Difendiamo la libertà
“Dal servizio pubblico ci si aspetterebbe maggior attenzione per quello che passa sulle sue reti, soprattutto quando ad entrare nelle case di milioni di italiani è la recensione di un film così offensivo per gli insegnanti che rischia di alimentare fenomeni come quello del bullismo, sicuramente non formativo o di stimolo a sentimenti e ideali di alto valore – Firmato: on. Riccardo Villari, Margherita; on. Loredana De Petris, Verdi; on. Giuseppe Di Lello, Rifondazione comunista; on. Franco Ceccuzzi, Ds”. Accipicchia! Che cosa diavolo ha trasmesso la Rai? La versione integrale inedita di “Arancia meccanica”? L’autobiografia di Charles Manson? Un porno su Prodi? No: la Rai ha fatto pubblicità a “Olé”, invitandone i protagonisti in alcuni talk show. Incredibile, non è vero? Di questo passo chissà dove andremo a finire…
Già: ma “Olé” che cos’è? E’ il film di natale dei Vanzina, demenziale-sexytrash come sempre, con Massimo Boldi e Vincenzo Salemme nelle parti di due professori innamorati entrambi di Daryl Hannah. Come è mai possibile che quattro parlamentari di sinistra, cioè quattro intellettuali progressisti, vale a dire quattro persone che sanno di che cosa parlano e che condividono una visione del mondo aperta, tollerante, di sinistra – come diavolo è possibile che costoro invochino la censura della televisione di Stato per un film comico di serie B? Che cosa è successo nei loro cervelli, quali cortocircuiti, quale ventata di demenza deve averli colpiti e travolti? Quale ondata bigotta e conservatrice ha colpito l’Italia degli anni Duemila?
L’episodio non ha naturalmente avuto alcuna conseguenza (se non, forse, qualche biglietto in più al botteghino di “Olé”: il mio, per esempio), ma merita di essere ricordato, ora che inizia il nuovo anno e noi tutti, un po’ per gioco e un po’ per scherzo, tracciamo un bilancio e prendiamo un impegno per il futuro, perché è emblematico di un clima generale (un tempo si sarebbe detto: di uno spirito pubblico) impregnato di intolleranza, divieti, pregiudizi, pene e punizioni.
L’impegno che dovremmo prendere, dunque, è: “Difendiamo la libertà”. Non credo affatto che la libertà sia in pericolo perché qualcuno o qualcosa sia prossimo a prendere con la forza il potere, sospendere la democrazia e instaurare una dittatura. Se le cose fossero così facili – se ci fosse una centrale occulta, un esercito nemico, un dittatore in divisa o in doppiopetto – basterebbe prepararsi, attrezzarsi, combattere. La stupidità del terrorismo (al di là del problema etico della nonviolenza, che ciascuno affronta come crede) risiede proprio nel concepire il Potere come Gambadilegno o come il cattivo di uno spaghetti western. La limitazione della libertà – bisognerebbe usare sempre il singolare, perché ogni limitazione di una singola, specifica libertà lede la libertà tutta intera – è oggi assai più sofisticata, punta dritto alle coscienze e utilizza la democrazia formale (cioè il principio di maggioranza), trasformandola in demagogia, per imporre l’intolleranza.
Dalla ricerca scientifica alla fecondazione eterologa, dalle unioni civili alla legalizzazione della cannabis, dall’accanimento terapeutico al divieto del velo islamico – l’elenco delle limitazioni grandi e piccole alla libertà di ciascuno e di tutti è impressionante; così com’è impressionante che su questioni assolutamente personali – con chi e come fare l’amore, quando smettere di curarsi se la malattia è incurabile, quali ricerche svolgere in un laboratorio di ricerca privato – lo Stato, anziché limitarsi a fissare alcune regole generali e uguali per tutti, voglia invece sempre di più ficcare il naso nelle nostre cose, stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato non dal punto di vista penale o amministrativo, ma da quello dell’etica e della morale, e insomma trasformarsi in giudice della coscienza.
A rendere ancor più grave (o ridicola) la situazione, c’è poi in Italia lo strapotere della Chiesa cattolica, la cui influenza sui politici di destra e di sinistra è enormemente maggiore del suo peso e del suo seguito reali. La pretesa della Chiesa di spiegare come ci si deve comportare ha uno scopo piuttosto evidente: controllare le coscienze. Scopo legittimo, naturalmente, ma del tutto privato: che c’entra lo Stato, che è invece di tutti? Perché mai un’organizzazione fatta esclusivamente di maschi che non possono fare sesso dovrebbe avere un’opinione più giusta della mia? E soprattutto perché quell’opinione deve diventare una legge, un divieto, una condanna?
Per questo nel 2007 ciascuno dovrebbe impegnarsi a difendere la libertà: non perché qualcuno ce la voglia sottrarre tutta intera, ma perché molti ne hanno già rosicchiato un bel pezzettino.