Da Firenze con furore…Omar Rashid
Incontriamo oggi sulle pagine di MyHipHop.it Omar Rashid, ovvero Mr. Gold. Gold, già: un brand streetwear tutto italiano, con base a Firenze… lo avete visto sulle maglie di importanti rappers italiani e in numerosi eventi; un marchio strettamente underground ma non per questo meno efficace di altri…cerchiamo di conoscere più a fondo allora il suo creatore…
Omar, benvenuto tra le nostre pagine. Allora, parliamo un po’ di te: designer, imprenditore, writer, creativo… e qualcosa forse lo sto anche dimenticando… come ti descrivi?
Ciao! Grazie dell’ospitalità. Sicuramente la definizione che preferisco è quella di designer in quanto il mio obiettivo da sempre è quello di realizzare una linea di abbigliamento street. Nel mondo dell’imprenditoria ci sono finito un po’ per caso o meglio mi è “toccato” diventare imprenditore per poter realizzare il mio scopo. Invece writer purtroppo non lo sono più da anni. Diciamo che sono uno che continua ad osservare la scena.
I graffiti, l’aerosol art: punto cardine della cultura hip hop. Forse la prima delle 4 discipline ad essere nata, in ordine cronologico. E forse quella che nel tempo ha influenzato maggiormente il mondo della moda e dell’arte contemporanea. Parlaci del tuo approccio a quest’arte!
Quando avevo 15 anni ho fatto il mio primo graffito ispirato dalla pubblicità della Seven e dai graffiti che si intravedevano nelle rare riviste da skate che si trovavano in giro. Poi successivamente scoprii che nella mia scuola c’erano altri ragazzi che dipingevano e fui catapultato nel mondo hip hop. Non voglio fare il vecchio nostalgico, ma a quel tempo il mondo del writing era veramente intersecato con la scena rap e quella della breakdance ed essendo una nicchia molto piccola ci conoscevamo tutti. Questo mi ha permesso poi, una volta partito con il progetto Gold, di inserirmi facilmente in un mondo che conoscevo già dall’interno.
Gold ormai è davvero molto conosciuta in Italia, anche grazie a collaborazioni importanti. Mi viene in mente subito quella con i Colle Der Fomento e le mitiche maglie “Ghetto Chic” (mi pare che tu e Masito abbiate collaborando anche oltre al progetto Colle, giusto?). Quanto è importante la visibilità nell’ambito musicale? E con chi ti piacerebbe instaurare qualche collaborazione?
Per il Colle ho fatto le prime maglie con la catena di Anima e Ghiaccio e poi successivamente la t-shirt Ghetto Chic che è andata benissimo. In seguito abbiamo anche realizzato il vinile in edizione limitata di Balla coi lupi. Con Masito in realtà non abbiamo fatto niente al di fuori del Colle più che altro per pigrizia, ma sono certo che presto faremo qualcosa soprattutto perché Massimo si è messo seriamente a fare grafica ed è un mostro. La visibilità nella musica è fondamentale. Il mio pubblico è quello che ascolta la musica e se vede il proprio beniamino vestito in certo modo sicuramente ne viene influenzato. Per ciò che riguarda le collaborazioni devo dire che il mio massimo l’ho raggiunto nel momento in cui ho iniziato a collaborare con Elio e le Storie Tese (si lo so che non sono hip hop, ma sono il gruppo che apprezzo di più al mondo), quindi mi resta difficile dirti qualcun’altro. Fortunatamente sono riuscito a collaborare con i più grandi nomi della scena italiana e mi piacerebbe continuare anche con le nuove leve.
Elio e le Storie Tese…come sei entrato in contatto con loro?
Era il 2002 ed avevo appena realizzato il mio primo progetto di t-shirt con Smark, Raskuha, e loro erano al Pitti come testimonial per un brand. Gli portai le mie maglie con il solo obiettivo di regalargliele e per me la cosa finì li. Pochi giorni dopo l’apertura del negozio vennero dei ragazzi di un gruppo che purtroppo non esiste più, i Cayorosso, e dopo una breve chiacchierata gli regalai delle maglie. Qualche tempo dopo tornarono dicendomi che avevano visto le maglie ad Elio e che ci avrebbero fatto un video (la penisola dei famosi). In quel frangente decisi di passargli una maglia gold da far avere ad Elio e anche li per me era finita con una grande soddisfazione. La settimana dopo mi trovavo a NY e decisi di ascoltare Cordialmente in streaming sul sito di Radio Deejay. Dalla webcam vidi Elio che indossava la maglia che gli avevo mandato. Da li a poco gli mandai un pacco di maglie. Venni ricontattato per fare il merchandising e ovviemente accettai!
www.goldworld.it
Da cosa deriva il nome GOLD? Qual è la scintilla che ha fatto nascere l’idea?
