Difendersi dalle mosche bianche della canapa
Gli Aleurodidi (Aleyrodidae, Westwood 1840), detti anche Aleirodidi o Aleurodi o mosche bianche, sono una famiglia di insetti dell’ordine dei Rhynchota Homoptera sezione Sternorrhyncha. Rientrano fra i fitomizi di maggiore importanza economica, a causa delle gravi infestazioni e dei conseguenti danni causati alle colture, che possono comportare anche la perdita totale dei raccolti.
Nelle regioni temperate sono particolarmente dannose alcune specie, di origine tropicale, divenute cosmopolite o che hanno esteso più o meno largamente il loro areale originario, accomunate, oltre che dalla vicinanza di ordine tassonomico, da notevoli similitudini morfologiche e dai danni provocati alla canapa. Negli anni d’oro della canapa il problema era rappresentato quasi unicamente da Trialeurodes vaporariorum, ma verso la seconda parte degli anni ’80 si è stabilizzata in Europa anche la mosca bianca del tabacco, Bemisia tabaci.
Trialeurodes vaporariorum è un insetto dotato di una straordinaria polifagia e diffusissimo, sia in serra che all’esterno. Le femmine depongono le uova sulla pagina inferiore della foglia a gruppi di 20/30; sono disposte circolarmente e cosparse di una cera biancastra polverulenta. Il colore dell’uovo è inizialmente giallo chiaro poi, maturando, vira al verdastro scuro. La durata del periodo di incubazione è determinato dalla temperatura (4 giorni a 32 C°, 32 giorni a 10 C°). Condizioni ottimali per lo sviluppo sono 27 C° e 75-80% di umidità relativa.
Bemisia tabaci è spesso confuso, perché somigliante, con T. vaporariorum. Anche il ciclo biologico è simile. Le differenze più significative riguardano alcuni aspetti della biologia che conferiscono alla specie una dannosità potenzialmente superiore. È ancora più polifago dell’insetto precedente ed è estremamente attivo anche a temperature elevate: quindi, a differenza di altri insetti che normalmente interessano le nostre serre, le alte temperature non costituiscono un fattore limitante lo sviluppo delle popolazioni. La B. tabaci ha una maggiore capacità di sottrazione di linfa dalle piante e produce più uova vitali rispetto al T. vaporariorum. Solo le basse temperature (inferiori a 16 C°) interrompono il ciclo della Bemisia. Depone uova di un colore verde-giallastro, per poi cambiare in un marrone chiaro. Condizioni ottimali per Bemisia tabaci sono 30-33 C° e 75-80% di umidità relativa.
Bio-ecologia e danni
I parametri bio-ecologici sono di fondamentale importanza per prevedere la pericolosità di un fitofago e per impostare razionalmente le strategie di difesa. La conoscenza del numero di generazioni, della loro fenologia o dell’evoluzione numerica delle popolazioni consente di stabilire, per esempio, le epoche e le colture di maggiore suscettibilità e di individuare le migliori opzioni per il contenimento della specie e/o i momenti ottimali per l’effettuazione degli interventi.
Gli Aleirodidi sono insetti ovipari che si riproducono generalmente per anfigonia. In molte specie è tuttavia frequente la partenogenesi arrenotoca (maschi aploidi partenogenetici) o quella telitoca (femmine partenogenetiche). Nella maggior parte della famiglia le specie sono polivoltine, questa tendenza si accentua negli aleurodidi delle serre Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci, i quali svolgono un certo numero di generazioni in serra, durante la cattiva stagione, per poi portarsi sulle piante erbacee all’aperto a partire dalla tarda primavera. Nelle serre le generazioni spesso si sovrappongono, la durata dell’intero ciclo dipende dalla temperatura e può variare da 21 giorni, con temperature di 30 C°, a 90 giorni con 10 C°. La longevità dell’adulto varia da qualche giorno a qualche mese. Il ciclo biologico comprende 6 distinte fasi di sviluppo: uovo, quattro stadi larvali e adulto. Le uova sono lunghe 0,2 mm, ovali, con steli corti che li ancorano alle foglie, disposte a cerchio, le femmine depongono tra 80 e 300 uova sulla pagina inferiore delle foglie di canapa, dove si possono notare sia gli adulti che le forme giovanili (di forma piatta e di colore bianco/giallastro quasi trasparente), le uova si schiudono dopo sette o dieci giorni a seconda della temperatura e umidità. Le prime larve strisciano alla ricerca dei siti di alimentazione adeguati. Una volta inizia l’alimentazione, le larve si stabiliscono in un punto della foglia per succhiare la linfa e completare il ciclo di sviluppo. La neanide di 1ª età è mobile e in genere si insedia a una certa distanza dal punto in cui è nata; è fornita di zampe ben sviluppate e funzionali e ha antenne di 4 segmenti. Il corpo è traslucido e non presenta coperture cerose. Le neanidi di 2ª, 3ª e 4ª età sono invece immobili, hanno antenne rudimentali e zampe atrofiche.
