La cannabis prodotta in Italia arriva in farmacia, saranno sufficienti qualità e quantità?
Dopo due anni di sperimentazione e alcuni mesi di attesa per ottenere il nulla osta definitivo da parte del Ministero della Salute il momento pare arrivato davvero: «da gennaio la cannabis prodotta in Italia sarà distribuita nelle farmacie», a confermarlo è Antonio Medica, direttore dello Stabilimento farmaceutica militare, il centro dove la cannabis è stata prodotta.
Per cominciare, la cannabis immessa sul mercato, sarà circa 20 chilogrammi, una quantità ovviamente insufficiente per coprire il fabbisogno dei malati in Italia, mentre nel corso dell’anno secondo le stime di Medica ne saranno distribuiti un centinaio di chilogrammi in tutto.
Proprio sulla quantità del prodotto ci sono state, tra le associazioni di malati, legittime proteste in quanto la quantità prevista è giudicata di molto sottostimata rispetto alle reali necessità terapeutiche. «Al momento la produzione italiana servirà ad integrare, a costi inferiori e con tempi di consegna più brevi, la cannabis che viene importata dall’Olanda e ogni necessità che non saremo in grado di soddisfare verrà assolta con l’importazione, che per il momento continua, anche se l’obiettivo è quello di rendere al più presto la produzione italiana autosufficiente», specifica Modica.
Ma a pieno regime quanti chili di cannabis sarà in grado di produrre lo Stabilimento fiorentino? Secondo Modica ogni quantità che il Ministero della Salute chiederà di produrre, a patto che dal Ministero provvedano anche a finanziare il progetto per la costruzione di nuove serre «per il resto lo spazio c’è, le competenze e il personale pure» sottolinea il direttore.
I cento chili previsti nel 2017 sono stati infatti stabiliti dal ministero ormai due anni fa, quando è stata avviata la sperimentazione. «All’epoca secondo i dati del Ministero i consumi di cannabis terapeutica annua in Italia si attestavano di poco oltre i 20 chilogrammi l’anno – afferma Modica – e quindi venne giudicata più che sufficiente la quantità stabilita».
Il problema è che negli ultimi due anni le prescrizioni di cannabis sono fortunatamente aumentate tra i pazienti italiani, di pari passo con l’aumentare della consapevolezza tra medici e pazienti sulle proprietà terapeutiche dei suoi principi attivi, e oggi solo nella Regione Toscana, si stimano poco meno di 600 malati che consumano cannabis dietro regolare prescrizione medica. Facendo un rapido calcolo 100 chilogrammi basterebbero a malapena per garantire mezzo grammo di infiorescenze al giorno per i soli malati toscani.
Se è vero che lo Stabilimento di Firenze è in grado di produrre anche quantità di molto maggiori (alla nostra domanda Medica ha affermato che lo Stabilimento potrebbe anche decuplicare la produzione se dal Ministero arrivasse la richiesta di un quantitativo simile) a questo punto la palla passa nuovamente al Governo.
Se dal Ministero si approveranno direttive conformi alle reali necessità dei malati italiani, e se tali direttive saranno accompagnate dai necessari finanziamenti, allora l’Italia potrebbe realmente diventare in breve tempo un paese all’avanguardia in Europa per la produzione di cannabis a fini terapeutici. In caso contrario, se la produzione del 2017 anziché rivelarsi un primo passo verrà standardizzata, allora ciò che è stato fatto non servirà a molto e il grosso dei malati dovranno continuare a lungo a importare il farmaco dall’Olanda facendo fronte a tempi lunghi e costi molto alti.
Per ora limitiamoci a celebrare senza eccessivo entusiasmo la prima produzione di cannabis legale della storia italiana, e aspettiamo che i malati possano provarla per sapere anche se la qualità del prodotto sarà analoga alla cannabis attualmente importata dall’Olanda. Noi continueremo a seguire la vicenda tenendovi aggiornati.