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Danger!!! Nitro is coming: l'intervista

nitroIl suo primo disco ufficiale sta arrivando: Danger sarà a firma  Machete Empire (distribuzione Sony) e tutto lascia presagire che manca davvero poco all’esordio ufficiale di Nitro Wilson nel mondo discografico (domani sarà fuori il primo video, estratto dalla title track). Il giovanotto vicentino ha racimolato ampi consensi negli ultimi mesi: Vicenza e i The Villains, la sua crew, sono stati il trampolino di lancio. I due secondi posti di Mtv Spit l’hanno fortificato; lo spirito e l’attitudine affini hanno fatto sì che non avesse problemi ad entrare e farsi valere nella crew più seguita del momento, la Machete. Di questo e tanto altro si parla nelle prossime righe: a voi, Nitro:

Partiamo con Mtv Spit, a qualche settimana dalla sua conclusione. Se i bookmakers avessero quotato i potenziali vincitori, tu saresti stato il vero favorito: hai avvertito questo tipo di pressione?

Francamente no. Ho preannunciato anche ufficialmente che sarebbe stato il mio ultimo contest di freestyle nella vita, quindi l’obiettivo era solo farmi valere, a prescindere dal risultato.

Allora chiudiamo il discorso Spit: nell’occhio del ciclone della critica vi è stata in particolar modo la giuria del programma. Tu avresti preferito che ti giudicasse qualcuno più esperto, oppure il riflesso mediatico dei componenti ha avuto comunque la sua importanza sul giudizio complessivo?

A volte bisogna tenere conto del fatto che con un’esposizione mediatica che ricopre un bacino di utenza più vasto del solito, la gente deve comunque riuscire a comprendere cosa succede e penso che i giudici non “di settore” abbiano contribuito a fare da tramite per il pubblico di massa. Poi dipende da cosa si intende per “giudicare”; io ho comunque notato che alla fine di tutto era più che altro una valutazione soggettiva, senza voler svalutare nessun mc, una questione di gusti insomma. La nostra musica è sempre stata di nicchia, e ci siamo lamentati di ciò per anni, ora che abbiamo la possibilità di far vedere a tutti chi siamo e cosa facciamo dobbiamo tenere duro anche se a volte sembra difficile confrontarsi con realtà tanto diverse.

Messo da parte il discorso freestyle, ora concentriamoci sulla tua carriera: negli ultimi tempi sei entrato nella Machete ed hai collaborato, tra gli altri, con calibri come Fabri Fibra e Bassi Maestro, senza risentire di alcun peso. Cosa credi abbia convinto del tuo modo di fare musica?

Penso che abbiano semplicemente capito che faccio musica perché senza non riesco a vivere. Ci tengo molto a conoscere prima le persone e poi gli artisti, è come sentirmi capito. Senza contare che quando ero più piccolo le persone con le quali ho collaborato erano in rotazione perenne nel mio lettore mp3, è quasi surreale tutto questo.

danger“Danger”, il tuo disco, sta per arrivare. Finora hai raggiunto consensi tramite collaborazioni e featuring, ma mai firmando un tuo lavoro vero e proprio. Fermo restando che lavorare ad un pezzo estemporaneo sia completamente differente da concentrarsi su un album proprio, mi interessa chiederti come stai concependo il tuo disco…

Danger è stato concepito come un disco solista a tutti gli effetti. Vorrei poter dimostrare che riesco a scrivere pezzi del tutto ideati da me, per spaziare di più e per dare un concetto più completo del mio profilo artistico. Come dice il caro Rick Ross, a volte un 16 barre non è abbastanza…

Hai mostrato ottime capacità di assalire beats spesso ibridati all’elettronica e alla dubstep, non ancorati ad un suono canonico. Diciamo che negli States, e in piccolo anche qui da noi, è difficile trovare un producer degli ultimi tempi che non abbia influenze più ampie: ti senti un po’ parte di questo nuovo filone, oppure saresti stato a tuo agio anche su musiche più classiche?

L’unica regola nella musica e nell’arte per me è che devi fare ciò che ti senti. Non importa se un suono è definito canonico, sperimentale, fresh, old e così via. Se quando senti il beat parte la scintilla dentro di te, vuol dire che è un beat per te, a prescindere dalla categorizzazione che gli dai.

Come te, tantissimi altri tuoi coetanei si stanno avvicinando all’hip hop italiano. C’è qualcosa che vorresti consigliare per far sì che non la si prenda come moda passeggera e se ne rispettino le radici?

Ascoltate il più possibile MUSICA. NON solo rap. Cercate nel passato, perché senza passato non c’è futuro, ma non fossilizzatevi mai, cercate sempre di provare nuovi tipi di ascolto, questo è il mio modesto parere. Cercate di capire bene che cos’è l’Hip-Hop per voi, e cosa potete fare per restituirgli ciò che vi ha dato.

La Machete è al top in Italia anche per la sua capacità di rinnovarsi, spesso anche tramite forme virali di comunicazione. Credi sia questa la ricetta? Continuare costantemente la ricerca di nuovi stimoli, musicali e non?

Penso che il lavoro di squadra e il continuo confrontarsi sia una buona ricetta. Cercare nuove soluzioni, chiedere consigli e soprattutto saperli accettare con umiltà ti fa crescere molto senza che nemmeno tu te ne accorga. Quando c’è sintonia all’interno di un gruppo, le idee innovative vengono spontaneamente.

NitroUno degli aspetti più forti della Machete è di sicuro il live: quanto conta per voi? Di solito i concerti rap sono piuttosto freddi e noiosi, ma il vostro coinvolge tutti i fan presenti…

Il live secondo me è l’aspetto più importante di tutti. Pochi cazzi. È la prova del nove. Lì dimostri veramente qual è la differenza tra un artista mediocre e un artista valido. Ho visto moltissimi live nella mia vita e molte volte ho rivalutato artisti che magari prima non ascoltavo o non suscitavano particolarmente il mio interesse, comprando anche il disco dopo il concerto. Quando sei sul palco hai l’occasione di far ricredere anche chi magari non ti considera solitamente. Ogni live è un’occasione per dimostrare a tutti quanto vali, no question.

Danger è ormai imminente: ma dopo di esso, dove ti troveremo?

Se dicessi che lo so, direi una bugia. Spero su un palco comunque, l’unico posto dove mi sento a mio agio.

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Nicola Pirozzi

 



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