Il nome Gold è nato sull’asse Firenze-New York-San Francisco. Ero in chat con Smart (che è colui che ha realizzato il logo) e Bees (il nome lo sfornò lui) e cercavo un nome che funzionasse sia in italiano sia in inglese sia in giapponese ovvero i mercati nei quali mi sarebbe piaciuto entrare in futuro. Abbiamo sparato qualcosa come mille nomi e poi arrivammo a scegliere tra Purple (sono un tifosissimo della fiorentina) e Gold. Poi Gold si sposava meglio con il mondo street e scelsi quello. Successivamente ci trovai un sacco di significati mistici: il 79 è il numero specifico dell’oro ed il mio anno di nascita, l’oro è il metallo del leone, il mio segno zodiacale, e altre cazzate così che non mi fecero ricredere sulla scelta.
Un aneddotto divertente. Per raccontarmi come raggiungere un posto a Londra, un mio caro amico, mi ha spiegato che sarei dovuto “uscire dalla metro a Oxford Street e procedere dritto fino a quando non vedi l’adesivo della GOLD attaccato su un bidone, a quel punto giri a destra…”. Due cose importanti quindi:
a) Gold è diventato un marchio sdoganato a tutti gli effetti e riconoscibile?
b) Quanto conta una comunicazione così elementare eppure così forte come il “bombing”?
Ahahah. Mi fa troppo piacere sentire queste storie. Beh, sapere che la gente riconosce il marchio è sicuramente indice del fatto che pian piano sto raggiungendo il mio obiettivo di creare un brand. A proposito del bombing: per ciò che mi riguarda è stata una scelta buona in un momento in cui a giro c’erano pochi stickers. Al giorno d’oggi è sicuramente diverso da qualche anno fa. Basta girare per una qualsiasi città e si trovano centinaia di adesivi, tanto che i nostri occhi ormai si sono abituati a tal punto da non notarli più. Penso che il paradigma si cambiato e che oggi questo tipo di comunicazione sia già diventata obsoleta.
Ricollegandomi a quanto sopra descritto, tu nasci come designer a NYC presso Zoo York, un marchio che ha fatto dei graffiti la propria principale caratteristica. Non si può non notare come l’abbigliamento “hip hop” abbia subito un radicale cambiamento negli ultimi 12 anni, diventando più sgargiante, più fashion, più pacchiano (mia personale opinione, ndZ). L’attitudine “street” è rimasta prerogativa dell’ambiente skate, surf e bmx… un cambio d’attitude che segue forse la musica?
Farò un discorso da vecchio. Il periodo in cui ho vissuto a NY è stato il più stimolante e il più importante per lo streetwear. Nascevano nuove linee in continuazione ed erano gli anni delle prime collabs. Il gioco era essere sempre sul pezzo e conoscere le persone che facevano le cose. Credo che in questi anni questo fenomeno che c’era nell’abbigliamento, così come il writing e la musica, si sia appiattito molto, a mio avviso, è dovuto all’avvento di internet. Ora tutto è a portata di tutti ed è veramente difficile trovare qualcuno che sia veramente innovativo o comunque la collaborazione è a portata di tutti così e far sapere che esisti non è poi così difficile. Ciò però è anche uno stimolo e c’è sono senza ombra di dubbio chi è riuscito ad offrire qualcosa di nuovo.
Chi hai conosciuto nella tua parentesi Newyorkese che ti ha veramente insegnato quel qualcosa in più che ti ha permesso poi di tornare in Italia e creare Gold? E quando parli dello stimolo offerto dalla grande competizione delle web possibilities, c’è qualcuno che vorresti citare in tal senso (oltre a te stesso)?
Sicuramente l’esperienza di New York è stata cruciale e le persone incontrate li mi hanno ispirato e continuano a farlo. Non posso non citare Luke Meier di Supreme che mi ha catapultato in questo mondo e Dave Ortiz (di DQM) che mi ha accolto da Zoo York, ma l’incontro che mi ha aperto gli occhi sulla possibilità di buttarsi è stato sicuramente con Futura 2000. L’ho incontrato ad un party del lancio del libro Yes Yes Y’all e qualche giorno dopo mi invitò nel suo studio. Chiacchierare con lui mi motivò tantissimo e ricordo ancora oggi alcune sue osservazioni sull’esprimere il proprio potenziale al massimo.
Per ciò che riguarda le chance del web l’esempio migliore che vedo è quello di Ensi che grazie alla sua bravura e i video che pubblicava in maniera serrata è riuscito a fare un disco totalmente in freestyle che ha scalato le classifiche. Un risultato straordinario.
Cosa ti piace e cosa invece non riesci a tollerare della scena hip hop italiana? Non si può certo affermare che non sia priva di contraddizioni.
