Dal cemento alla canapa. Nasce il mattone pulito
La rivoluzione ecosostenibile dell’edilizia parte anche da Bergamo. È infatti in uno stabilimento riconvertito di Castelli Calepio (produceva blocchi in cemento) che Equilibrium, impresa lecchese emergente nel settore della bioedilizia, ha appena iniziato a produrre, per prima in Italia, il biomattone. «È l’evoluzione più innovativa ed efficace di un biocomposito che unisce alla calce la fibra di canapa e che permette di realizzare edifici ad alta efficienza energetica, biocompatibili e ad emissioni zero – spiega Paolo Ronchetti, general manager e fondatore di Equilibrium (azienda nata a gennaio 2011), nonché ricercatore e sviluppatore del prodotto. Qui è una novità assoluta, ma in Francia esiste da 20 anni.
Il ritardo deriva dalle leggi italiane che hanno proibito la coltivazione della canapa, senza fare distinzioni tra quella destinata ad uso stupefacente e quella ad uso industriale. Questo ha fermato anche la ricerca. Da poco tempo la coltivazione è stata autorizzata, pur in modo limitato, e oggi noi compriamo quasi tutta la nostra canapa in Piemonte, importandone dall’estero solo una minima quantità. Alla disponibilità di canapa si aggiunga una maggior sensibilità rispetto ai problemi energetici e ambientali ed ecco spiegato il successo del biomattone. «I vantaggi garantiti sono l’isolamento termo-acustico, la salubrità degli ambienti, la permeabilità al vapore, il comfort abitativo, il ridottissimo impatto ambientale, ma soprattutto la capacità di contrastare i cambiamenti climatici sequestrando Co2 dall’atmosfera. Questo perché la canapa è la pianta che produce più biomassa al mondo, crescendo in soli quattro mesi fino a quattro metri di altezza e assorbendo biossido di carbonio durante il suo ciclo vitale».
E poi ci sono i notevoli vantaggi economici: «Utilizziamo il composto di calce e canapa, miscelate in percentuali diverse, per produrre materiali edili utilizzabili per pavimentazioni, isolamenti, muri, cappotti, tetti. Si può costruire un intero edificio usando unicamente legno (per le strutture portanti), calce e canapa. Costruire così piuttosto che con i materiali tradizionali, porta a un abbattimento dei costi proporzionale alla classe energetica desiderata. Si va da -10% per la classe B fino a -20% per la classe passiva». Il costo è superiore a quello del tradizionale mattone in laterizio, ma poiché le sue proprietà eliminano la necessità di utilizzare tanti altri materiali isolanti termici ed acustici, le spese di costruzione vengono considerevolmente abbattute. La durata è praticamente illimitata e, quando l’edificio viene demolito, il biomattone può facilmente essere riutilizzato, frantumato e reimpastato, oppure smaltito in natura senza danni all’ambiente.
Daniela Baiguini
fonte: bergamo.corriere.it