La ninfa è quiescente (subpupa) e si sviluppa all’interno della cuticola ispessita della neanide di 4ª età, che funge da involucro protettivo, detto impropriamente pupario, la cui morfologia è il principale elemento di determinazione tassonomica. Il pupario può mantenersi sostanzialmente simile alla neanide di 4ª età, oppure può subire una profonda trasformazione, la comparsa dei famosi, nonché temuti, occhi rossi è uno dei primi segnali che anticipano il prossimo sfarfallamento dell’adulto, che ha luogo attraverso un’apertura nella zona cefalica del pupario, in genere conformata a T. Questo carattere è utile per valutare l’eventuale grado di parassitizzazione da parte di parassitoidi endofagi, i quali in genere sfarfallano praticando un’apertura circolare. Gli adulti sono insetti di piccole dimensioni, con corpo lungo 1-3 mm, di aspetto delicato e di colore giallastro. La pigmentazione è generalmente mascherata dalla marcata copertura polverulenta cerosa che rende questi insetti di aspetto farinoso.
Le piante infestate se vengono scosse, provocano una nuvola fluttuante di mosche bianche che riempie l’aria per diversi secondi prima del reinsediamento sulla pianta. Quando l’infestazione è elevata le foglie manifestano decolorazioni dovute all’attività alimentare del parassita, un organismo fitomizo, (ovvero si nutre di linfa succhiandola direttamente dai vasi cribrosi, grazie a un apparato boccale pungente-succhiante), quindi ingialliscono completamente. Il primo sintomo è l’apparizione di piccoli cerchi di colore verde chiaro nelle foglie, derivati dalle punture dell’insetto. La pianta è danneggiata dalla notevole sottrazione di linfa che causa clorosi e un ritardo nella crescita, una diminuzione della produzione di fiori e un generale indebolimento della pianta che in alcuni casi molto gravi può causare la sua morte per collasso della vegetazione. In breve tempo tutta la parte aerea della pianta viene imbrattata dagli escrementi zuccherini liquidi prodotti da un adattamento fisiologico di questi insetti fitomizi che si nutrono esclusivamente di linfa. La dieta a base di linfa è sbilanciata a causa dell’elevato tenore in zuccheri e del basso tenore in aminoacidi, perciò per soddisfare il proprio fabbisogno azotato, questi insetti devono assumere quantità sproporzionate di linfa di cui dovranno scartare buona parte dell’acqua e degli zuccheri disciolti. L’abbondante emissione di melata, rappresenta il substrato ideale per l’insediamento dei funghi agenti della fumaggine. Questa, sviluppandosi sulla superficie delle foglie, impedisce la fotosintesi e interferisce perciò nel bilancio energetico della coltura, contribuendo alla decurtazione della produzione e al deperimento delle piante. Gli Aleurodidi inoltre risultano essere vettori di pericolosi virosi, compreso il virus della striscia di canapa (Ceapoiu 1958).
Lotta e controllo
Dall’1 gennaio 2014 è obbligatoria la lotta integrata. La normativa di riferimento è il Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento Europeo, in Italia è il Decreto Legislativo n. 150 del 14 agosto 2012 che contiene riferimenti e le linee di attuazione di una normativa che punta a ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana, sull’ambiente, sulla biodiversità e promuovere l’applicazione della difesa integrata nonché di approcci alternativi o metodi non chimici in agricoltura.
I punti cardine legati alla lotta integrata delle mosche bianche riguardano:
– adeguate scelte agronomiche, mezzi genetici, igienici, impiego di organismi utili;
– monitoraggio, previsione e allertamenti; interventi stabiliti in base ai monitoraggi eseguiti sul territorio;
– priorità a mezzi biologici, fisici quando è possibile, visto il destino commerciale delle infiorescenze della canapa in ambiente indoor, è auspicabile un azzeramento del rischio derivante dall’impiego dei prodotti fitosanitari sia per l’ambiente, gli operatori e i consumatori finali.
