DSA Commando – Le brigate della morte (recensione)
I DSA Commando meritano molto più di qualche parola. Per quanto mi riguarda rappresentano uno dei pochi baluardi dell’hardcore in quest’epoca di scorciatoie e di successo veloce, dove si arriva con poco e con altrettanto poco ci si sputtana.
Savona, “provincia che infetta”: MacMyc, Heskarioth, Krin, HellPacso al microfono, e Sunday ai beat. Dieci anni di palchi e di liricismo marcio e violento, sospeso tra nichiliste atmosfere cyberpunk Dickiane, scenari distopici, immagini horrorcore e riferimenti cult, celebrati con una raccolta di materiale edito spesso in maniera disordinata e alle volte presente solo in rete. “Le Brigate Della Morte” è il titolo, un omaggio al primo grande film diventato culto di John Carpenter, dal quale è tratto anche il sample della titletrack.
Ascoltare i DSA Commando rimane un’esperienza a suo modo unica in Italia nella quale abbinate al loro stile – che per sua stessa natura, con quelle bombe apocalittiche preparate da Sunday su sample da film anni ’70 e quelle tastiere crude, porta risultati di assoluta potenza – trovano spazio capacità di delivery importanti, perché indipendentemente dall’originalità del gruppo, dalle tematiche trattate e dalla capacità di scrittura, stiamo parlando di artisti che il rap lo sanno fare eccome. Sono un gruppo senza punti deboli marcati, dove ognuno è parte di un complesso che nell’insieme ha raggiunto con gli anni la perfetta intesa, che paga dazio solo alla scelta della totale autopromozione, dalla stampa delle magliette e gli adesivi alla distribuzione dei dischi in copia fisica con conseguenti tour di locali e centri sociali (con risultati incandescenti).
Questi ragazzi si collocano musicalmente là dove non ci sono restrizioni, fuori dal talebanismo a cui siamo stati spesso abituati, ma nonostante questo mantengono quell’approccio alla musica che li rende così marcatamente hardcore e underground – nel vero senso della parola, di quelli che se girano tanto per suonare e li senti in giro è solo perché si sono fatti un gran culo. In altre parole un approccio che da un lato è Hip Hop nella sua misura più pura, ma dall’altro è interpretato in chiave totalmente punk e anarchica; questo li rende speciali.
“Le brigate della morte” è senza dubbio il loro lavoro meno grezzo e più completo, vede la presenza di due inediti tra cui il singolo “Flashback”, che celebra la prima decade del gruppo, una versione inedita e migliore di “Destroy The Enemy”, un featuring di Gore Elohim (Non Phixion, mica cazzi), oltre alla solita serie di cartelle preparate da Sunday. Un disco che procede senza cali, in cui si nota la raggiunta maturità stilistica dei quattro MC savonesi. Una raccolta che tutti dovrebbero comprare perché vi farà venire voglia di ascoltare tutto il resto della loro produzione e per dare il giusto supporto a una realtà che merita un’attenzione che spesso non gli è stata dedicata. www.dsacommando.com
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Robert Pagano