Dolce Vita 37 – Novembre/Dicembre 2011
Il rispetto che dobbiamo agli animali è il rispetto che dobbiamo a noi stessi. E il motivo è semplice: siamo fatti di una stessa natura, condividiamo le stesse cellule, respiriamo la stessa aria, e molto spesso proviamo gli stessi sentimenti. Proprio così. Chiunque abbia vissuto con un animale si è accorto prima o poi di una cosa un po’ strana: all’inizio, ci sembra che un pochino ci somigli; ma presto ci rendiamo conto che siamo noi che somigliamo a lui. I mattoni con cui costruiamo i nostri sentimenti, infatti, sono gli stessi, proprio come sono uguali le nostre cellule. In un gatto o in un cane, se abbiamo il privilegio di frequentarne uno, c’è tutto quanto dobbiamo imparare per comportarci bene.
Eppure verso gli animali ci comportiamo, spesso, molto male. Nella peggiore delle ipotesi li ammazziamo, nella migliore li trattiamo come giocattoli graziosi. Andare a caccia aveva un senso quando non esistevano i supermercati: oggi è una crudeltà che non ha nessuna giustificazione. Non è uno sport, perché lo sport si fonda sulla lealtà e sulla parità dei giocatori. Non è una necessità, perché non siamo per forza obbligati a mangiare un’allodola o una lepre. E non è neppure divertente, a meno di non considerare divertente il sangue.
Ma è altrettanto sbagliato, anche se certamente è meno crudele, trattare il nostro cagnolino come una bambola e farlo sfilare come una top model, o addobbarlo come un albero di Natale, o profumarlo come un’amante. Gli animali sono animali, e rispettarli significa anche lasciarli essere animali.
Non dovrebbe mai essere rinchiuso in un recinto, un animale. I negozi che in pochi metri quadri ammassano in gabbiette minuscole gatti e cani e uccelli sono una vergogna, come lo sono gli zoo, e come lo sono i circhi, dove gli animali sono costretti ad esibirsi come pupazzi stupidi.
Quello che dobbiamo capire, è che gli animali sono indipendenti da noi. Popolavano questo pianeta prima del nostro arrivo, e probabilmente molti di loro ci sopravviveranno. Il fatto che non siano intelligenti come noi non li rende inferiori, ma diversi. Del resto, ci sono molte cose che loro sanno fare, e noi umani no.
Vi ricordate quelle immagini di Obama che ammazza con colpo netto la mosca che gli dà fastidio? Il presidente degli Stati Uniti ha sbagliato: se avesse spinto la mosca fuori dalla stanza ci avrebbe insegnato una grande verità: salvare una vita, anche la più insignificante, è più piacevole che toglierla.
Diceva Gandhi che “grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui questa nazione tratta gli animali”. È proprio così. E noi italiani, purtroppo, dobbiamo fare ancora molta strada.
(editoriale numero 37)