Dissocianti naturali
I dissocianti sono una classe di composti psicoattivi che agiscono riducendo (o bloccando) i segnali che giungono alla mente cosciente da altre parti del cervello, tipicamente quelli dei cinque sensi. A basse dosi, essi agiscono come stimolanti, a dosi moderate come deprimenti del Sistema Nervoso Centrale (come l’alcool), mentre ad alte dosi manifestano la loro azione caratteristica, con allucinazioni, stati onirici, esperienze fuori dal corpo ed esperienze vicine alla morte.
I dissocianti più conosciuti sono i composti sintetici Ketamina e Dextrometorfano (DXM), ma alcune piante, funghi e preparati naturali possono manifestare uno dei loro effetti più tipici, cioè l’esperienza fuori dal corpo. Segue una breve rassegna.
SALVIA DIVINORUM
Fa parte dei sacri inebrianti sciamanici impiegati dagli Indiani Mazatechi in Oaxaca (Messico), dove è nota come Ska Pastora o Hierba de la Pastora. Potrebbe essere il pipiltzintzintli (“il più nobile piccolo principe”), la misteriosa pianta psicoattiva degli antichi Aztechi. Tradizionalmente, si usa come medicina e nelle divinazioni. Le foglie si masticano e ingeriscono o si trattengono in bocca, se ne assume il succo o l’infuso in acqua, o si fumano. Tra gli effetti, si può avere la sensazione di perdita del corpo e dell’identità, fino alla percezione che la coscienza sia espulsa dal corpo stesso. Sembra che la condizione essenziale per sperimentare in modo completo gli effetti della pianta sia l’oscurità e il silenzio. Il principio attivo è la salvinorina A, il più potente enteogeno naturale finora conosciuto.
TABERNANTHE IBOGA
Nota come iboga, l’uso di questa pianta è diffuso tra la popolazione dei Fang del Gabon, nella pratica della religione sincretica del Bwiti, in particolare durante i riti di iniziazione. Dopo un periodo di astinenza da alcool e sesso, l’iniziato ingerisce gradualmente una grande quantità di corteccia di radice di iboga, fino a raggiungere uno stato di incoscienza che dura per 2-3 giorni e notti consecutive. Al momento della perdita di coscienza, l’anima lascia il corpo e viaggia nell’altro mondo. Il corpo è percepito da una prospettiva esterna e la distanza da esso diventa sempre più grande, fino alla sensazione di essere risucchiati in un vortice di luce. Secondo i bwitisti, l’uscita dell’anima dal corpo è causata dal suono dell’arco sonoro, mentre il movimento opposto (e quindi la fine del viaggio) da quello dell’arpa sacra. L’iniziato è ora un nuovo nato, un “morto vivente”. La pianta è anche utilizzata come stimolante, per aumentare lo stato di allerta, ridurre la fatica, la fame e la sete durante la caccia e come afrodisiaco. Il principio attivo è l’ibogaina.
AYAHUASCA
E’ una bevanda allucinogena diffusa in diverse regioni dell’Amazonia, basata principalmente sulla liana Banisteriopsis caapi e l’arbusto Psychotria viridis. Il suo uso data a qualche migliaio di anni fa. Possiede un ruolo molto importante nella vita spirituale e nell’etnomedicina indiana, è un “maestro” che cura corpo e anima. Si impiega in riti di iniziazione e cerimonie magico-religiose, per diagnosticare malattie e curarle. Durante l’esperienza si può percepire la separazione dell’anima dal corpo e seguire il suo viaggio nell’aria. Banisteriopsis caapi contiene β-carboline come harmina, harmalina e tetraidroharmina, mentre Psychotria viridis contiene principalmente N,N- dimetiltriptamina (DMT). Di per sé, il DMT non è attivo oralmente perché è metabolizzato nel nostro corpo dagli enzimi monoamminoossidasi (MAO). Le β-carboline invece inibiscono questi enzimi, rendendo possibile l’esplicarsi degli effetti psicoattivi del DMT.
AMANITA MUSCARIA
Il suo uso estatico-inebriante era diffuso, per lo più in contesti sciamanici, soprattutto nelle terre dal Mar Baltico alla penisola della Kamchatka, in particolare in Siberia, dove vi sono incisioni rupestri sul tema risalenti almeno a 3000 anni fa. L’etnomicologo R.G. Wasson identificò la pianta-dio Soma dell’antica letteratura indiana (Rig Veda) con A. muscaria. Un grande impatto culturale si ebbe con la presentazione della teoria dello studioso J. Allegro, secondo cui il Nuovo Testamento contiene elementi nascosti che rimandano a un antico culto di A. muscaria. Nel corso degli anni, la presenza di questo fungo è stata individuata in molti campi, dall’arte cristiana medievale, all’alchimia, alle leggende popolari. Alcune popolazioni siberiane impiegavano A. muscaria per comunicare con le anime dei morti e gli spiriti, per visitare mondi diversi e per volare sopra la terra. Si credeva che i cambiamenti nel mondo reale fossero collegati a quelli del mondo degli esseri soprannaturali. L’uomo può agire sugli eventi della sua vita influenzando questi esseri. Lo sciamano libera così la sua anima dal corpo, la invia nel mondo soprannaturale e la riporta indietro. I principi attivi di A. muscaria sono l’acido ibotenico e il muscimolo, quest’ultimo ottenuto dal primo dopo l’essiccazione del fungo prima del consumo.
FUNGHI PSILOCIBINICI
I funghi psilocibinici erano già impiegati in cerimonie religiose dagli antichi Aztechi nel XVI secolo; erano il teonanacatl, la “carne di Dio”. La loro conoscenza rimase nascosta in pratica fino all’inizio del XX secolo, quando negli anni ’50 R.G. Wasson ingerì i funghi in una cerimonia tenuta dalla curandera mazateca Maria Sabina. Poi, A. Hofmann isolò e identificò i principi attivi psilocibina e psilocina. Da quel periodo in poi, vi fu un continuo incremento del numero di specie identificate come psicoattive. Se i dati etnomicologici per il Nuovo Mondo non mancano, quelli per il Vecchio Mondo sono inesistenti o per lo meno gli scarsi dati disponibili sono difficili da interpretare. Forse, se fosse esistita una tale conoscenza nel Vecchio Mondo, fu cancellata dalla repressione delle istituzioni religiose. Durante l’esperienza con i funghi psilocibinici, è possibile percepire il proprio corpo da un punto di vista esterno e sperimentare la sensazione di volare.
Gianluca Toro