Geopolitica

Democrazia, disuguaglianza e petrolio a 28$ al barile: l’intreccio perverso

povertàLe 62 persone più ricche del mondo posseggono più ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo. Nel 2010 erano 388, nel 2014 erano già scese a sole 80.

La ricchezza di queste 62 persone, dal 2010 al 2015 si è triplicata. La miseria diffusa della metà più povera della popolazione mondiale, invece, è praticamente raddoppiata. Lo racconta una ricerca di Oxfam, una delle organizzazioni più attente al crescere degli squilibri nella ripartizione della ricchezza mondiale.

Sono dati spaventosi che illustrano in poche cifre come la logica che regge il mondo sia amica di un pugno ristrettissimo di persone, matrigna crudele per tutto il resto dell’umanità. Una simile concentrazione di ricchezza è insieme una concentrazione massima di poteri. Interi settori economici, i vertici del potere finanziario, consigli di amministrazione e lobby politiche.

Come nel peggiore medioevo, poche persone, nei fatti, decidono tutto, innanzitutto la non qualità della vita del genere umano resa sempre più pura sopravvivenza. L’interesse di pochi regge il mondo rendendo democrazia una parola tristemente vuota, carta da parato stinta su pareti sempre più fradice.

Il petrolio è a 28 dollari al barile con tendenza verso i 20. L’intero recato delle materie prime segue questa parabola discendente. Questo è il mercato raccontano gli esperti. Sono gli stessi che appena pochi anni fa a fronte di un prezzo che superava i 150 dollari a barile dicevano la stessa cosa. È il mercato.

Allora la giustificazione era nella crescente domanda mondiale che si infrangeva contro un’offerta debole e votata ad esserlo ancor di più causa il progressivo esaurimento di questa risorsa. Ora, miracolo, la risorsa è abbondante, anzi abbondantissima e la sua offerta supera la domanda di un mondo in recessione.

Nei fatti l’offerta supera appena del 1,5% la domanda ed un dato del genere non giustifica un tracollo di prezzo che già ora è sotto i costi di produzione. A meno che…

A meno che un pugno di superpotenti non abbia deciso in tal senso. Gli effetti del petrolio a prezzi stracciati sono geopolitici e geoeconomici. Il potere di contrattazione dei paesi emergenti, i cosiddetti Brics, si è ridotto a zero. Russia, Brasile, Sudafrica versano in condizioni economiche gravissime avendo i propri bilanci fortemente dipendenti dalle esportazioni di petrolio e materie prime.

L’intero sudamerica, il continente del “cambio”, che negli ultimi anni si era progressivamente autonomizzato dal grande fratello statunitense, è alla bancarotta per gli stessi motivi e gli effetti politici si vedono tutti a partire dalla sconfitta totale del chavismo in Venezuela.

Certo gli epigoni di Chavez avevano le loro responsabilità, ma come sarebbe andata con i prezzi del petrolio ancora alti e quindi con la possibilità di una spesa sociale elevata? Quanto potrà resistere la Russia di Putin, e le sue politiche in Ucraina e Medioriente, con un ciclo del petrolio e delle materie prime in caduta libera?

Intanto quei superpotenti diverranno ancor più ricchi e potenti. Hanno guadagnato anni fa dirigendo la speculazione dei prezzi alti del barile. Guadagnano oggi scommettendo in borsa su un barile a costi prossimi allo zero. E il resto del mondo? Si arrangi. Come sempre.



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