Dolce vita 14 – Gennaio/Febbraio 2008
Che bella, questa Italia!
L’Italia dei paradossi, dove un politico sospettato e intercettato si dichiara “povera vittima” gridando alla persecuzione, e un normale cittadino sottoposto a intercettazione non ha nemmeno diritto di parola.
L’Italia dell’illegalità riconosciuta solo ai cittadini. L’Italia della surrealità politica, alimentata – non ci stancheremo MAI di dirlo – dalla stampa compiacente e imbonitrice di masse, che insieme decidono le notizie da filtrarci e proporci, costruendo un quadro equilibrato fatto di periodici e ricorrenti allarmismi, quando di equilibrato in questo Paese non rimane gran che.
L’Italia delle caste, e delle sempre più evidenti differenze tra troppo ricchi e troppo poveri e i nuovi poveri, che lavorano e non arrivano alla fine del mese. L’Italia degli stipendi miseri e dei prezzi sempre più folli.
E’ l’Italia della fuga dei cervelli che a casa nostra non trovano che misere opportunità (se ne trovano), quando noi si vorrebbe volentieri far scappare anche qualche testa di ca++o, senza farla finire in posizioni spesso strategiche. L’Italia presa letteralmente per i fondelli dalla stampa internazionale, che oltre a sottolineare i “sorpassi economici” di altri Paesi nei nostri confronti, delineano con chiarezza il nostro nefasto futuro di vecchiaia e povertà.
In mezzo a tutto questo poi, c’è l’Italia della gente, quella che piace di più. La gente che cerca di informarsi autonomamente, che cerca di reagire alle situazioni opprimenti, a volte senza successo, a volte essendo il successo stesso (esempio il V-day). La gente stanca di questi politici lontani dalla vera realtà. La gente stanca di morire sul lavoro. La gente che prova a riorganizzarsi la vita in modo autonomo, riscoprendo le tradizioni e orientandosi verso uno stile di vita in armonia con la natura, anche solo per sfuggire ad un sistema imposto e uniforme. La gente che torna a produrre le piccole cose di cui ha bisogno, che cerca delle alternative al mercato (anche quello “nero”), che torna a coltivarsi tutti i vegetali che servono. La gente che nonostante la repressione di questa legge sbagliata, non vuole soccombere e rinunciare alla libertà di crescere le proprie piante. A questa bella gente abbiamo dedicato la copertina e il nostro primo numero di quest’anno.
Vi lasciamo a scorrere le nuove pagine, tra i numerosi articoli di coltivazione, di musica, politica – abbiamo intervistato Boaz Wachtel, fondatore di Ale Yarok il Partito Israeliano della Foglia Verde – e tanto, tanto altro ancora.
Buona lettura e Buon 2008.
(editoriale numero 14)