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Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist

Se è vero che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, tra la bozza e l’opera finita c’è un fiume in piena d’idee in continua evoluzione. E, per esplorare il processo creativo e capire come l’immagine prenda forma sulla carta e poi sui muri delle nostre città, niente di meglio che fotografare il momento iniziale, quello intermedio, e quello finale. Il bozzetto, gli studi preparatori, e la loro realizzazione. Ed è quello che si è proposta di fare la 999 Contemporary art gallery di Roma, con un’esposizione che mostrerà fino al 13 luglio cosa significhi questo processo per 12 artisti di fama internazionale: 108, Andreco, Borondo, Gaia, 2501, Guy Denning, Hitnes, Lucamaleonte, Martina Merlin, Moneyless, Ozmo e Tellas. Una collettiva, come ci ha raccontato il curatore Stefano S. Antonelli, che “riguarda una sporca dozzina. Riguarda anche il mostrare la street art un passo prima della strada, un passo dopo che le idee escano dall’anima, dal cuore, dal cervello, dall’intestino o da qualsiasi altra parte vengano fuori. Vi faremo vedere disegni, bozzetti, bozzetti di muri, disegni preparatori e un sacco di roba su carta che questa sporca dozzina ha prodotto. Abbiamo dovuto letteralmente strapparglieli dalle mani per poterli esporre. Perché sono preziosi, splendidi e non sono per il pubblico. Finora.

Che esperienza è stata?
Gestire 12 artisti è una pura follia – esordisce Stefano nel raccontare l’esperienza – perché non solo sono in giro per il mondo, ma si spostano in continuazione. Per fortuna c’è internet e siamo riusciti a venirne a capo.

Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artistCome nasce l’idea?
Il filo conduttore sono state le performance di via Ostiense a Roma, dove 7 artisti (Moneyless, Martina Merlini, Andreco, 2501, Ozmo, Tellas e Gaia) hanno lavorato dal vivo ridisegnando il sottopassaggio. E’ un gesto d’amore per la bellissima esperienza vissuta e insieme una dichiarazione d’intenti della nostra galleria nel mostrare la street art italiana oggi che gli italiani sono i migliori in assoluto insieme a spagnoli e sudamericani. Si sta compimento lo stesso ciclo visto nell’arte contemporanea ad esempio con il modernismo, inventato in Inghilterra, passato in Francia per osmosi e arrivato in Italia dove sono stati messi dei punti fermi con opere indimenticabili. Un’eccezione per Gaia, che è americano, ma è l’artista più “europeo” del panorama Usa.

Cos’è oggi la street art?
Si sono perse le matrici visive esclusivamente urbane e la street art contiene tutti gli stilemi dell’arte. Prima i writer interpretavano i quartieri come luogo espressivo disegnando i muri come vendetta all’oppressione visiva delle città, che offrono come unici spunti figurativi le pubblicità e i segnali stradali. Oggi si dipinge molto di più legalmente, magari tramite organizzazioni e si fanno muri molto più grandi. Stiamo assistendo alla musealizzazione delle città e di questo passo tra 5 anni non ci sarà più spazio.

E in Italia com’è la situazione?
In Italia il mondo museale non riesce a sopravvivere solo con l’arte contemporanea; per cui c’è chi se ne occupa solo per un risvolto economico e chi invece è più attento perché è interessato. Noi in Italia abbiamo gioco facile. Nessuno si interessa. Un artista italiano come Moneyless che ha esposto a Berlino o Los Angeles non l’aveva mai fatto a Roma. Li mostriamo noi nei nostri 20 metri quadri di galleria al Testaccio. E i 29 giugno faremo il primo ciclo di acquisizioni di opere di 5 artisti (2501, Borondo, Lucamaleonte, Moneyless, Sbagliato) al Museo di Spoleto.

Qual è il senso di questa collettiva?
Visto che ognuno lavora in modo del tutto personale, questa esposizione è stata concepita per mostrare al grande pubblico un lato sconosciuto degli artisti che seguono. E parlo di grande pubblico perché è il fenomeno artistico più seguito di sempre se si pensa che ci sono voluti i writer per superare la soglia dei 200mila ingressi al MoCa di Los Angeles nel 2011 con la mostra “Art in the street”. E poi anche per sfatare il classico e banale “quello lo potevo fare anch’io”, mostrando artisti, come 108, che studiano ogni minimo dettaglio di ogni curva delle macchie che realizza con bozzetti e studi preparatori.

Da qui il titolo “Drawing for the masses”?
Il titolo è stato ispirato da un album dei Depeche Mode, “Music for the masses”, proprio per sottolineare la differenza tra l’arte contemporanea, che è spesso autoreferenziale, e un movimento che invece è seguito e riconosciuto anche dalle persone comuni. (nella foto “Dal East”)

Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist

Il prossimo passo?
La prossima che organizzeremo non sarà una panoramica sul movimento, come è stata l’esposizione curata da Gianluca Marziani nel 2008, una sorta di quadriennale su tutta la scena. Faremo una selezione secondo i nostri gusti e daremo delle opinioni. Sarà la prima volta che diremo: “questo artista ci piace, questo no”. La street art in Italia ha in generale poco responso critico serio, per cui capita spesso che uno provi a fare delle cose nuove senza ottenere grandi soddisfazioni dalla sua cerchia ristretta e che poi torni a fare quello che faceva prima per comodità. Nessuno dice mai ad un altro che una sua opera fa schifo. E quindi ci sono artisti che non hanno una crescita. Inoltre è un ambiente dove conta molto la militanza, ma non è sempre detto che chi dipinge da 20 anni sia più bravo di un giovane che ha appena iniziato. Noi vogliamo valorizzare i giovani che hanno qualcosa da dire accanto agli artisti che abbiamo già esposto.

E guardando un po’ più in là?
Ho fatto una considerazione con un mio amico politologo qualche giorno fa. Tutte le grandi proteste e rivendicazioni giovanili degli anni ’60 sono nate grazie ai grandi festival musicali, dove enormi folle di giovani si riunivano e si scambiavano idee. Oggi le mostre di street art stanno sostituendo i festival ma la storia non cambia: c’è sempre di mezzo un’arte e un punto di ritrovo che catalizza gli interessi di centinaia di migliaia di giovani di tutto il mondo, con altri giovani, a volte giovanissimi, come protagonisti. Un artista come Borondo che era un perfetto sconosciuto fino a poco fa ha fatto sold out alla sua prima mostra. Perché a volte sono solo talenti ai quali basta dare una possibilità di esprimersi.

Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist
By Tellas
Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist
By Faith47
Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist
By Guy Denning
Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist
By Hitnes
Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist
By 2501
Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist

By Moneyless
Dal bozzetto al muro: la collettiva di una sporca dozzina di street artist
By Martina Merlini

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Mario Catania



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