Ecuador, lo sciopero della popolazione indigena contro il conservatore Lasso
La polizia sopprime con violenza e arresti un fiume di lavoratori, in sciopero da due settimane e con un'agenda di richieste in dieci punti
Le proteste dei lavoratori in Ecuador proseguono da due settimane: lo scorso 13 giugno la Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador (CONAIE), la più grande organizzazione indigena del paese, ha chiamato allo sciopero i lavoratori e rivendicato diritti fondamentali in un’agenda di dieci punti.
Tra i più importanti c’è la richiesta del blocco del prezzo della benzina, che nel caso del diesel è quasi il doppio rispetto a due anni fa. A questo punto il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso ha risposto con il taglio di dieci centesimi al gallone dei costi del carburante, una conquista lontana da quanto richiesto dal CONAIE (che voleva la riduzione del prezzo della benzina extra da 2,55 a 2,10 dollari al gallone e del diesel da 1,90 a 1,50).
In Ecuador solo un terzo della popolazione ha accesso al salario minimo, e più del 30% vive con meno di 2,8 dollari al giorno. La pandemia ha esasperato le disparità sociali, e il conservatore Lasso non sembra in grado di rispondere alle esigenze della popolazione. Nel frattempo, i crimini ambientali che coinvolgono persone e territorio sono sempre più distruttivi, nonostante gli sforzi dei popoli dell’America Latina uniti.
Nell’agenda del CONAIE c’è anche la moratoria per i debiti finanziari di famiglie e piccole imprese, così come il controllo dei prezzi dei beni essenziali, la creazione di posti di lavoro, la richiesta di fondi governativi per salute e educazione. C’è anche la richiesta esplicita che le attività di estrazione di minerali e carbon fossili non invada i territori indigeni, distruggendoli.
La mobilitazione è iniziata con il blocco delle strade interprovinciali, ed è andata avanti con crescente partecipazione per poi esplodere il 14 giugno con l’arresto del portavoce del CONAIE, Leonidas Iza Salazár. Quest’ultimo è stato rilasciato due giorni dopo, ma nel frattempo la polizia ha represso violentemente le manifestazioni: secondo l’Alianza por los Derechos Humanos sono già state uccise 5 persone, 166 sono state ferite e 108 arrestate.
La polizia ha trasformato la Casa della Cultura della capitale Quito nel proprio centro operativo, sgomberando la struttura: nelle vicinanze, accento al parco Er Arbolito, si svolgono le più grandi manifestazioni urbane di questo periodo di sciopero. Non succedeva dagli anni ’60, quando c’era la dittatura militare a capo del paese.
Il presidente Lasso, membro dell’Opus Dei e azionista di maggioranza della Banca di Guayaquil, ha parlato lo scorso 24 giugno alla nazione screditando Leonidas Iza Salazár e dipingendolo come un usurpatore che mira al governo. Inoltre, ha invocato la presenza di facinorosi violenti durante le manifestazioni per giustificare la violenza da parte delle forze dell’ordine.
Lasso è stato anche tra i protagonisti dello scandalo Pandora Papers, che lo scorso ottobre ha esposto 300 politici e funzionari pubblici di 90 paesi con conti correnti in paradisi fiscali.