Depenalizzazione (presunta) della coltivazione di cannabis: come stanno realmente le cose
Sulla questione della depenalizzazione della cannabis ieri si è alzato un vero e proprio polverone che ha visto occuparsi del tema tutti i media nazionali e le forze politiche con una raffica di comunicati. La questione pareva essere la seguente: il governo intende depenalizzare la coltivazione di cannabis a scopo personale, cioè niente più processo per chi coltiva un paio di piantine, ma solo una multa.
È venuto giù il cielo. Uno stillicidio di comunicati (specialmente da parte dei parlamentari del centro e della destra) e articoli su tutti i media nazionali che parlavano della depenalizzazione della “piantina di cannabis in terrazzo”. Ma approfondendo la questione la verità è molto diversa da quanto era sembrato: si è parlato per un giorno intero del nulla assoluto.
Difatti nel decreto del governo si parla chiaramente di depenalizzazione del “mancato rispetto dell’autorizzazione per coltivazione di piante da cui ricavare sostanze stupefacenti”. Tradotto: si depenalizzano solo le coltivazioni già autorizzate, quando il proprietario delle coltivazioni avesse trasgredito alle norme previste dall’autorizzazione stessa. In altri termini, se un ente è autorizzato a coltivare ad esempio 10 piante, ma ne mette a coltivazione 12, anziché andare a processo per quelle due piante in più, dovrà semplicemente pagare una multa.
Contando che in Italia esistono solo due enti autorizzati dal ministero a coltivare cannabis, cioè il Centro di ricerca Cra di Rovigo (a scopi di ricerca scientifica) e l’Istituto chimico farmaceutico di Firenze (che produce la cannabis terapeutica per le farmacie italiane) si capirà che sostanzialmente si parla del nulla assoluto. Non cambia niente, neanche per i malati che utilizzano la cannabis a scopi terapeutici, i quali continueranno ad essere perseguiti anche per la coltivazione di una sola pianta.
Ma come è stato possibile arrivare a un tale livello di confusione? Secondo quanto dichiaratoci da fonti dell’intergruppo “cannabis legale” ci troviamo di fronte a una vera e propria macchinazione creata ad arte dal Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, il quale – probabilmente contando sul facile effetto domino sui media – ha volutamente ingigantito la questione denunciando una volontà di depenalizzazione in realtà inesistente.
Lo stesso Benedetto Della Vedova, fondatore dell’intergruppo per la legalizzazione, ha chiarito i termini con un post su Facebook e poi in una intervista rilasciata al quotidiano Il Manifesto, sottolineando come le reazione del centro-destra vadano interpretate sono «un riflesso pavloviano: di fronte alla sola parola depenalizzazione vedono rosso e partono con i proclami e i divieti».
Un riflesso che ha generato una confusione a non finire su di un procedimento che, approvato o no, comunque non cambierà di una virgola la situazione dei cittadini.