Mi piace molto il fatto che i generi si stiano mischiando. Cosa non sopporto invece è forse questa eccessiva visibilità. È sicuramente buono che l’hip hop sia diventata una realtà trasversale, ma sembra sempre di più un fenomeno “televisivo” che va un po’ in contrasto con le origini più underground che lo rendevano affascinante.
Vuoi fare qualche nome di cosa ti piace e cosa invece non riesci proprio a digerire? Perché dalle tue parole sembra trasparire una netta identificazione…
Da over trentenne devo dire che i miei preferiti sono i Colle e Kaos, superstiti degli anni ’90, ma mi piacciono un sacco i fenomeni che vengono dal freestyle come Clementino, Kiave ed Ensi. Ciò che preferisco ora come ora sono i progetti più innovativi come quello di Salmo o come il tour di Kaos con Dj Craim. Penso che uno dei dischi più interessanti degli ultimi anni sia AK47 di Artificial Kid. Quello che invece non sopporto sono i teen idol in quanto mi sembra un fenomeno troppo costruito a tavolino. Se proprio devo farti un nome di chi non mi piace (e che proprio non capisco) direi Fedez.
2012: crisi, spread, ancora crisi, e un paese che in generale fatica a promuovere nuove forme imprenditoriali e soprattutto nuovi sistemi di comunicazione. Difficile essere imprenditori in questo momento?
Fottutamente difficile. Ma come ho detto prima la crisi può essere un opportunità per cercare nuovi stimoli e creare qualcosa di nuovo.
Il video di Clementino relativo alla lettera del padre con tutti i paragoni calcistici ha fatto il giro della rete. Di certo Clemente è un personaggio che sta ottenendo un grande riscontro mediatico, ma l’utilizzo di video “virali” è ancora praticamente una novità in Italia. Nel campo del cinema o dei videogiochi vengono utilizzati ormai in maniera massiccia (vedi ad esempio ogni nuovo film o serie di JJ Abrams oppure le varie campagne virali per giochi come Assassin’s Creed e simili). Come pensi possa conciliarsi con lo streetwear e in generale con lo style?
Beh, il marketing sta cambiando e sicuramente il passa parola è il modo migliore per coinvolgere un pubblico assolutamente stanco di ricevere informazioni. Consiglio a tutti di leggere C.R.E.A.T.E. di Mirko Pallera di Ninja Marketing che spiega in modo esaustivo cosa rende un idea virale e perché farlo.
Entrando più nel dettaglio, sulla base della tua esperienza e la buona scia di consensi ormai legata al marchio Gold, qual è un consiglio pratico/applicativo che puoi dare sulla comunicazione virale?
Il consiglio che posso dare a chiunque decida di promuoversi tramite il viral marketing è sicuramente quello di non cercare di replicare cose che hanno funzionato (per fare un esempio, gli adesivi non funzionano più), ma di stare sul pezzo e cercare di captare il nuovo “virus” da reinterpretare e diffondere.
New York, Londra, Parigi…hai girato molto per il mondo. Qual è la città che ti ha offerto più stimoli creativi? E per l’Italia quale città pensi possa rappresentare terreno fertile per la creatività, la comunicazione e la musica?
Sicuramente New York è la città che mi stimola di più al mondo. Per ciò che riguarda l’Italia ciò che dico sempre è che Firenze è la città dove voglio far nascere e dove voglio sviluppare le mie idee, dopotutto è da sempre stata culla di innovazione (per quanto vivendoci sembra impossibile crederlo), ma sono certo che a Milano sarebbe stato più facile. 😉 Comunque per ribadire il concetto ciò che vedo è che Firenze, per quanto spesso immobile, a volte da dei colpi di coda inaspettati come ha dimostrato l’artista Clet con i suoi cartelli stradali e con la realizzazione del nasone sulla torre di San Niccolò
Cosa ci dobbiamo aspettare da Gold per l’autunno e in generale per i prossimi mesi?
Sto lavorando per trasformare il negozio in un monomarca ed avere quindi un total look completo. Sto lavorando con nomi noti della scena italiana, ad esempio con Luca Barcellona aka Bean One, con cui già collaboro da molti anni e con cui ho più un legame d’amicizia che professionale, per la creazione di un nuovo logo da affiancare al vecchio e con Chef Ragoo per individuare un nuovo pay off. Per il resto non aggiungo altro perché se no mi brucio tutte le sorprese.
Ti ringraziamo di essere stato con noi! Per te un po’ di spazio per un tuo personale messaggio!
Grazie a te e grazie a chi ha avuto la voglia di leggere. Approfitto dello spazio per ribadire il concetto di “cercare l’oro” nelle difficoltà che ognuno di noi vive quotidianamente. Ci si può lamentare delle crisi (intese in senso ampio) o utilizzarle per tirare fuori idee vincenti. Chiudo con una metafora: le onde possono essere viste come morte certa per chi non sa nuotare, ma anche come fonte di divertimento per chi sa surfare.
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Giovanni “Zethone” Zaccaria