Editoriali e contenuti

Dolce Vita 7 – Novembre/Dicembre 2006

2015-07-20 01.37.52 pmE’ opportuno che gli scandali avvengano: e se il (piccolo) scandalo del test antidoping inflitto con uno stratagemma a cinquanta parlamentari è servito a discutere almeno un po’ che cosa sia oggi il mercato della “droga” e chi ne siano i consumatori, le Iene vanno senz’altro ringraziate. Tre deputati su dieci avrebbero assunto stupefacenti nelle trentasei ore precedenti il test; per la precisione, l’8% sarebbe risultato positivo alla cocaina e il 32% alla cannabis.

Abbiamo dunque un Parlamento di tossicodipendenti? Secondo la legge in vigore, e a sentire certi giudizi che hanno cominciato a piovere, certamente sì. Secondo il buonsenso, certamente no. Se le Iene avessero fatto il loro test in un liceo o in un network televisivo o ad un convegno di architetti, non avrebbero probabilmente avuto risultati molto diversi. La cocaina è da tempo una “droga sociale”, relativamente diffusa in alcuni specifici ambienti professionali: sulla sua pericolosità la discussione è aperta.

Quanto alla marijuana, basterà un dato: esistono in Italia un centinaio di negozi che vendono, in modo perfettamente legale, tutto l’occorrente (semi inclusi) per coltivarsi in casa le piantine. Poiché quei negozi ogni mese devono pagarsi l’affitto e le spese e devono far mangiare chi ci lavora, se ne deduce che qualche migliaio di italiani ogni mese comincia a coltivarsi l’erba in casa. La cosiddetta “droga leggera” è insomma un fenomeno largamente diffuso, evidentemente innocuo, e sempre più “normale”. Persino Gianfranco Fini, a “Porta a porta”, ha confessato una sera di aver fumato uno spinello, da ragazzo, in Giamaica: il che rende un poco comica l’ostinazione di chi continua a chiamare “drogati” i consumatori d’erba.

Se così stanno le cose in Italia (come nel resto dell’Occidente), non si capisce perché in Parlamento non se ne possa e debba parlare con tranquillità, serenità e realismo. Quei sedici deputati (anonimi) risultati “positivi” al test delle Iene avrebbero dovuto uscire dall’anonimato, convocare al più presto una conferenza stampa, spiegare ai loro elettori che il loro comportamento è del tutto normale, e annunciare l’imminente presentazione in Parlamento di un disegno di legge bipartisan che depenalizzi il consumo e la coltivazione personale della cannabis.

E’ successo invece che mezzo Parlamento sia insorto, che i giornali abbiano simulato scandalo e sconcerto, e che il garante della privacy, in un Paese dove le telefonate private finiscono regolarmente in prima pagina, abbia ritenuto necessario vietare la messa in onda del servizio.

Intendiamoci: il comportamento delle Iene è senz’altro discutibile, e contiene una buona dose di imbroglio. Ma è evidente che non è questo il problema. Come si diceva una volta? Quando il dito mostra la luna, l’imbecille guarda il dito.

(editoriale numero 7)



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