Domande-risposte legali in tema stupefacenti
Cosa può succedere se vengo fermato alla guida, e ho un passeggero che trasporta droghe, anche a mia insaputa?
E’ evidente che le conseguenze mutano a seconda dei casi. Con ordine:
In linea generale se viene dimostrata la buona fede del conducente e la sua assenza di consapevolezza e conoscenza in ordine alala merce trasportata dal passeggero, non dovrebbero esservi problemi.
E’ chiaro che se il quantitativo è minimale, se è occultato sulla persona del passeggero, ci troviamo dinanzi a situazioni che confermano la protesta di innocenza del conducente.
E’, altrettanto, evidente che, invece, se la droga viene trovata occultata sul veicolo, se è composta da un quantitativo non modesto, se è confezionata in maniera da apparire destinata allo spaccio (varie confezioni), ci troviamo di fronte ad elementi che possono creare indubbiamente delle difficoltà difensive, in quanto la dimostrazione della propria estraneità diviene più rigorosa e complessa.
Possono ritirarmi la patente anche se i risultati delle eventuali analisi durante un controllo, non arrivano in quel momento, ma a posteriori?
E’ necessario stabilire quali sono i risultati del controllo.
Molte volte, per potere provvedere al sequestro temporaneo della patente di guida, in assenza di risultati immediati delle analisi, le forze dell’ordine si rifanno a valutazioni di ordine personale (lo stato di agitazione, la non collaborazione ed altre considerazioni del tutto opinabili e soggettive).
E’ chiaro che, in assenza di questi riferimenti, già di per sé contestabili, non si può assolutamente procedere, perché non sussiste il cd. fumus, vale a dire il principio legittimante l’intervento.
Ci sono “attenuanti” nel caso ci si dichiari spontaneamente come consumatori? E nel caso si sia incensurati?
Le attenuanti operano solo in caso di condotte penalmente rilevanti.
Presentarsi come consumatori può essere utile (se effettivamente vero) in presenza di mera detenzione di quantitativi che possano apparire modici, cioè limitati e verosimilmente destinati ad un uso esclusivamente personale.
Stesso discorso vale per l’incesuratezza. Se il controllo produce effetti di natura amministrativa, cioè da corso ad un procedimento ex art. 75 dpr 309/90, rileva solamente la circostanza che sia la prima infrazione ed il quantitativo di droga rinvenuta, nient’altro.
Come ci si può difendere, in sede di controllo o perquisizione, dal trattamento a volte duro, che si riceve in questi casi, quasi si fosse automaticamente pericolosi criminali?
Quali sono gli effettivi diritti che dovrebbero essere rispettati? L’unico modo per farli rispettare, è chiamare il proprio avvocato?
I diritti che ciascun cittadino vanta consistono nel fatto che la perquisizione personale deve essere effettuata nel rispetto del decoro e della dignità della persona che subisce l’atto.
Ciò significa che non sono tollerati atti di prevaricazione e di invasione della sfera intima della persona che appaiono inutili e manifestamente incoerenti rispetto allo scopo della perquisizione.
Esemplificativamente è ammissibile una perquisizione che miri a cercare sulla persona eventuali bustine di stupefacente (od oggetti di limitate dimensioni); mentre non lo è se si cercano cose che non è plausibile possano essere occultate addosso.
La persona può essere assistita da un familiare, un amico od un avvocato (ha diritto a chiamarla prima dell’inizio della perquisizione non solo personale, ma anche locale) e le forze dell’ordine devono mantenere un comportamento corretto e non minaccioso, perché eccedere tale limite, significa commettere un chiaro abuso ed un atto di carattere arbitrario.
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