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Don Diegoh & Mastrofabbro – Radio Rabbia (BM records) (recensione)

Don Diegoh & Mastrofabbro - Radio Rabbia (BM records) (recensione)Radio Rabbia è un bel disco. E’ un disco fatto bene, con coscienza e passione, sa di fatto in casa, senza fronzoli, lustrini o artifici vari. Sa di testi scritti in camera, in solitaria, e di buona ricerca musicale. E soprattutto non sa di stupido, di banale e di superficiale come la maggior parte della roba che vi arriva nelle orecchie di recente. Pochi concetti semplici, perché semplice è questo disco; a questo punto della recensione, immagino abbiate già capito l’essenziale e che quindi vi siate già fatti un’idea di cos’è questo album. E per come gira il mondo adesso potrei anche non dire nient’altro, tanto era quello che volevate sapere, in estrema sintesi. Già perché – ripeto – Radio Rabbia è un disco semplice che mi riporta alla mente la bellezza della semplicità appunto, da non confondere assolutamente con l’essere approssimativi. Don Diegoh è un buonissimo rapper, con personalità e anche un discreto bagaglio tecnico, in passato si è distinto come freestyler e io ho avuto modo anche di recensire il suo precedente Double Deck. Gli anni sono passati e il talento ha dato buoni frutti affinando ulteriormente le capacità del nostro mc (forse più a livello espressivo che non tecnicamente). I testi di Diego sono fortissimamente sociali, unidirezionali oserei dire, sicuramente sono storie già sentite mille volte, ma vi garantisco che non annoiano. Anzi. E non mi fa molta differenza se qualche ritornello (ad esempio quello della title track) non è propriamente coinvolgente o se lo schema dei pezzi a volte non risulta troppo vario. Io amo questo tipo di rap, appassionato e verace e mi auguro che anche voi la pensiate così. Spostandoci a Mastro Fabbro devo ammettere che non poteva esserci colonna sonora migliore per Diego in questo disco. MF produce con semplicità e propensione al “classicissimo”. Si sentono il taglio dei campioni e i tasti del campionatore e si riconoscono bene le batterie saporite, calde. Un sound omogeneo e robusto, che sa spaziare da atmosfere molto grezze e roche a momenti di certo più delicati. E a modo proprio, ogni beat risulta piacevole, ben fatto, proprio come ci si aspetta da uno che ci sa fare, pur magari trovando qualche schema di batteria non bellissimo o qualche giro migliorabile, ma anche in questo caso si parla di un parametro oggettivamente indescrivibile. In conclusione si sente che il comune denominatore tra Don Diegoh e Mastro Fabbro è proprio un certo tipo di approccio, rispettoso della tradizione e passionale. Non poteva quindi non nascere un disco coerente e solido, robusto nelle radici e con molti momenti interessanti. Buonissimi anche i featuring presenti, con presenze equilibrate come il bel ritornello di Coez (in uno dei brani meglio riusciti del disco, anche a livello tecnico), o le partecipazioni di Smania Uagliuns, Lord Madness, Ffiume, Kento ed i preziosi tocchi di quel mostro di T-Robb e Ntrippo. Brani top? Si ce ne sono, ma questo è un disco che scorre piacevole dall’inizio alla fine (e proprio così va ascoltato), se proprio bisogna sceglierne 3, a gusto personale, direi Storie di tutti i giorni pt. 2, Come vuoi che stia, Per il tempo che manca. Buon ascolto!

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Giovanni “Zethone” Zaccaria

 



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