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Easyjoint: Luca Marola assolto con formula piena

Il fatto non sussiste: cade clamorosamente il teorema dell'accusa che voleva considerare come una droga quello che resta un prodotto agricolo

EASYJOINT marola bulleri
Sei anni di processo, 7mila pagine di inchiesta, 650 chilogrammi di infiorescenze e 19 litri di olio sequestrati, così come il sito online, cancellazione perpetua dell’oggetto sociale in Camera di Commercio, interdizione temporanea ad amministrare qualunque società: le accuse pesantissime a Luca Marola, che per la creazione di Easyjont era stato considerato dalla procura di Parma come il colpevole designato per mettere una pietra tombale sul mercato, sono state clamorosamente sconfessate in tribunale: assolto con formula piena, il fatto non sussiste.

EASYJOINT: LUCA MAROLA ASSOLTO CON FORMULA PIENA

È una sentenza pesantissima a fronte dei 4 anni e 10 mesi chiesti dal pubblico ministero, che voleva considerare come una droga l’infiorescenza di varietà di canapa industriale registrate a livello europeo. “Sei anni di calvario giudiziario e un’inchiesta surreale non potevano che portare alla mia piena assoluzione”, dichiara a caldo Luca Marola a Dolcevitaonline.it . “Quando dichiaravo nell’iniziare il fenomeno della cannabis light nel 2017 ora anche la magistratura l’ha riconosciuto”. 

“Però”, continua, “questo processo ha portato un danno gigantesco alla mia persona. Ricordo i 2 milioni di euro di merce del magazzino andata distrutta, sei anni di calvario giudiziario, la prima azienda per fatturato e la prima ad essere partita, che è stata chiusa, e c’è un unico responsabile per tutto questo che pare essere l’unico a non aver capito che l’infiorescenza di canapa era legale, bastava guardare gli altri negozi nelle altre città, e il paradosso è che l’unico responsabile di questo disastro, non pagherà nulla. Se fosse esistita la responsabilità civile della magistratura, soprattuto inquirente, questa inchiesta non sarebbe nemmeno partita”. 

Ed è un sentenza che si riflette anche sul decreto sicurezza. “Dobbiamo aspettare le motivazioni, perché potrebbero essere un’arma giuridica per colpire il decreto sicurezza. Dall’altra parte, lo dichiaro a Dolce Vita, se Easyjoint è nata per certificare la liceità della vendita dl fiore di canapa, siamo liberi di continuare questa lotta, e ritorneremo in prima fila per rivendicare il diritto a farlo, con le stesse modalità politiche e giuridiche che abbiamo usato in questi anni”.

SMONTATO IN TOTO IL TEOREMA DELL’ACCUSA

Buona parte del merito di questo risultato, va dato all’avvocato Giacomo Bulleri, che ha difeso Luca Marola insieme al professor Alessandro Gamberini. “È stato smontato il teorema della procura per cui fiori, foglie, oli e resine sono stupefacenti a prescindere dal contenuto di THC e che si tratti di varietà certificate, e smontato anche il concetto delle ‘dosi’. E anche la questione dell’efficacia drogante”. 

Oggi l’avvocato durante il processo ha sollevato una pregiudiziale, spiegando che “o assolvevano Marola, o ci sarebbe stato un contrasto con il diritto comunitario. Ora aspetteremo le motivazioni per capire meglio, ma intanto resta la grande soddisfazione per Luca Marola e per tutto il settore”.

Sui possibili riflessi che potrebbe avere sul decreto sicurezza Bulleri spiega che: “Oltre alle tematiche comunitarie, la mancata comunicazioni al Tris, e il contrasto con il diritto comunitario, l’alternativa – anche all’interno del diritto nazionale – è che se non ha efficacia drogante non è reato. Il nuovo decreto dice che il fiore è stupefacente, ma poi vediamo che non lo è secondo il diritto penale“. 



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