Le buone pratiche agronomiche non vanno mai trascurate, che si tratti di lotta convenzionale o integrata, come l’effettuare una corretta scelta varietale nell’ambito della stessa coltura perché esistono alcune varietà che mostrano una maggiore sensibilità a un certo fitofago.
È buona norma inoltre disinfettare gli ambienti a ogni cambio di coltura, l’uso di riflettenti come i fogli d’argento che disorientano e infastidiscono le mosche bianche con i riflessi di luce casuali e la coltivazione di basilico, garofani cinesi, calendula o tabacco ornamentale, rientrano tra le buone pratiche agronomiche poiché allontanano questi insetti.
La rilevazione periodica e sistematica (monitoraggio) mediante trappole cromotropiche collose di colore giallo, permette di effettuare periodicamente il conteggio degli adulti di mosca bianca in modo tale da avere un’indicazione dell’andamento dell’infestazione e per valutare le dinamiche della popolazione, inoltre esistono in commercio dei mini aspirapolveri digitali di ultima generazione mediante i quali al mattino presto quando le mosche bianche sono fredde e lente posso essere aspirate letteralmente dalle foglie e vicino le infiorescenze.
La lotta biologica prevede l’utilizzo di Imenotteri parassitoidi della famiglia delle Aphelinidae. Encarsia formosa è un parassitoide di aleurodidi utilizzato da decenni per il controllo della mosca bianca (Trialeurodes vaporariorum) nelle colture orticole e ornamentali. Anche l’altro comune aleurodide (Bemisia spp.) viene attaccato. Gli adulti, tutte femmine, sono di dimensioni ridottissime (alcuni decimi di mm), con il torace scuro e l’addome giallo brillante. Esse depongono un uovo all’interno di una neanide. La larva che nasce, sviluppa all’interno dell’aleurodide sino al termine del ciclo, quando, un nuovo adulto esce dal pupario dell’ospite praticandovi un caratteristico foro circolare. I pupari parassitizzati, assumono dopo circa 1-2 settimane una colorazione più scura: del tutto nera se si tratta di T. vaporariorum e bruno-nocciola se si tratta di Bemisia spp. E. formosa è estremamente efficace nella ricerca dei suoi ospiti. Anche l’attività di host feeding ha grande significato ai fini del controllo biologico, molte neanidi infatti vengono uccise dalle femmine, al solo scopo di ricavarne nutrimento.

Eretmocerus mundus è un entomoparassitoide, imenottero afelinide in grado di parassitizzare le neanidi di Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci. La femmina dopo l’accoppiamento depone il proprio uovo al di sotto della neanide di Bemisia tabaci (preferisce le neanidi di 2ª e 3ª età anche se tutti gli stadi sessili sono suscettibili). L’adulto di Eretmocerus mundus è completamente giallo con occhi verdastri, è in grado di colpire entrambe le specie di aleurodidi delle colture protette. Rispetto a Encarsia formosa la popolazione è composta da maschi e femmine e l’host-feeding è meno pronunciato, ma questa specie è molto più adatta a temperature più calde e in genere ai periodi con più ampia escursione termica. Gli aleurodidi parassitizzati diventano via via di colore ambrato e leggermente rigonfi, inoltre è possibile in trasparenza notare il progressivo sviluppo dell’adulto che sfarfallerà da un foro circolare. Le femmine adulte in condizioni ottimali a circa 25 C° possono vivere sino a una dozzina di giorni durante i quali possono essere deposte sino a 50 e più uova. L’ovideposizione avviene al di sotto della neanide e la larvetta penetra poi nel corpo dell’ospite sino a ucciderlo quando raggiunge lo stadio di pupa.
Di notevole importanza e utilizzo sono i prodotti a basso impatto ambientale a base di funghi entomopatogeni, come Beauveria bassiana. Questo fungo agisce come parassita nei confronti di diversi insetti: le spore che entrano a contatto con l’insetto germinano e producono ife che penetrano all’interno dell’insetto, il quale viene così portato a morte.
Bibliografia
Colture Protette, Edagricole Bo.
Hemp Diseases and Pests, Management and Biological Control
J.M. McPartland, Robert Connell Clarke e David Paul Watson, CABI International 2000
a cura di Giulio Brescia
Entomologo e Consulente Ambientale c/o Ausl Romagna, ha collaborato con diverse testate giornalistiche nazionali su varie tematiche