La carenza di cannabis complica la terapia: l’esempio di due casi clinici
Parliamo dell’utilizzo di cannabis in due pazienti perché voglio affrontare il tema della carenza di cannabis.
La prima è una donna che si rivolge a me nell’ottobre 2018, una signora nata nel 1939, per un tumore del colon con la presenza di metastasi a livello epatico. Stava facendo la chemioterapia con Folfox e Avastin, un trattamento classico per questo tipo di tumore. Non ha dolori però presenta i sintomi tipici della chemioterapia quindi nausea, vomito e inappetenza, sintomi che ben conosciamo.
Incominciamo quindi un trattamento con un olio che ha una concentrazione di THC e CBD in rapporto 1:1. Partiamo seguendo le linee guida, quindi con un dosaggio basso, per evitare i potenziali effetti collaterali e poi si sale. Nel mese di dicembre aumentiamo il dosaggio e mi scrive la figlia dicendo che la situazione in questo momento non è sotto controllo perché continua a mancare il prodotto. Non riusciamo a dare continuità perché la farmacia non riesce a star dietro al fabbisogno, questo è uno dei problemi che abbiamo qui in Liguria.
Quindi cerchiamo di risolvere il problema prendendo una parte della terapia in ospedale, un’altra parte è costretta a comprarsela e cerchiamo farmacie in Italia che ne abbiano disponibilità.
A gennaio la figlia mi scrive che la donna non sta molto bene, è debole e ha la pressione bassa. È un’ipertesa e assumeva Ramipril e Amlodipina, dimezziamo il dosaggio e la mamma sta di nuovo bene. A quel punto continua con un altro ciclo di chemioterapia perché le metastasi sono aumentate.
La figlia mi scrive ancora dicendo di aver letto alcuni studi scientifici che dicono di aumentare i dosaggi e così facciamo. Recentemente mi scrive ancora dicendo che la mamma sta molto meglio, tollera bene la chemio, è riposata, dorme bene, non ha nausea né vomito ma che vivono nel terrore che possa rimanere senza terapia.
La seconda storia è quella di uomo del ’34 che ho in cura dal settembre 2017 per un dolore da stenosi del canale lombare. Ha già provato di tutto e non tollera gli oppiacei perché sta male, per cui proviamo con la cannabis con un mix di olio di Bedrolite e olio di Bedrocan perché non c’era disponibilità di cannabis con THC e CBD in rapporto 1:1. Sta molto meglio, dice che i dolori molto forti si sono ridotti e continua con la terapia. Mi scrive pochi giorni fa dicendo che, poiché è rimasto senza terapia, si è rivolto a un amico che gli ha fornito dell’olio al CBD. Ma quando ha preso 10 gocce di quest’olio artigianale è stato molto male, per cui ha smesso totalmente di prendere la cannabis.
Quando il Bediol torna disponibile e la farmacia glielo consegna, con poche gocce torna il malessere con nausea e mancamenti. Non sappiamo cosa sia successo e cosa il prodotto, che è stato utilizzato a fronte della carenza, abbia causato. Abbiamo bloccato la terapia e riprenderemo a breve con bassi dosaggi.
Sono due storie che ci dicono che la continuità terapeutica è fondamentale e vorrei che questo messaggio arrivasse al ministro della Salute e agli assessori regionali perché abbiamo bisogno di dare continuità terapeutica ai nostri pazienti.