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DEUS EX: il ritorno del cyberpunk

DEUS EX: il ritorno del cyberpunk

Il cyberpunk è una corrente artistico-letteraria davvero strepitosa. Prende la fantascienza (e quindi la più sfrenata immaginazione tecnologica) e la mette al confronto (ma sarebbe più corretto dire che la fa scontrare) con l’uomo e il pensiero filosofico, l’etica morale. Quasi sempre mostra quanto il progresso scientifico sia nettamente più rapido del progresso umano generando quantomai annunciate catastrofi e rivoluzioni.

Genere avanguardista negli anni 80, anche per la genialità e la lungimiranza dei designer che opera dopo opera si sono avvicendati, con il picco di produzione forse nella prima metà dei 90, ha visto poi un lento, ma graduale, calo di interesse, complice il ritorno in auge del fantasy. Come se la gente preferisse ricordare onirici passati, tra elfi, draghi e nobili guerrieri che mai ritorneranno, piuttosto che pensare all’imminente futuro che sta per inglobarci, con la sua tecnologia, il suo ritmo sfrenato, il suo distacco dalla sfera dei sentimenti. E così da un po’ di tempo, in campo letterario e sopratuttto cinematografico, i castelli e i picchi innevati hanno preso il posto delle scure e fredde megalopoli e dei relativi sprawl,  e i maghi e gli incantesimi quello degli eterei cyborg androgini, dal cervello potenziato e le capacità sovrumane.

Forse è paura, infatti. Paura che certe fantasie letterarie possano avverarsi davvero. E Dio solo sa quanto è verosimile. L’orologio dell’apocalisse di Alan Moore segna sempre “meno cinque a mezzanotte”.

Capolavori come BLADE RUNNER di Ridley Scott (tratto dall’ancora più fantastico “Do Androids Dream Of Electric Sheep” di Philip. K. Dick), AKIRA, Ghost In The Shell  (il mio preferito di sempre), TRON, la trilogia di Matrix, A Scanner Darkly e Minority Report, solo per citare i più noti, forse oggi non sono più così in voga come lo erano qualche anno fa. E anche i timidi tentativi di riciclare certi mostri sacri (vedi TRON Legacy, il quale mi ha rovinato un weekend), hanno creato più danni che altro.

Ma il fascino di questo genere non si spegne mai, anzi l’essere di nicchia lo rende ancora più misterioso e particolare, e per fortuna c’è chi ci ha ricordato con dovizia di particolari ogni sfumatura del cyberpunk, come Danno, Craim e Stabbyo con il loro progetto di hip hop contaminato Artificial Kid 47, (di cui sto aspettando il seguito, Artificial Circus, anche se quel bastardo del mio amico romano continua a non volervi rivelare niente). Un disco scuro, disulluso, cinico. Proprio come quello di cui parla. Proprio come il cyberpunk.

E per fortuna il mondo dei videogiochi attinge ancora a piene mani da questo genere, che sembra gradire molto i pad e i monitor.

E da poco tempo è uscito per PC, Xbox360 e Ps3, il nuovo titolo di Eidos Montreal in collaborazione con quei genietti della Square Enix (già, gli stessi di Final Fantasy), dal titolo DEUS EX: Human Revolution, prequel di un titolo (il primo DEUS EX e il successivo DEUS EX: Invisible War) che nel 2000 fece gridare al miracolo. Pesante eredità quindi per questo nuova produzione, ma entriamo più nel dettaglio.

