Decreto Sicurezza: il governo mette la fiducia tra le proteste
Il decreto è stato approvato alla Camera
Il governo blinda il decreto Sicurezza alla Camera approvando la fiducia sul testo di legge con 211 voti favorevoli, 117 contrari e 5 astenuti in vista della votazione finale di venerdì. Poi ci sarà il definitivo passaggio al Senato.
Il 26 maggio, giorno della votazione, a Roma sono scopiate le proteste con scontri tra i manifestanti e forze dell’ordine. Un centinaio di attivisti ha provato a raggiungere Montecitorio con un corteo non autorizzato e durante le cariche delle forze dell’ordine sono stati registrati diversi feriti tra cui anche Luca Blasi, assessore assessore alla Cultura del III municipio di Roma e tra i portavoce della protesta.
Sono 14 i nuovi reati che vengono introdotti e 9 le aggravanti aggiuntive del decreto che ha sostituito il ddl che si era arenato al Senato, dopo i rilievi del presidente della Repubblica e le proteste delle opposizioni. Approvata anche la norma che vorrebbe azzerare il settore delle infiorescenze di canapa. “La maggioranza di governo si prende la responsabilità di affossare in un colpo solo uno dei segmenti di eccellenza del Made in Italy agroindustriale, trainato soprattutto dai giovani”. Così Cia-Agricoltori Italiani commenta il via libera con la conferma dell’articolo 18 che vieterebbe la lavorazione, la distribuzione e la vendita delle infiorescenze della canapa coltivata e dei suoi derivati.
DECRETO SICUREZZA: I NUOVI REATI
Stretta sulla cannabis light: Sono vietate la lavorazione, la distribuzione, il commercio e il trasporto di infiorescenze di canapa coltivata, anche in forma semilavorata.
Stretta sulle manifestazioni: inasprimento delle pene per danneggiamento in occasione di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico qualora il fatto sia commesso con violenza alla persona o minaccia.
Tutela delle forze dell’ordine: viene garantito un sostegno economico fino a 10mila euro per le spese legali in caso di procedimenti penali relativi a fatti compiuti durante il servizio.
Blocchi stradali e ferroviari: ribattezzata norma “anti Gandhi” dalle opposizioni, prevede il carcere per chi blocca strade o ferrovie e l’estensione del Daspo urbano.
Norma “anti No Tav” e “No Ponte”: introduce un’ulteriore circostanza aggravante se la violenza o minaccia a un pubblico ufficiale è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica.
Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR): introdotta un’aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi, applicabile se il fatto è commesso all’interno di un istituto penitenziario o a mezzo di scritti o comunicazioni diretti a persone detenute. Si prevede poi il delitto di rivolta all’interno di un istituto penitenziario: prevede la punibilità con la reclusione da 1 a 5 anni. Viene inoltre previsto un nuovo reato finalizzato a reprimere gli episodi di proteste violente da parte di gruppi di stranieri irregolari trattenuti nei Cpr. Si introduce anche il reato di resistenza passiva: si tratta delle condotte che impediscono il compimento degli atti dell’ufficio o del servizio necessari alla gestione dell’ordine e della sicurezza.
Sgombri di immobili occupati. Viene introdotto il reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui” (o delle relative pertinenze, come garage o cantine). Prevista anche una procedura d’urgenza per il rilascio dell’immobile e la conseguente reintegrazione nel possesso. Il reato è punito con la reclusione da 2 a 7 anni e si prevede una causa di non punibilità in favore dell’occupante che collabori all’accertamento dei fatti e ottemperi volontariamente all’ordine di rilascio dell’immobile.
Norma anti ecovandali: si prevede che se viene imbrattato un bene mobile o immobile adibito all’esercizio di funzioni pubbliche, con la finalità di “ledere l’onore, il prestigio o il decoro” dell’istituzione alla quale appartengono, si applica la pena della reclusione da 6 mesi a 1 anno e 6 mesi e la multa da 1.000 a 3mila euro.
Detenute madri. Si rende facoltativo, e non più obbligatorio, il rinvio dell’esecuzione della pena per le condannate incinte o madri di figli di età inferiore a un anno e si dispone che scontino la pena, qualora non venga disposto il rinvio, presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri.
Norma su Body cam per le forze dell’ordine. Si consente alle forze di polizia di utilizzare dispositivi di videosorveglianza indossabili nei servizi di mantenimento dell’ordine pubblico, di controllo del territorio, di vigilanza di siti sensibili, nonché in ambito ferroviario e a bordo treno. Le bodycam però non diventano dotazione obbligatoria. Si prevede anche la possibilità dell’uso della videosorveglianza nei luoghi in cui vengono trattenute persone sottoposte a restrizione della libertà personale.
Norma su armi senza licenze. Si autorizzano gli agenti di pubblica sicurezza a portare senza licenza alcune tipologie di armi quando non sono in servizio.
Norma su Sim telefoniche. Per acquistare una sim telefonica un migrante dovrà presentare un documento d’identità, non più il permesso di soggiorno come prevedeva il ddl, e si introduce la sanzione amministrativa della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni per i casi nei quali i gestori non osservino gli obblighi di identificazione dei clienti.
LA MANIFESTAZIONE DEL 31 MAGGIO
L’appuntamento è per la manifestazione del 31 maggio a Roma, dove le istanze del settore canapa, con la presenza della Million Marijuana March, si uniranno a quelle del dissenso della Rete No Decreto Sicurezza.
“Sono previsti un centinaio di autobus e tre treni per manifestare contro il decreto sicurezza” ha evidenziato Luca Blasi, portavoce della Rete No Decreto sicurezza, presentando la manifestazione nazionale prevista per il 31 maggio a Roma.
“Il Parlamento approvando questo decreto legge si assume la responsabilità di dar vita al più grave attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana”, dicono gli organizzatori della manifestazione, che sottolineano come le critiche verso questo insieme di norme arrivi anche dagli organismi internazionali come “l’Ocse, Le Nazioni Unite. Il governo è stato vile e codardo perché ha sottratto al Parlamento una discussione che durava da più di un anno e ha utilizzato il decreto legge come un manganello legislativo perché ha avuto paura del dissenso”.