Cannabis

È vero che fumare cannabis rende pigri?

Una coppia di ragazzi dopo aver fumato un bong si rilassano insieme sul divano

Sono una miriade i luoghi comuni sulla cannabis che le ricerche scientifiche di questi anni hanno smontato. Non è vero che fumare cannabis danneggia il cervello, non è vero che porta al consumo di droghe pesanti, non è vero – ovviamente – neanche che possa comportare casi di morte per overdose. Tra questi però oggi uno trova parziale conferma: fumare cannabis rende un po’ più pigri.

I TOPI STONATI VOGLIONO STARSENE TRANQUILLI

I ricercatori dell’Università della British Columbia hanno fatto un esperimento sui topi. Un determinato esercizio di abilità gli consentiva di avere come ricompensa una zolletta di zucchero, mentre l’esecuzione di un altro tipo di esercizio – che richiedeva uno sforzo maggiore –  dava accesso a due zollette premio. Solitamente i topi preferivano fare l’esercizio più difficile per avere il premio più ricco, ma tra quelli a cui era stato somministrato il THC i risultati sono stati contrari: preferivano fare l’esercizio meno impegnativo ed accontentarsi di un solo premio. Curioso il fatto che i ricercatori abbiano notato come i topi “stonati” fossero ancora perfettamente in grado di compiere anche l’esercizio più difficile: semplicemente non ne avevano voglia, prendevano una sola zolletta e poi si mettevano tranquilli a riposare.

MENO INTERESSE PER I PREMI ANCHE TRA GLI UMANI

Un esperimento quasi analogo è stato condotto anche sugli uomini dalla University College di Londra. Sono stati presi due gruppi di 20 persone, uno dei quali sotto effetto della cannabis. L’esercizio anche in questo caso chiedeva di optare tra due livelli differenti di sforzo per ottenere un premio, questa volta in denaro. Ogni partecipante doveva cliccare la barra spaziatrice del computer con un dito della mano non dominante. Con 30 click in 7 secondi si vincevano 50 centesimi di sterlina, mentre 100 click in 21 secondi davano un premio di 2 sterline. Il 50% dei partecipanti “non fumati” ha scelto di aumentare lo sforzo per avere due sterline, mentre nel gruppo sotto l’effetto del THC questa percentuale è scesa al 42%.

LA SINDROME AMOTIVAZIONALE È COMUNQUE TRANSITORIA

Queste due ricerche, seppur non certo definitive considerando lo scarso numero di casi presi in esame, sembrano confermare una correlazione tra cannabis e pigrizia. O forse, come ipotizzato da un altro studio, un più semplice “riorientamento dei valori” che può portare i consumatori di cannabis a rivedere la propria scala di priorità, dando più importanza al relax e meno al premio. La ricerca londinese ha anche provato a fare lo stesso esperimento con due gruppi, uno dei quali composto da consumatori abituali di cannabis che però non erano sotto il suo effetto al momento dell’esperimento. Lo scopo era quello di valutare se la mancanza di motivazione diventasse cronica dopo anni di consumo, ma in questo caso i risultati dei due gruppi sono stati analoghi. Anche questo è ovviamente un dato che ha bisogno di ulteriori conferme ma, a quanto pare, la “pigrizia” scomparirebbe insieme all’effetto della cannabis, senza dare conseguenze nel tempo.



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