forse tutto mi pareva migliore, ma quell’Egitto era una meraviglia. Oggi, i ricordi più vivi e nitidi, sono quelli degli autobus che mi portavano ovunque dopo viaggi lunghissimi, guidati da pazzi che si credevano in pista, o quelli dei cammelli annoiati e dei pesci coloratissimi della barriera, dei coralli nel blu del Mar Rosso.
Hurghada e Sharm el Sheikh non erano ancora diventate le Rimini o le Miami africane, o per lo meno non del tutto, rimaneva ancora qualcosa di vero. Per le strade della parte vecchia della città di Sharm, commercianti che con tutta la famiglia in bottega, cercavano, appena vedevano un turista, di vendergli merce in ogni modo e di offrire un tè per ospitalità: cose da pazzi se immaginate oggi nei nostri viali centrali della moda e della fretta. Mi ricordo oggetti di ogni tipo, cose per la cucina, attrezzi strani per la casa, maschere da decoro, candele, saponi, lampade. Articoli che per la maggior parte non vengono acquistati dal turista medio. E poi tizi che chiedevano a mio padre di vendere loro mia madre, qualcuno per decine, altri per centinaia di cammelli. Non fosse per la difficoltà del trasporto e della conclusione del contratto, chissà quanti europei nel tempo sono stati allettati da questo tipo di proposte. Ma andiamo oltre. Chiediamoci piuttosto cosa possiamo ammirare viaggiando in Egitto oggi. Ovviamente non le Piramidi, notoriamente roba da pivelli. Non i villaggi turistici, che sono da dilettanti. Non l’Hard Rock Cafè di Sharm. Dobbiamo vedere l’Egitto.
Partendo da una delle località marine della costa ovest del Mar Rosso, saliamo su una piccola imbarcazione al largo di Marsa Alam, a Wadi el Gimal, parco naturale marino protetto. Primo passo importante: noleggiare attrezzatura da snorkeling. Questa attività, molto meno peficolosa dell’immersione, consiste semplicemente nell’ammirare la flora e la fauna marina, muniti di occhiali boccaglio e pinne, dalla superficie dell’acqua. Il secondo passo importante è tuffarsi dall’imbarcazione nel Mar Rosso e semplicemente galleggiare, guardando verso il basso: il paradiso. Pesci e coralli di migliaia di specie nuotano e fluttuano sotto di te come in un cartone animato o in un sogno: branchi di piccoli barracuda, pesci pappagallo, gruppi colorati ovunque. Ogni tanto devi ricordare alla testolina che il tuo corpo è in mezzo al mare, così ogni circa venti minuti il simpaticissimo capitano-cuoco-guida turistica chiama tutti quelli sparsi qua e là, persi ad ammirare il blu, radunandoli come sardine.
Il resto del viaggio in barca consiste in altre tre tappe simili con annessa spiegazione del nostro capitano poliglotta, una meraviglia. Per gli amanti dei lunghi spostamenti in cui ammirare il paesaggio sono raccomandate le escursioni nei templi sparsi per il sud-ovest dell’Egitto o nei villaggi beduini più facilmente raggiungibili. Questi ultimi in realtà si sono ormai trasformati in macchine per fare denaro, convenzionate con ogni tipo di soggetto, dai villaggi turistici alle grandi marche automobilistiche e via dicendo. Comunque una delle mete certamente più consigliate, se ci si trova a Sharm el Sheikh, è il complesso templare di Karnak, di cui fanno parte il Tempio di Amon e il tempio di Luxor.
La visita è affascinante non tanto per la destinazione, quanto per il viaggio. Si parte in taxi o a piedi dall’albergo fino alla più vicina stazione di pullman. Qui ci si informa, si sceglie la compagnia e si organizza tutto quanto, eventualmente anche la guida e il pranzo. Poi appena partito ti accorgi che gli autisti in generale guidano un po’ troppo veloce, che non c’è l’aria fresca e sei in Africa dentro un autobus pieno di gente che ansima per il caldo come te e che chiede al conducente di rallentare. Dopo due o tre ore di viste mozzafiato, una sosta di mezz’ora in un posto veramente incredibile: una stazione di rifornimento in mezzo ad un paesello nel deserto (una zona di deserto molto rocciosa), e, sull’altro lato, una scuola elementare molto piccola caduta in rovina.
Ci si ferma un po’, si mangia e si esplora la zona. Ed ecco che dopo cinque ore dalla partenza, a solo un’ora dall’arrivo a destinazione, proseguendo sull’unica strada che collega queste zone ai templi, il paesaggio, arido e morto fino ad allora, era diventato verdissimo e florido in un batter d’occhio; c’erano, insomma, due territori: uno morto e uno vivo, divisi da una sterminata linea che indicava la genesi del canale d’irrigazione e distribuzione. Immaginatevi, per capire, di piegare un foglio a metà e poi riaprirlo, la metà di quel foglio sarà terra brulla e roccia, l’altra metà campi, palme ed esseri umani. Lì, in quel punto precisissimo, iniziava la vita, iniziava il Nilo.
Filippo Maria Fatigati