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Ddl cannabis, intervista a Giachetti: ecco perché ho votato contro la mia legge per la legalizzazione

Ddl cannabis, intervista a Giachetti: ecco perché ho votato contro la mia legge per la legalizzazione
Una foto diffusa dallo stesso Roberto Giachetti su Facebook

Roberto Giachetti, parlamentare del Partito Democratico, è stato il primo firmatario della proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. Una proposta che mirava a rendere legale la coltivazione a uso personale e il commercio di cannabis. Ieri in aula ha votato contro la sua stesse idee, aderendo alla linea del suo partito. Pur ribadendo nella dichiarazione di voto di essere un convinto antiproibizionista ha di fatto contribuito a porre la pietra definitiva su ogni residua possibilità di approvare una qualche riforma della legislazione sulle droghe in questa legislatura.

Una posizione che gli è valsa la critica unanime dei movimenti antiproibizionisti e dei malati che si battono per il libero accesso alle cure a base di cannabinoidi, che hanno visto per l’ennesima volte le proprie aspettative tradite. Lo abbiamo raggiunto al telefono per chiedergli spiegazioni sui motivi che lo hanno portato a questa scelta.

  • Per quale ragione ha votato contro la legge per la legalizzazione, della quale era stato addirittura il primo firmatario?

Fino all’ultimo momento prima del voto ho fatto la mia battaglia dentro al Partito Democratico per convincere i miei compagni di partito a votare in favore della legalizzazione o per concedere almeno libertà di scelta ai deputati. Purtroppo ho perso la battaglia e la maggioranza del partito ha deciso di votare contro la mia legge. Ho ribadito che credo si sia trattato di un grave errore politico, ma per me il Pd è una comunità, credo nella democrazia interna e nella disciplina di partito, quindi mi sono adeguato. Tra l’altro è stata approvata la proposta Miotto, che comunque segna un passo avanti e che in alcune sue parti faceva parte della proposta di legge della quale ero primo firmatario. Quindi un piccolo passo avanti si è fatto.

  • La legge Miotto è stata criticata dagli stessi malati, che la giudicano inutile per migliorare le loro condizioni di accesso alla cannabis terapeutica.

Era l’unico testo di legge che si poteva approvare, dati i numeri. Anche l’emendamento che proponeva per i soli malati la possibilità dell’autoproduzione della cannabis non è passato nonostante il voto a scrutinio segreto che ha permesso sicuramente a diversi deputati di votare secondo coscienza senza seguire le direttive del partito.

  • Lei come ha votato negli emendamenti a scrutinio segreto?

Ho già detto che credo nella disciplina di partito e nel rispetto di ciò che viene deciso dalla maggioranza del mio gruppo politico. Per me è un principio guida, quindi non è che cambio il voto solo perché è anonimo. Ho votato contro l’autoproduzione.

  • Possibile che la disciplina di partito valga più dei diritti di migliaia di malati?

Capisco la loro delusione, ma la risposta è sì. Faccio parte di una comunità politica e ne rispetto le scelte. Se cade questo principio, per come la vedo, cade l’essenza stessa del fare politica in un partito.

  • I membri dell’interguppo “cannabis legale” aderenti al Pd sono abbastanza numerosi per minare la stabilità del governo, almeno al Senato. Non avreste potuto fare maggiori pressioni all’interno del partito per ottenere qualcosa di più?

Se allude alla possibilità di minacciare una crisi di governo, ammesso che ce ne fossero i numeri, le dico che noi non vogliamo tornare alla prima repubblica e alla politica dei ricatti. Abbiamo fatto una battaglia, l’abbiamo persa, ci adeguiamo e riprenderemo la lotta appena sarà possibile.

  • Tuttavia non è certo la prima volta che lei si trova in contraddizione col partito di cui fa parte, specie per quanto riguarda i diritti civili, non le viene mai il dubbio di aver sbagliato gruppo politico?

No, credo ancora che il modo più utile per difendere le mie idee, tra le quali la legalizzazione della cannabis, sia continuare a fare battaglia dentro al Pd. Tornando al voto di ieri mi faccia aggiungere un dato: mi pare che si facciano le pulci solo a noi antiproibizionisti del Pd, ma tra gli aderenti all’integruppo per la legalizzazione di movimento 5 stelle, sinistra italiana e Mdp c’erano 34 assenti. Se fossero stati tutti presenti gli emendamenti per l’autocoltivazione sarebbero passati. Potrebbero fare autocritica e invece attaccano me.

  • A questo punto della legislatura ogni speranza di un miglioramento della legislazione sulla cannabis è definitivamente caduta?

Direi di sì, non c’è più tempo. Se sarò ancora in parlamento riprenderò la battaglia dal primo giorno della prossima legislatura. Ma sempre all’interno della mia comunità politica, che è il partito democratico.



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