Animals

Dall’incubatoio al tritacarne: l’inutilità dei pulcini maschi

2015-05-06 11.09.35 am

A febbraio cinque persone, tra cui il veterinario aziendale e i titolari dell’azienda Agricola Crescenti di Passirano (BS), sono state chiamate a giudizio con decreto immediato, dopo un’operazione condotta dal Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di Brescia del Corpo Forestale dello Stato. L’accusa è di maltrattamento e uccisione di animali senza giustificato motivo. A giugno dello scorso anno, il procuratore Ambrogio Cassiani, insieme agli uomini della forestale, aveva fatto irruzione nell’allevamento filmando la mattanza. Le immagini girate mostrano il personale dell’azienda gettare i pulcini ritenuti non idonei per la commercializzazione al fine della produzione di carne dentro cassoni di rifiuti generici per poi ucciderli senza alcuna pietà, schiacciandoli con i piedi. Quanto avvenuto a Brescia è illegale solo per il metodo di uccisione utilizzato. I pulcini maschi, secondo le normative europee, dovrebbero essere smaltiti tramite gassificazione o triturazione ossia gettati vivi nel tritacarne. Se fossero stati uccisi in questo modo sarebbe stato legale. Assurdo, non è vero? Desidero vivamente una condanna esemplare per i titolari dell’azienda e per il veterinario, doppiamente responsabile, perché permettendo questa metodologia di uccisione, ha lasciato morire questi piccoli esseri senzienti tra atroci sofferenze, non rispettando il codice deontologico dei medici veterinari. Ma non mi basta. Perché anche i metodi ritenuti legali sono brutali. Non mi basta perché è assurdo che un pulcino possa essere considerato al pari di un oggetto difettoso! Vorrei veder chiudere tutte quelle fabbriche, dove ogni anno milioni di pulcini maschi vengono uccisi appena nati anche se con metodi legali. L’industria delle uova si guarda bene dal divulgare le immagini o i metodi di uccisione degli animali ritenuti “scarti di produzione”. Se oggi sappiamo cosa avviene nelle fabbriche delle uova è grazie al lavoro investigativo di alcune associazioni animaliste.

Nel 2009, Mercy for Animals lanciò in rete un video girato dagli investigatori sotto copertura nello stabilimento di Hy-Line nello stato dell’Iowa, dove abbiamo visto, forse per la prima volta, cosa avviene in un incubatoio: i pulcini maschi considerati inutili (perché non possono produrre uova o non sono delle dimensioni giuste per diventare polli) vengono separati dalle femmine e gettati vivi nel tritacarne.

Nel 2012, Essere Animali ha lanciato in Italia la campagna “Fabbriche di uova” per «portare alla luce immagini attuali e provenienti da ogni tipologia di allevamento intensivo praticato in Emilia Romagna». L’associazione ha localizzato 27 allevamenti della regione semplicemente osservando le uova vendute nei supermercati; dal codice stampato sui “prodotti”; tutti possono risalire alla metodologia di allevamento e all’azienda titolare dello stesso. Le immagini e il video documentano la crudeltà degli allevamenti intensivi, siano essi in batteria, a terra, all’aperto o biologici. Bargigli sbiaditi, creste abbassate, zampe pallide confermano carenze nutritive dovute maggiormente a una dieta inadatta e alla mancanza dell’esposizione alla luce naturale.

Ai pulcini femmina viene tagliata la punta del becco con un’apposita macchina per evitare che si feriscano quando vengono rinchiuse in gabbie minuscole. Il becco di questi animali è ricco di terminazioni nervose, la pratica dell’amputazione, dunque, oltre ad essere disumana, segna la vita dell’animale per sempre, costringendolo a convivere con dolori acuti e costanti. Gli arti degli animali, soprattutto quelli rinchiusi negli allevamenti a terra, sono spesso esposti a infezioni a causa del continuo contatto con gli escrementi. Quasi tutti gli allevamenti hanno sia una cella freezer dove vengono ammassati i cadaveri degli animali non sopravvissuti, sia una tabella all’interno dei capannoni dove vengono appuntati i morti giornalieri. Lo scopo è quello di valutare quanto la mortalità possa incidere sul profitto. La presenza di carcasse in stato di decomposizione, beccate o calpestate, utilizzate come posatoi da altri animali, è una scena costante rilevata in ogni tipologia di allevamento, così come il sovraffollamento. L’obiettivo principale delle fabbriche? Ammassare animali per trarre maggiore profitto.

All’allevatore non importa se la gallina è costretta a calpestare un proprio simile, se non riesce a spiegare le ali, se è costretta a stare nella stessa posizione per mesi, isolata, senza avere contatti sociali intraspecifici; una grande sofferenza per animali gregari come loro che hanno assolutamente bisogno di continui stimoli sociali. Le condizioni migliori riservate alle galline ovaiole negli allevamenti biologici, dove hanno accesso a spazi aperti, non sono sufficienti a giustificare l’acquisto di uova biologiche, perché a ogni modo contribuiamo a finanziare l’industria che lucra su questi animali.

Anche negli allevamenti biologici i pulcini maschi vengono uccisi vivi nei tritacarne e le galline diventate poco produttive vengono uccise per essere trasformate in carne, come avviene in qualsiasi altro allevamento.

L’unico consiglio che mi sento di darvi è di non consumare uova di qualsiasi allevamento esse siano, perché dietro la loro produzione e dietro al loro consumo si cela sempre tanta sofferenza. Se avete voglia di approfondire l’argomento: www.essereanimali.org/fabbriche-di-uova.



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