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Accettata la petizione per la canapa al Parlamento europeo, ora parte l’indagine

La Commissione per le petizioni l'ha dichiarata ricevibile, ora la Commissione europea farà un'indagine preliminare

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«La commissione per le petizioni ha esaminato la Sua petizione e l’ha dichiarata ricevibile, dal momento che la questione sollevata rientra nel campo di attività dell’Unione europea. Ho quindi chiesto alla Commissione europea di condurre un’indagine preliminare sulla questione. Visto l’argomento trattato, ho anche trasmesso la Sua petizione per informazione sia alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e sia alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo».

È il cuore del messaggio con cui Bogdan Rzońca, Presidente della commissione per le petizioni, ha risposto a Mattia Cusani, che ha proposto la petizione n. 1144/2024 in quanto presidente di Canapa Sativa Italia, tre le associazioni che avevano presentato la petizione a settembre (tra cui Confagricoltura, Cia, Copagri, CNA Agroalimentare, Unci, Liberi Agricoltori, Altragricoltura, Associazione Florovivaisti Italiani e le realtà specifiche della canapa quali Canapa Sativa Italia, Federcanapa, Sardinia Cannabis, Assocanapa, Resilienza Italia Onlus, Canapa delle Marche, Eiha e UPCBD), dopo aver scritto una lettera a giugno.

LA NUOVA SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA

La cosa più importante è che, nella risposta, il presidente ricorda una sentenza della Corte di Giustizia europea di cui abbiamo parlato poco tempo fa. Si tratta della sentenza nella causa C-793/22 del 4 ottobre 2024, in cui «La Corte ha stabilito che gli Stati membri non possono imporre restrizioni alla coltivazione della canapa industriale, compresa la coltivazione indoor e la coltivazione esclusivamente per la produzione di infiorescenze, a meno che tali restrizioni non siano suffragate da prove scientifiche concrete
relative alla tutela della salute pubblica».

L’indagine che sarà avviata coinvolgerà anche la Commissione per l’Ambiente, la Sanità Pubblica e la Sicurezza Alimentare e la Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale 

LE RAGIONI DELLA PETIZIONE

Secondo la petizione la normativa del Ddl Sicurezza e del decreto sul CBD violerebbe i principi fondamentali del diritto dell’Unione europea, in particolare gli artt. 34 e 36 del TFUE, e rischierebbe di compromettere il mercato unico europeo, danneggiare la competitività del settore della canapa industriale, l’occupazione e gli obiettivi ambientali. Le principali misure contestate includono l’art. 18 del DDL Sicurezza (C.1660 ora S.1236), che introduce restrizioni alla coltivazione e commercializzazione della canapa limitandola esclusivamente a fini industriali, escludendo l’uso delle infiorescenze per scopi diversi da quelli espressamente autorizzati.

La Commissione europea aveva già comunicato di aver aperto delle indagini per valutare la conformità delle disposizioni presenti nel ddl Sicurezza sulla canapa con i Trattati e il diritto derivato dell’Unione. Lo aveva ad esempio comunicato Valentina Palmisano, europarlamentare del M5S, che aveva presentato un’interrogazione.
«Siamo molto soddisfatti della risposta della Commissaria Kyriakides all’interrogazione che ho presentato per denunciare i divieti – imposti dall’articolo 18 del ddl Sicurezza – che equiparano in modo del tutto sbagliato la cannabis light alla droga, contraddicendo tra l’altro una sentenza della Corte di Giustizia Ue», aveva dichiarato.

Qualsiasi azienda di settore può a questo punto iscriversi al portale PETI del Parlamento europeo, e firmare per sostenere la petizione, cliccando QUI.



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