Dolce Vita 109 novembre/dicembre 2023

Era il 2016 quando il direttore Matteo Gracis e Mario Catania andarono a casa di Shantibaba, aka Scott Blakey,
per intervistarlo a 360 gradi sul mondo della cannabis.

Era il periodo in cui il breeder leggendario – padre di strain storici tra cui White Widow e Super Silver Haze – aveva appena finito di ibridare genetiche passate alla storia per aumentare il loro livello di CBD in modo che fosse, in genere, 1:1 in rapporto con il THC.

Alla domanda cosa ne pensasse della rivoluzione del CBD, Shantibaba disse che si trattava piuttosto di un’evoluzione: «Qualcosa che si sta evolvendo in modo naturale a proposito della pianta».

Ora, al di là delle parole in sé, è evidente per tutti che, nel mondo cannabis e non solo, c’è stato un prima e un dopo dallo sdoganamento di questo cannabinoide. In primis per quanto riguarda il mondo medico e scientifico, con la molecola che si è rivelata efficace per trattare decine di patologie, spesso molto invalidanti e completamente differenti tra loro, passando per il mondo dello sport, con il CBD utilizzato per recuperare e gestire meglio le proprie prestazioni, fino al quello del wellness e del benessere più in generale.

Oggi in Usa il CBD è presente in centinaia di prodotti che spaziano da acqua e bibite, passando per caramelle, cibi, cosmetici, e molti altri. Senza l’evoluzione del CBD non avremmo avuto il fenomeno cannabis light in Italia e in Europa, non avremmo avuto una sostanza promettente nel trattare forme di epilessia pediatrica che non rispondono ai farmaci tradizionali o un ottimo rimedio naturale contro ansia e stress, i mali del nostro secolo.

Vivendo in un sistema capitalistico, dove qualsiasi merce ha il suo prezzo, anche il nascente settore del CBD è stato ed è tutt’ora oggetto di analisi di mercato, proiezioni e studi di settore. Gli ultimi ci raccontano tutti la stessa cosa: dietro al CBD è nato un mercato globale dalle cifre spaventose, non ancora maturo visto che la maggior parte dei Paesi al mondo lo stanno ancora regolamentando e in continua crescita.

Ed è guardando questo ultimo aspetto che finalmente si possono comprendere le dinamiche italiane relative a questo cannabinoide, paragonate dal dottor Ternelli in questo numero all’indeterminatezza della fisica quantistica per la loro mutevolezza.

Il CBD stupefacente, anche se limitatamente alle produzioni orali, è una bestemmia scientifica partorita per provare a tutelare il mercato del cannabinoide nei confronti delle multinazionali del farmaco, tagliando fuori tutti gli altri.

Perché la cannabis, ancor più se ricca di CBD, sostituisce decine di farmaci, facendo perdere miliardi alle aziende che li producono e che non possono brevettare i cannabinoidi.

Il CBD è un dono di Madre Natura che deve rimanere disponibile, a prezzi accessibili, per tutte le persone che ne hanno bisogno, e noi ci batteremo finché potremo per difendere questo diritto.