Cannabis

Ecco come la canapa può bonificare Taranto e la Terra dei fuochi

Il possibile utilizzo della canapa nei processi di bonifica dei terreni inquinati è già noto da tempo e la ricerca lo testimonia già dagli anni ’90 e dagli studi effettuati dopo il disastro nucleare di Chernobyl. Il funzionamento è molto semplice: la canapa è quella che in botanica si definisce una pianta “accumulatrice” e “fitodepuratrice”. Questo significa che è in grado di assorbire le sostanze del terreno e trattenerle al suo interno. E tra le sostanze che è in grado di assorbire in grande quantità vi sono anche i metalli pesanti e persino le sostanze radioattive.

LA CANAPA PER DEPURARE E RILANCIARE L’ECONOMIA. L’utilizzo della fitodepurazione è noto da millenni, basti pensare che gli antichi romani facevano confluire le acque delle fogne nelle paludi pontine, appositamente per depurarle grazie alle alghe ed ai batteri della palude. Depurare i terreni contaminati con la canapa permetterebbe non solo di compiere un passo importante verso la bonifica dei terreni, con tutto ciò che ne comporta in termini di salute dei cittadini delle aree interessate, ma anche verso il rilancio dell’economia di questi territori. La canapa infatti fissa le sostanze assorbite nel terreno nelle radici e nelle foglie, ma non nella fibra. Quindi sarebbe possibile utilizzare le stesse piante utilizzate per la depurazione anche per produrre carta di canapa o fibra tessile, dando lavoro a centinaia di persone e creando un nuovo settore economico dalle grandi prospettive.

L’ESPERIMENTO NELLA TARANTO DEVASTATA DALL’ILVA. Che non si tratti di follia ma di puro raziocinio è evidente già in base agli studi, ma ogni grande progetto ha bisogno di persone coraggiose che si gettino nell’impresa per aprire una breccia. A Taranto l’utilizzo della canapa per la bonifica dell’area inquinata dall’Ilva è già realtà, grazie a Vincenzo Fornaro e all’associazione Canapuglia. Fornaro è un’allevatore che come tanti altri dell’area nel 2008 si è visto obbligato ad abbattere il proprio bestiame in quanto contaminato dalla diossina che riempiva i terreni nei quali le bestie si nutrivano. Il 5 aprile scorso, con l’aiuto di Canapuglia, ha seminato a canapa tre ettari del suo terreno, allo scopo di procedere alla bonifica. In questi mesi i risultati dell’esperimento saranno costantemente verificati, sia per quanto riguarda la depurazione del terreno, sia per quanto riguarda il processo di assorbimento da parte della pianta. Un progetto che, una volta appurato oltre ogni dubbio il fatto che la fibra rimarrà immune dall’accumulo di sostanze tossiche, coinvolgerà anche altre industrie della zona che utilizzeranno le fibre come materia prima per settori produttivi non alimentari.

SEMINARE CANAPA NELLA TERRA DEI FUOCHI. I risultati raggiunti dal progetto di Taranto saranno guardati con particolare interesse anche nell’area ormai tristemente nota come “Terra dei fuochi”, in Campania. Dove centinaia di chilometri quadrati di terreno sono contaminati da anni di sversamenti di rifiuti tossici da parte della camorra. Il progetto di bonifica dell’area prodotto dai consulenti della Procura di Napoli prevede lo stoccaggio dei rifiuti in un “sarcofago” (come fatto a Chernobyl con i rifiuti nucleari), un progetto che prevede un costo di quasi 200 milioni di euro. Soldi che oltretutto al momento non ci sono. Per questo Enzo Tosti, dei “Coordinamento dei comitati della Terra dei fuochi”, in una intervista al Corriere della Sera ha recentemente proposto “di seminare canapa per fare la bonifica a costo zero e rilanciare insieme l’economia della zona”. Un progetto che però stenta a trovare sponsor politici e sponde istituzionali. Per quale motivo? Secondo Tosti “perché questo metodo a costo zero sarebbe scomodo al grande business delle bonifiche, e agli imprenditori in odor di camorra che prevedono di incassare milioni di euro di finanziamenti pubblici”.

 



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