Ddl Cannabis: il testo verso la riscrittura, 10 giorni per cercare un compromesso
Le Commissioni parlamentari riunite Giustizia e Affari sociali ieri hanno stabilito un nuovo rinvio della discussione sulla proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. Ufficialmente la discussione è stata spostata di 10 giorni per attendere l’approvazione della legge di Bilancio. In realtà si tratta di un rinvio che nasconde motivi politici più profondi.
Uno degli emendamenti alla legge di bilancio propone di istituire il monopolio della vendita di cannabis legale destinando una parte dei proventi in favore dei terremotati: una proposta che ovviamente ha il solo proposito di rilanciare la discussione, senza alcuna possibilità di approvazione. I giorni che mancano serviranno per trovare una nuova quadratura del cerchio, anche internamente ai gruppi politici favorevoli alla legalizzazione.
Buona parte del Pd, con in testa la relatrice del testo alla Commissione Affari Sociali, Anna Margherita Miotto, punta allo scorporo del testo, cioè a dividere la proposta Giachetti in due differenti leggi, una riguardante la sola cannabis terapeutica e l’altra sulla legalizzazione vera e propria. Lo scopo, neanche troppo nascosto, è evidente: «affossare ogni possibilità di legalizzazione, portando in parlamento solo una nuova legge per la cannabis medica», come dichiarato a Dolce Vita dal parlamentare Vittorio Ferraresi, del M5S.
Una proposta che si rivela una vera e propria presa in giro, pensando a come, nei due anni e mezzo di governo Renzi, la stessa Commissione Affari sociali non abbia prodotto neppure una proposta di legge su questo tema, nonostante le diverse proposte depositate dai gruppi di opposizione. «Se l’interesse reale del governo fosse fare una legge per i malati potrebbero farla domattina, ma in verità vogliono solo perdere tempo», prosegue Ferraresi.
La verità è che il ddl per la legalizzazione che era stato presentato alla Camera (n. 3235 a prima firma Roberto Giachetti, a questo link i dettagli sulla proposta) è giunto a fine corsa. Non solo in Parlamento, ma anche all’interno delle Commissioni non esiste una maggioranza pronta ad approvarlo. È un dato di fatto ormai ammesso anche dai parlamentari che più si sono battuti sul testo. Volere andare al voto subito, nelle Commissioni, avrebbe solo sancito questo fatto, mettendo una pietra definitiva su ogni proposito di una nuova legge sulla cannabis in questa legislatura.
Ora l’ipotesi più probabile è che nelle Commissioni si crei un gruppo di lavoro parallelo con tutti o quasi i gruppi politici allo scopo di scrivere un nuovo testo che possa ottenere il voto favorevole delle Commissioni, ovvero il voto favorevole di tutto o quasi il Partito Democratico, vero ago della bilancia. Una ipotesi impossibile con questo testo, e difficile in ogni caso.
Parallelamente una nuova quadratura del cerchio andrà trovata anche all’interno dell’intergruppo “Cannabis legale”, che riunisce gli oltre 200 parlamentari favorevoli alla legalizzazione. Una possibile via di uscita, sulla quale è al lavoro Daniele Farina (di Sinistra Italiana, relatore del testo alla Commissione Giustizia) potrebbe essere trovata in una serie di piccole modifiche al testo attuale sulle droghe.
Piuttosto che ottenere nulla chiedendo l’impossibile (ovvero la legalizzazione in un Parlamento dove non esiste una maggioranza in questo senso) è meglio cercare di ottenere alcune modifiche che potrebbero da subito portare un miglioramento per i consumatori e gli auto-coltivatori di cannabis. Questo è il ragionamento.
Come dichiaratoci dallo stesso Daniele Farina, la proposta che il gruppo di Sinistra Italiana porterà all’intergruppo sarà quella di portare all’esame del Parlamento almeno tre modifiche al testo sulle droghe: la non punibilità della coltivazione di poche piante a uso personale, la fine delle sanzioni amministrative per i consumatori di cannabis e una modifica al comma V della legge 73, che disciplina i reati di piccolo spaccio.
Queste modifiche potrebbero trovare una maggioranza in Parlamento, togliendo argomenti al fronte proibizionista e portando nuovi parlamentari del Pd ad appoggiarle. Una strada comunque difficile ma che forse è l’unica con qualche possibilità di successo.
Ormai sei mesi fa, su Dolce Vita, avevamo scritto quanto segue: Basta un semplice calcolo matematico per capire che in Parlamento non ci sono i numeri, e in questa legislatura in Italia non vedremo alcuna legalizzazione della cannabis. Dall’Intergruppo è ora che muovano un passo verso il mondo reale dei consumatori di canapa in Italia, provando a portare modifiche alla legge sulla coltivazione ed occupandosi innanzitutto di liberare i tanti consumatori detenuti nelle prigioni, anziché continuare ad alimentare inutili speranze su una legalizzazione al momento impossibile.
Pare che il momento sia arrivato, con sei mesi di ritardo e quindi con la fine legislatura più vicina. Speriamo che, almeno a partire da oggi, tutti nell’intergruppo si mettano a lavorare su questo obiettivo.