Decreto sicurezza e Codice della strada: procedimenti e iniziative in corso
Sollevata la legittimità costituzionale per il Codice della strada e il decreto sicurezza, mentre partono i ricorsi in previsione della manifestazione nazionale
Il Codice della strada riformato dall’attuale governo è entrato in vigore lo scorso 14 dicembre, mentre l’osteggiato decreto sicurezza è diventato effettivo dal 12 aprile, giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Ad oggi sono già diversi i casi in cui è stata sollevata la questione della legittimità costituzionale. In Italia infatti un giudice non può autonomamente dichiarare incostituzionale una norma. Se ha dubbi durante un processo, deve sospendere il procedimento e inviare la questione alla Corte Costituzionale. Può farlo quando La norma è decisiva per risolvere il caso concreto o quando il dubbio di incostituzionalità è rilevante e non manifestamente infondato.
Oltre ai giudici durante un processo, la questione della legittimità costituzionale può essere sollevata dallo Stato stesso, o dalle Regioni, nei casi di presunti conflitti di attribuzioni o di ricorsi diretti.
Una volta ricevuta la questione, la Corte Costituzionale valuta la ammissibilità della questione: se la accoglie, dichiara la norma incostituzionale, e questa cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza; se la rigetta, la norma rimane valida.
CODICE DELLA STRADA
Il primo caso in cui è stata sollevata la legittimità costituzionale del nuovo Codice della strada riguarda una giovane insegnante 32enne, Elena Tuniz. Dopo aver avuto un malore, si è vista togliere la patente per “dubbia positività” alla cannabis, salvo poi vedersela prescrivere il giorno successivo quando i medici hanno constatato che il malore che l’aveva colpita è stato causato dall’epilessia. La tanto demonizzata cannabis, infatti, è una terapia molto efficace contro le crisi epilettiche, sia per la frequenza che per l’intensità, soprattutto nelle forme di epilessia che non rispondono ai farmaci tradizionali.
La ragazza, supportata da Meglio Legale, ha presentato un ricorso presso il giudice di pace a Udine. Se il giudice accoglierà il ricorso, la questione sarà portata davanti alla Corte Costituzionale, aprendo la strada a una possibile revisione della legge attuale.
In un altro provvedimento, più recente, viene messo in discussione il cardine della legge, e cioè il fatto che non sia più necessario essere alterato alla guida per vedersi sanzionati perché è sufficiente la positività. È la norma che aveva portato Salvini a dichiarare tronfio in una conferenza stampa che “lucido sì, o lucido no, io ti tolgo la patente”, ma è anche quella che rischia di far saltare tutta la legge.
Ebbene di recente è stato direttamente il gip del Tribunale di Pordenone a rimandare la questione alla Corte Costituzionale perché ritiene che la nuova norma contrasti con i principi sanciti da vari articoli della Costituzione: eguaglianza, ragionevolezza e proporzionalità (articolo 3); tassatività, determinatezza e offensività (articolo 25, comma 2); finalità rieducativa della pena (articolo 27, comma 3).

DECRETO SICUREZZA
Anche per il decreto sicurezza, c’è già stato il primo ricorso alla Corte Costituzionale. Il caso è quello di un giovane che non si sarebbe fermato a un posto di blocco e, una volta fermato, avrebbe avuto un alterco con le forze dell’ordine.
Gli avvocati che lo difendono chiedono l’intervento della Consulta perché un decreto legge per essere emanato deve avere ragioni «straordinarie» di «necessità e urgenza», ma non si capisce quali possano essere. La decisione è attesa per il prossimo 26 maggio.
A Foggia, pochi giorni dopo, è stata la stessa Procura a chiedere al Tribunale di sollevare la legittimità costituzionale nel caso di alcuni imputati chiamati a rispondere di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali nei confronti di due agenti di polizia giudiziaria. La Procura di Foggia rileva una possibile incompatibilità con gli artt. 3, 25, 27 e 77 co. 2 Cost., sollecitando il Tribunale a sollevare eccezione d’incostituzionalità. Le norme in esame, infatti, non risponderebbero a canoni di ragionevolezza e di coerenza, creando disparità di trattamento per fatti analoghi. Il giudice si è riservato sulla questione, rinviando all’udienza che si terrà il 17 giugno 2025.
L’EMILIA-ROMAGNA SFIDA IL GOVERNO
Anche la Regione Emilia-Romagna sta valutando se impugnare il decreto sicurezza per portarlo davanti alla Corte Costituzionale grazie alla proposta del gruppo Alleanza Verdi Sinistra che è stata firmata da tutta la maggioranza di centrosinistra dell’Assemblea legislativa.
LA NOTIFICA AL TRIBUNALE CIVILE
Canapa Sativa Italia e Imprenditori Canapa Italia, due associazioni di settore italiane che si battono per la canapa industriale, hanno intanto annunciato il ricorso presso il tribunale civile affidandosi agli avvocati Giacomo Bulleri e Giuseppe Libutti. La richiesta è quella della disapplicazione del decreto sicurezza perché non è stata fatta la notifica al Tris (l’organo europeo che deve essere avvertito preventivamente nel caso di leggi che possano compromettere la libera circolazione delle merci) e, in subordine, di rimettere la questione pregiudiziale o per la mancata comunicazione, o perché la legge viola gli articoli dell’Unione europea sul libero scambio di merci e la concorrenza leale.
L’iniziativa è stata presentata con una conferenza alla Camera dei deputati, dove il professor Alfonso Celotto, avvocato cassazionista e professore ordinario di Diritto costituzionale, ha ulteriormente chiarito la questione spiegando che: “sia il giudice che l’autorità amministrativa devono disapplicare la norma se questa contrasta con il diritto comunitario”.
“Se ti chiudono il negozio”, spiega Celotto, “dovrei andare dal prefetto e dovrebbero riaprilo immediatamente, senza giudizio, perché il provvedimento dovrebbe disapplicarlo lui stesso, perché la disapplicazione della norma italiana, constrastante con il diritto dell’Unione europea spetta a ogni autorità amministrativa”.
LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Nel frattempo la Rete NO DDL Sicurezza ha lanciato una manifestazione nazionale a Roma per il prossimo 31 maggio invitando tutti “ad attraversare la giornata del 25 aprile con una chiara connotazione: ricordare la Liberazione di ieri significa opporsi con forza alla deriva autoritaria di oggi”.
“Un grave attacco alla democrazia e ai diritti umani”: così Luca Blasi, portavoce della rete No ddl Sicurezza – A pieno regime, ha infatti definito il nuovo decreto Sicurezza durante la sua audizione davanti alla Commissione Affari costituzionali della Camera.