Decreto droghe: ci mancava solo papa Francesco
Come se non bastassero Giovanardi, Gasparri, Serpelloni e compagnia, ad entrare prepotentemente nel dibattito sulle droghe a poche ore del voto in commissione al Senato sul decreto Lorenzin (già infuocato dalla notizia che sarà lo stesso Giovanardi a presiederlo) è niente meno che papa Francesco. Il papa ha scelto proprio la giornata di ieri per incontrare la comunità di San Patrignano, e con una coincidenza di tempi quantomeno inopportuna ha ribadito che la chiesa è “contro ogni tipo di droga”. Al termine della udienza generale in piazza San Pietro il papa ha infatti fatto il suo saluto diretto ai “ragazzi della comunità di San Patrignano ai quali mi unisco nel dire no a ogni tipo di droga. E questo forse faranno bene a dirlo tutti. Semplicemente: no a ogni tipo di droga. Forza”. Queste le sue parole.
La comunità di San Patrignano, guidata dal proprio leader Andrea Muccioli, era a Roma non solo per salutare il papa. L’altra attività di giornata è stata quella di manifestare sotto al Senato (in fondo all’articolo le foto), per chiedere alla politica una serie di modifiche al decreto sulle droghe, la prima delle quali è – come si legge nel comunicato di San Patrignano – quella di “reinserire in tabella I, fra le sostanze pericolose, la cannabis geneticamente modificata con un contenuto di Thc superiore a quello naturale”. Una sostanza che secondo la comunità riminese “crea dipendenza e può provocare seri problemi anche di natura psichiatrica specie se assunta in età adolescenziale”. Prima di passare a richieste molto più pratiche e di diretto interesse, come quella di chiedere maggiore sostegno alle comunità di recupero con “finanziamenti adeguati”.
OGGI IL VOTO SULLE DROGHE. Insomma a poche ore dalla riunione congiunta delle commissioni Giustizia e Sanità del Senato, che dovranno dibattere e votare il decreto sulle droghe, che nella versione votata alla Camera ha reintrodotto la differenziazione tra droghe leggere e pesanti. Anche la Chiesa Cattolica si schiera fedelmente a fianco di Giovanardi e del proibizionismo. Una posizione che di certo non stupisce (papa Francesco si sarà dimostrato progressista su molti temi, ma non certo sulle droghe), ma che lascia quantomeno perplessi per la tempistica inopportuna dell’intervento.