È tornato El Chapo
Sono tornato, come gli schiaffi se dati nel posto sbagliato
Sono tornato, come la bamba col bicarbonato
Jake la Furia è tornato, “El Chapo” è ufficialmente fuori da questa notte. Il primo singolo, prodotto dai soliti 2nd Roof, anticipa il suo secondo album in veste solista, a tre anni da “Musica Commerciale“, un disco che – a parte rari episodi – si è standardizzato tra il discreto e l’inutile. Riuscirà a vendicarlo?
Annate
Prima di questo 2016, i tre componenti dei Club Dogo hanno schematizzato temporalmente le uscite di gruppo e in solitaria. I dischi a firma delle tre teste del cerbero sono infatti datati 2010 (Che Bello Essere Noi), 2012 (Noi Siamo il Club) e 2014 (Non Siamo Più Quelli di Mi Fist); quelli solisti sono tutti caduti in annate dispari: Guè Pequeno ha rilasciato Il Ragazzo d’Oro nel 2011, Bravo Ragazzo nel 2013 e Vero nel 2015. Il compare Jake la Furia ha pubblicato il suo unico episodio singolo nel 2013, mentre Don Joe nel 2011 uscì con Thori e Rocce con Shablo e nel 2015 con Ora o Mai Più. Volendo considerare anche l’affiliato alla Gang, Marracash, anche in questo caso i lavori solisti sono stati pubblicati nel 2011 (King del Rap) e nel 2015 (Status).
“El Chapo”, diretto da Igor Grbesic & Marc Lucas
Questo per dire che, con ogni probabilità, non sarà il 2016 l’anno del nuovo album di gruppo dei Dogo, in quanto è notoriamente previsto il disco insieme di Guè Pequeno e Marracash, che ha già fomentato a dovere l’hype e che rischia di diventare uno spartiacque stilistico del rap italiano in generale. A pensar male verrebbe da dire che Jake sia stato un po’ messo da parte per provare a cambiare le dinamiche del movimento, da parte di due soci che in solitaria hanno convinto e definito alcuni standard artistici. Dal canto suo Jake è stato in silenzio per più di due anni, ma giura che non me ne sono mai andato, promettendo inoltre di scoppiare al momento giusto come le bombe di Stato: il 2016 è dunque l’anno della svolta?, ovvero l’anno in cui il fu Fame dimostra di potere essere un rapper fortissimo anche senza il conforto dei suoi soci di sempre?
Aspettative
In un video in diretta su Facebook, l’mc milanese ha annunciato alcuni dei producer del disco, che non ha ancora un titolo e che uscirà in una data non ben specificata di Aprile: troveremo, tra gli altri, 2nd Roof, i Medeline, PK e Don Joe, con il quale è impegnato a Miami nel mastering finale del disco. È auspicabile dunque un orientamento sonoro analogo al mood del primo singolo, che nella filosofia-Dogo è stato sempre il brano più rappresentativo e potente del progetto che anticipava.
Il pezzo è pregno di dichiarazioni di intenti e autoreferenzialità, del tipo non sono tornato per il rullante, sono tornato per la cassa ovvero chiudimi in una gabbia con ‘sti quattro scemi e vediamo chi poi ne esce intero aka l’approccio rituale di Jake alla faccenda, riconoscibile quanto i kick classici dei 2nd Roof, oramai assurti a modello di beat-moderno in Italia. Il flow è serrato come i bei tempi, seppure pare conformato ad una struttura-canzone più autonoma: se un difetto del precedente lavoro solista era palese, riguardava di sicuro l’incapacità di imporsi da solo in un brano e definirlo con canoni diversi da quelli di gruppo.
“El Chapo” è un singolo che non pretende di brillare in originalità, né è un brano contagiato dalle ondate musicali e stilistiche degli ultimi tempi: Jake sa bene quanto questo disco possa essere quello della svolta definitiva, che lo svincoli dunque dall’essere riconosciuto solo come membro dei Dogo, oppure quello della clamorosa eclissi, in special modo se dovesse soccombere nel paragone con il disco dei due soci di sempre, cui potrebbe davvero non sfuggire. Non vediamo alternative. Sembra positivo, almeno per la prima anticipazione, che non abbia voluto strafare e anzi abbia cercato di puntare sui suoi riconosciuti punti di forza: la spocchia, la potenza verbale e il flow, che hanno fatto di lui uno dei (ancora potenziali) top mc d’Italia.