Segui il buon esempio: effetti globali della cannabis legale
Oggi che ci sono finalmente Paesi che hanno reso legale la cannabis, varrebbe la pena analizzare i dati di ciò che sta accadendo e prendere spunto
Prima dell’ottobre 2018, ossia quando il Canada ha legalizzato la cannabis a scopo ricreativo, tra i politici vi erano due principali correnti di pensiero: c’era chi vedeva nella legalizzazione il boom economico, e chi un disastro per la salute pubblica.
Ma quali sono stati i reali effetti della legalizzazione? Uno studio condotto dal prof. Michael J. Armstrong, della Brock University (Ontario – Canada), fa emergere delle realtà di grande interesse, sia per gli stati che si accingono a legalizzare e ricercano le migliori soluzioni, sia per spronare al cambiamento quei governi che si ostinano a mantenere politiche repressive.
Purtroppo l’argomento “cannabis” è tra quelli che genera maggior divergenze nel mondo: negli Stati Uniti, Pete Ricketts governatore del Nebraska, ha affermato che la cannabis è una «droga pericolosa che ucciderà i bambini», ed in Europa il politico tedesco Markus Söder ha espresso preoccupazioni simili a seguito del processo di legalizzazione attualmente in atto in Germania. Opinioni opposta quella del candidato presidenziale keniano George Wajackoyah, che ha proposto la legalizzazione e la commercializzazione della cannabis per eliminare il debito pubblico del Kenya.
Pensieri tanto diversi vengono generati da diverse fonti di informazione: i favorevoli alla legalizzazione risultano sempre più informati sull’argomento, mentre i contrari restano ancorati al pregiudizio rifiutando sia i dati scientifici che quelli statistici.
Alla luce di questi dibattiti, nella speranza di illuminare chi vorrebbe eradicare la cannabis dal pianeta, torna utilissimo analizzare l’esperienza canadese.
CANADA: LEGALIZZAZIONE, CONSUMI ED ECONOMIA
Lo studio del prof. Armstrong dimostra che dopo la legalizzazione la percentuale di minori che consuma cannabis è rimasta invariata; a prova del fatto che, legale o meno, i giovani riescono comunque a rifornirsi in quanto persiste un residuo di mercato nero.
Tra gli adulti è rimasto costante l’aumento dei consumatori: sondaggi ufficiali voluti dal governo stimavano un tasso di utilizzo del 9% nel 2011, del 15% nel 2017 e del 20% nel 2019.
Tale incremento è dato da una maggiore apertura nei confronti di questi prodotti, e dai benefici terapeutici riscontrati da chi li utilizza.
In merito all’impatto sulla salute pubblica, c’è stato un aumento significativo delle visite ospedaliere dei bambini per consumo accidentale di cannabis, ma sono aumentate anche le richieste di pronto soccorso di adulti che accusavano malori a seguito di abuso di cannabis e derivati.
Da sottolineare che non si è registrato nessun decesso, mentre la maggior parte di richieste di interventi medici è scaturito da stati d’ansia piuttosto che da reali rischi per la vita.
I danni alla salute provocati dalla cannabis risultano comunque minimi rispetto a quelli provocati dall’alcol, purtroppo largamente usato anche dai giovani.
Per quanto riguarda la “sicurezza alla guida”, le forze dell’ordine canadesi hanno lamentato la mancanza di attrezzatura per rilevare il consumo di cannabis tra i guidatori. Le ricerche, che mirano ad individuare un eventuale aumento degli incidenti stradali legati al solo consumo di cannabis, sono scarse e poco indicative.
Gli arresti per possesso illegale di cannabis, che erano già in calo sia sotto il governo conservatore che sotto quello liberale (molto prima della legalizzazione), sono diminuiti ancora: i reati legati alla coltivazione e alla distribuzione illegale di cannabis, sono diminuiti del 67% tra il 2011 e il 2018. Oggi gli arresti rispetto al 2011, risultano inferiori dell’80%.
Dal punto di vista economico, dopo la legalizzazione il business della cannabis ha ottenuto un incremento che è andato oltre le prospettive: sebbene inizialmente la maggior parte delle province non avesse abbastanza negozi autorizzati, in tutto il Canada dopo la legalizzazione sono sorte circa 4mila attività specializzate. Le vendite sono aumentate passando da 42 milioni di dollari nell’ottobre 2018, a 446 milioni di dollari nel luglio 2023.
Le aziende di produzione di cannabis più redditizie risultano quelle di proprietà del governo, mentre piccoli imprenditori che avevano investito sulla produzione, hanno fallito a causa della competizione con le grandi aziende statali.
LA SITUAZIONE ITALIANA
In Italia, dopo la legge 242/16 che autorizza la coltivazione di canapa legale anche per florovivaismo, il mercato della “cannabis light” ha generato introiti per 40 milioni di euro già nel 2017, e di 150 milioni nel 2018; per poi rimanere costante per tutto il periodo pandemico.
Purtroppo tale mercato è a rischio per via degli “alti e bassi” generati dalle scelte politiche dei governi che, invece di studiare una buona legalizzazione, cercano di vietare anche ciò che non ha effetti psicotropi.
Poche settimane fa infatti è entrato in vigore un decreto ministeriale che, come raccontato nel precedente numero, mirava a rendere illegali i prodotti con CBD per uso orale. Appena dopo l’entrata in vigore del suddetto D.M., avvenuta lo scorso 22 settembre, diverse azioni repressive sono state messe in atto a discapito dell’intero settore: sequestri indiscriminati in diversi negozi, anche di prodotti che nulla avevano a che fare con ciò che era indicato nel decreto, come infiorescenze o prodotti cosmetici.
Fortunatamente il Tar del Lazio, al fine di evitare gravi e irreparabili danni all’intero comparto, ha accolto la richiesta formulata dall’Associazione ICI – Imprenditori Canapa Italia, sospendendo il DM in oggetto.
Come si sentiranno gli agenti che hanno condotto quelle operazioni finalizzate a far rispettare un decreto insensato, prima che ingiusto? Con disonestà intellettuale si cerca di vietare ciò che non può esserlo, evidentemente al solo scopo di favorire mercati che sfruttano i bisogni del popolo. In questo specifico caso parliamo anche di bisogni terapeutici, ossia qualcosa che dovrebbe essere gratuito e garantito a tutti.
Come si può accettare che una sostanza con elevati effetti terapeutici sia legale in alcuni Paesi e vietata in altri?
In Italia, a tali domande, non si può dare risposta.