Crescere in un ecovillaggio: la storia di Gina a Utopiaggia
Il racconto di una ragazza cresciuta ad Utopiaggia, una delle esperienze comunitarie più antiche in Italia fondata da un gruppo di tedeschi
Oggi andiamo alla scoperta di una delle esperienze comunitarie più antiche in Italia.
Parliamo di Utopiaggia, il progetto nato nel 1982 quando un gruppo di tedeschi è arrivato nelle colline umbre e ha acquistato circa cento ettari di terreno e tre edifici (una villa e due case coloniche) oggi ristrutturate in provincia di Terni.
In principio aveva le forme di comune grossomodo anarchica con il sogno dell’autogestione e dell’autosufficienza, vivendo di agricoltura, allevamento ed artigianato in una dimensione marcatamente collettivista.
Oggi ci sono circa 120 pecore da latte che forniscono la materia prima per il formaggio. Ci sono circa 400 olivi, un laboratorio di ceramica, pannelli solari. Circa 20 persone abitano in questa realtà, alcuni lavorano fuori dalla comunità e diverse percepiscono una pensione.
In questa comunità ho avuto il piacere di conoscere e intervistare Gina, una ragazza di 20 anni cresciuta ad Utopiaggia, ma che ha fatto anche la scuola pubblica. Due mondi, quello dell’ecovillaggio e quello della scuola pubblica e dei compagni di classe, che possono avere valori e modalità differenti.
Nata, cresciuta ed educata in mezzo alla natura, Gina ha avuto prati, boschi e ruscelli al posto della playstation, sassi, pigne, foglie e pezzetti di legno invece dei giocattoli preconfezionati.
Da questa realtà si porta dietro la meraviglia della natura, dell’essere umano e la bellezza del fare. Fare locale, a km 0 e naturale. Fare un piatto in ceramica. Fare l’orto. Fare sporcandosi le mani. Fare insieme, con ciò che ne consegue di bello e impegnativo. Fare dei passi per realizzare un sogno: una vita, una comunità e un mondo più ecologico, solidale e bello.
Ciò che differenzia un membro di Utopiaggia da un ospite è l’aver voce nelle assemblee ed il diritto ad una stanza. Oggi per diventare membri effettivi occorre versare una quota in denaro ma c’è una buona disponibilità ad accogliere ospiti (ci tengono a specificare: per periodi lunghi; se ne deduce che non basti il movente sia la semplice curiosità) alla pari.