Decreto sicurezza: c’è già il primo ricorso alla Corte Costituzionale
Il caso è quello di un ragazzo accusato di resistenza aggravata, la decisione è attesa a maggio
Il decreto sicurezza è entrato in vigore sabato, è c’è già stato il primo ricorso alla Corte Costituzionale.
Il caso, raccontato da Il Manifesto, è quello di un giovane che non si sarebbe fermato a un posto di blocco e, una volta fermato, avrebbe avuto un alterco con le forze dell’ordine.
Il reato contestato al giovane è la resistenza aggravata dal fatto di essere stata commessa contro un agente in divisa, novità contenuta proprio nel decreto appena approvato, e che prevede, nel caso la resistenza sia commessa «nei confronti di un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza» che la pena sia aumenta fino alla metà.

DECRETO SICUREZZA: PRESENTATA LA QUESTIONE DI COSTITUZIONALITÀ
Il ragazzo è difeso dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini che, durante l’udienza di lunedì, hanno presentato la questione di costituzionalità alla giudice Ilaria Simi de Burgis, sostenendo che nell’approvazione manchino le «ragioni di necessaria e straordinaria urgenza», proprie del decreto legge. La decisione è prevista per il 26 maggio.
Secondo gli avvocati, infatti, «Il preambolo del decreto non indica in alcun modo quali siano le ragioni di straordinaria urgenza fattuali poste a fondamento della decretazione d’urgenza, ma si limita a riportare con affermazioni apodittiche il titolo dei capi del testo». Motivo per cui non ci sarebbero i requisiti per la «emissione del decreto», che per sua natura deve avere alla base ragioni «straordinarie» di «necessità e urgenza».