Dolce Vita 1 – Ottobre 2005
Dolce Vita nasce in un momento storico particolarmente intollerante nei confronti di chi sceglie certi stili di vita non socialmente omologati. Modi di vita alternativi che la società accetta, oppure no, adottando criteri spesso più dogmatici che pragmatici. Ad esempio la proibizione di consumare alcune sostanze stupefacenti e gli ostacoli che incontrano le coppie gay per ufficializzare la propria unione, nulla hanno a che vedere con il rigore di un ragionamento razionale. L’applicazione globalizzzzzzzzzzz… ata del Dogma ha a volte effetti deleteri, anche criminali. Ma se il crimine è commesso dai più diventa legge.
Dolce Vita nasce anche per demistificare il Dogma a favore di un sano pragmatismo. Una passerella tra i vari mondi che popolano il mondo con la speranza che conoscendosi imparino, se non proprio ad apprezzarsi, almeno a tollerarsi.
Dolce Vita può anche essere una passerella intesa non solo come ponte fra le varie culture che compongono La Cultura, ma anche come il posto dove sfilano e si fanno conoscere le Sotto Culture. Quelle che propongono gli stili di vita alternativi che Dolce Vita vuole ospitare tra le sue pagine.
Una passerella, meglio una piazza, dove ognuno può andare per farsi un’idea di quello che fanno gli altri e mostrare quello che fa. Mi piace pensare che questa passerella trovi la libertà di essere un punto d’incontro per gli alternativi del “pianeta italofonia”. Di tutta quella parte del mondo dove si parla italiano. E’ per questa ragione che da buon svizzero italiano sono contento di salpare in un’avventura dal nome dolce e dal destino indecifrabile.
Sperando che Dolce Vita abbia una lunga vita auguro alla redazione la capacità e la sensibilità necessarie ad evolvere in mondi non sempre facili da decriptare e da raccontare, senza inciampare nell’insidiosa trappola della banalizzazione, della pressione esercitata dai gruppi della militanza dogmatica, e via discorrendo.
Ci riusciremo? Ai lettori l’ardua sentenza.
Michel Venturelli
(editoriale numero 1)