DEUS EX: il ritorno del cyberpunkL’anno è il 2027 e lo sviluppo tecnologico ha portato alla formazione di grandi corporazioni nel campo della cibernetica (non c’è cyberpunk vero senza un reticolo di zaibatsu), pesantemente in conflitto tra di loro per l’acquisizioni di sempre più aggiornati segreti industriali e in conflitto soprattutto con i cosiddetti “puristi” che considerano la contaminazione cibernetica come la sconsacrazione dell’intoccabile corpo umano, ovvero la dannazione dell’uomo. Noi impersoneremo Adam Jensen, reponsabile della sicurezza delle Industrie Sarif, le quali hanno appena subito un attentato terroristico mirato al rapimento delle migliori e più brilalnti menti scientifiche aziendali. L’attacco provoca gravi danni, specialmente a Jensen che per salvarsi è costretto, suo malgrado, a subire numerosi innesti cinbernetici, trasformandosi in quello che non avrebbe mai voluto. Da qui parte la grande avventura che ci porterà a scoprire i misteri di un mondo che “è andato avanti” per citare il grande Stephen King. Inseguimenti, attività di spionaggio, combattimenti all’ultimo proiettile con i fantasiosi boss di fine livello, il tutto condito da attività di hacking, mimetiche ottiche, armi futuristiche e le alienanti strade dello sprawl. Clichè di un mondo che non smette di affascinare me e milioni di appassionati nel mondo.

DEUS EX: il ritorno del cyberpunk

Il gioco si struttura come uno sparatutto in prima persona, dalla fortissima componente gdr, dove la libertà di azione è davvero molto ampia e lo sviluppo del protagonista, nella più classica della tradizioni, la fa da padrona. Oltre a questo si denota una grossa influenza stealth, vista la gragnuola di proiettili che i nemici vi scaglieranno addosso e una componente strategica che rende la professione di Adam Jensen (investigatore privato) decisamente verosimile. L’impatto grafico e sonoro convince e a tratti esalta, specie per il design dei luoghi, estramamente evocativi e minimal per le abitazioni dei puristi, barocco ed esagerato per i transumanisti. Gli effetti di luce sono estramamente belli, anche se in molti hanno riscontrato una palette (volutamente) molto spostata verso il giallo, che forse dopo un po’ annoia. I filmati cinematici sono davvero magnifici anche se si riscontra una differenza piuttosto marcata con alcune cut-scene, sviluppate con la grafica di gioco. Le animazioni dei personaggi risultano fluide (specie il buon Jensen), anche se non tutte le textures risultano dettagliattissime.

La longevità è garantita dalla già citata libertà di azione. 40 ore di gioco dovrebbero bastare per seguire perfettamente la storia principale e completare un bel po’ di missioni secondarie.

La trama è coinvolgente e l’atmosfera cyberpunk (riscontrabile anche in tutti i dialoghi, degni di un blockbuster cinematografico) è rappresentata in maniera egregia, accontentanto quindi i veri appassionati del genere.

In definitiva, senza dilungarci troppo, il nuovo titolo di Eidos Montreal e Square Enix, risulta un prodotto davvero solido e convincente, specie per gli amanti del genere, i quali si vedranno riscattati da alcuni anni di relativo “abbandono”. Il gioco è complesso, impegnativo, e nelle prime due ore di gameplay scoraggerà i meno volenterosi, data la moltitudine di differenti approcci possibili e le molte azioni da svolgere (un po’ gioco di ruolo, un po’ sparattutto, un po’ avventura). Ma se siete davvero appassionati di cyberpunk, non potete perdere questo Deus Ex: Human Revolution.

Consiglio: nonostante la colonna sonora sia davvero bellissima (il main theme della schermata iniziale l’ho impostato come suoneria), provate a giocarci con Artificial Kid 47 in sottofondo, abbassando quindi il volume del musica del gioco e lasciando i dialoghi (dal bellissimo doppiaggio inglese).

E poi fatemi sapere se avete bisogno di espansione neurale per il vostro scanner ottico o di un nuovo mitragliatore con proiettili a punta cava anti hackeraggio. Mi trovate come sempre al mio indirizzo mail, criptato.

Buona avventura.

Si ringrazia per il prezioso supporto F. Faraoni e Halifax Italia.

 

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Giovanni “Zethone”
(Sweet Poison)



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