E se a comandare fossero le donne?
Sembra un’opinione comune abbastanza diffusa, quella che se fossero le donne a detenere i posti di potere, attualmente occupati in larga parte dagli uomini, ci ritroveremmo in una società migliore, dove la violenza e le guerre diminuirebbero radicalmente, mentre verrebbero recuperate equità e giustizia. Impossibile non domandarsi se questa opinione corrisponda alla verità e se davvero le donne al potere possano essere garanzia di un “mondo migliore”.
Volgendo lo sguardo verso le donne che detengono o hanno detenuto ruoli di potere, in Italia e nel mondo, in tutta onestà non si potrebbe che essere scettici. Le donne entrate in politica, nel PD come nel PDL, non sono sicuramente state migliori dei loro colleghi uomini ed un personaggio come Elsa Fornero si è distinta senza ombra di dubbio come il peggior ministro dal dopoguerra ad oggi.
Parimenti sarebbe davvero difficile ritenere una Hillary Clinton migliore di Obama, una Condoleezza Rice migliore di Bush, una Christine Lagarde più umana di Draghi, una Margareth Thatcher più pacifista di Blair, una Tzipi Livni più attenta ai diritti umani di Netanyahu, una Angela Merkel più buona di Schroder, una Susanna Camusso più vicina ai lavoratori di quanto non lo fosse Epifani.
Ciò nonostante non possiamo nascondere il fatto che in tutti questi casi si tratta di donne inserite al potere all’interno di una società di stampo patriarcale quale quella attuale. Se all’interno di una società patriarcale, le donne che salgono al potere non si manifestano assolutamente migliori degli uomini, ciò non significa comunque che una società di tipo matriarcale non possa rivelarsi migliore rispetto a quella attuale.
Gli esempi che c’inducono a fare una riflessione in questo senso sono molti e riguardano sia il passato che il presente. Sia le varie società matriarcali che si sono succedute nel corso della storia, così come le poche comunità matriarcali che sopravvivono ancora oggi, praticamente in tutti i continenti tranne l’Europa, mostrano un’organizzazione sociale di tipo mutualistico, attenta al principio di equità, basata sulla reciprocità ed in sintonia con i cicli della natura. In pratica si tratta di comunità, spesso dedite all’autoproduzione, molto più vicine allo spirito di una società della decrescita (così come l’hanno immaginata Pallante o Latouche) piuttosto che non al turbocapitalismo globalizzato che stiamo sperimentando in tutti i suoi effetti nocivi sulla nostra pelle.
Una direzione, quella del matriarcato, nella quale sarebbe bene volgere lo sguardo con interesse e senza preconcetti di sorta, perché anche se è vero che oggi la donna al potere non è necessariamente migliore dell’uomo, questo non significa che una società “gestita dalle donne” non abbia nulla da insegnarci, anzi al contrario potrebbe sicuramente aiutarci ad uscire dalla gabbia che ci siamo costruiti con le nostre mani.