Decreti e referendum
Continuano le assoluzioni dei commercianti di semi di canapa, c’era da aspettarselo, visto che la legge non lascia spazio ad interpretazioni, i semi si possono vendere e detenere liberamente, nonostante tutte le persecuzioni inferte su chi ha osato farlo negli ultimi anni.
Il governo reagisce a queste “sberle giudiziarie”, abbastanza prevedibili, approvando un decreto nel più totale silenzio mediatico il 24 Marzo, il quale sostanzialmente vieta la vendita di qualsiasi tipo di smart drugs definendoli “precursori di droghe” e istituendo delle regole molto rigide sulla vendita che di fatto rendono impossibile continuare a venderle rimanendo nella legalità.
Vi chiederete: che centra tutto questo con i semi e i Grow shop? In realtà nulla, senonché il prode Serpelloni in data 21 aprile, ospite al programma Mediaset “Matrix” (vi risparmio il giudizio sull’intera puntata!) ha dichiarato esplicitamente che questo decreto “a sorpresa”, così lo ha definito, avrebbe di fatto impedito a “questi signori la vendita di semi di cannabis”, in quanto precursori di droghe. Abbiamo letto a fondo il decreto, lo hanno letto ed interpretato anche legali, giuristi e scienziati, e il verdetto è unanime: nessun riferimento ai semi di canapa nella definizione di “precursori di droghe” fatta nel suddetto decreto.
Nonostante tutto, chi vive di questo commercio, deve fare i conti con la costante minaccia di una nuova azzardata interpretazione che potrebbe mettere fine ai propri sogni, al proprio lavoro, al proprio futuro rischiando di finire ingiustamente in prigione.
Da un punto di vista economico le ripercussioni sono notevoli, le aziende italiane del settore sono nettamente svantaggiate di fronte ai colleghi spagnoli, olandesi, tedeschi, francesi, e di tutto il resto d’Europa che crescono sfruttando l’onda di un nuovo mercato, creando posti di lavoro e ricchezza, mentre quelle italiane, sono vessate sia dai cavilli burocratici, dalle tasse, dalla poca dinamicità e meritocrazia esattamente come negli altri settori, in più devono fare i conti con le denunce e le minacce delle solite procure, pronte ad interpretare delle leggi in maniera forzata, senza mai pagare le conseguenze di costosissimi quanto inutili blitz nei confronti di chi vende semi di canapa.
Durante i festeggiamenti per la clamorosa vittoria dei SI ai referendum abrogativi del 12 e 13 maggio, i telegiornali, i talk show e le radio citavano spesso l’ultima volta che si era arrivati ad un quorum, riportando i più svariati argomenti di referendum approvati, ma tutti sistematicamente hanno dimenticato il quesito approvato nel ’93 con un quorum del 77%, ”Abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe leggere”, che con l’approvazione della legge Fini-Giovanardi, è stato del tutto ignorato (come altri del resto).
Questo non fa ben sperare per il futuro delle norme abrogate sull’acqua, sul nucleare e sul legittimo impedimento, bisognerà essere vigili e sfruttare il vento fresco dei referendum per svegliarci.