Cream Caramel Autofiorente
Strain: Royal Creamatic (Cream Caramel x Ruderalis)
Seed Bank: Royal Queen Seeds
Eccomi qui per condividere con voi la mia esperienza. Ho alle spalle diversi cicli indoor ed outdoor ma non avevo mai condiviso nulla, limitandomi a leggere i report di altri coltivatori per assimilare informazioni, ora mi sembra giusto condividere a mia volta la mia esperienza con chiunque si voglia avvicinare alla coltivazione.
Premetto che si tratta della mia prima esperienza con uno strain autofiorente, ho cercato di fare tesoro delle esperienze passate per affrontare questo “salto nel buio” determinato da un recente trasferimento, dall’allestimento di un nuovo setup e dall’impossibilità momentanea di pianificare un ciclo di coltivazione con piante regolari.
SEMINA E CRESCITA
Come growbox ho utilizzato una scatola di cartone da 100x60cm, che ho modificato ricoprendo le pareti interne con del materiale bianco opaco e aprendo una finestra nella zona laterale per accedere meglio alle piante, mentre come substrato ho utilizzato un terriccio “casereccio” già utilizzato molte volte con successo e la cui ricetta mi era stata data da un vecchio coltivatore.
Composizione:
– Torba bionda
– Torba di sfagno
– Zeolite
– Polistirolo
– Un pugno di cenere di legna
Dopo aver seminato in vasi da 6 litri, ho acceso tre CFL da 50W a 6400°K con fotoperiodo impostato a 24/0 durante i primi 7 giorni; facendo in questo modo tutte le piante sono spuntate senza grossi problemi (a parte una che è spuntata con un giorno e mezzo di ritardo rispetto alle altre). A 10 giorni dall’emergenza dei germogli, quando le piante hanno iniziato a poter sintetizzare meglio la luce, ho aggiunto una CFL con spettro agro da 300W posizionata a circa 45cm dalle cime mantenendo comunque le tre CFL di supporto in modo da illuminare meglio i rami laterali per stimolarne la crescita: si tratta di un espediente che ho già usato altre volte nella coltivazione di alcuni strain regolari e che mi ha permesso di ottenere durante la fioritura una migliore maturazione anche delle cime basse, uniformando i tempi di raccolta.
Durante la fase di crescita vegetativa la temperatura in grow si è mantenuta tra i 20 e i 26°C con un’umidità media del 65-70%, ho irrigato sempre con acqua a pH 6.5-7 decantata due giorni e fertilizzando secondo necessità con i prodotti della linea B’cuzz di ATAMI.
Dopo circa tre settimane di crescita con 18 ore di luce, ho effettuato un cambio di fotoperiodo portandolo a 12/12 come con le regolari: so che su questo punto, ovvero su quale sia il miglior fotoperiodo per le piante autofiorenti, esistono un’infinità di opinioni discordanti, ma trattandosi della mia prima esperienza con questo tipo di piante ho preferito impostare la coltivazione come ho sempre fatto anche da questo punto di vista, con l’unica differenza che per lo switch ho atteso 21 giorni che è quanto dura solitamente la fase di crescita vegetativa delle autofiorenti. Contemporaneamente ho sostituito la lampada principale, la CFL da 300W, con una HPS da 250W più adatta alla fioritura, mantenendo anche le tre CFL da 50W come supporto alla fioritura.
FIORITURA E RACCOLTA
Dopo 30 giorni dalla comparsa dei primi germogli, tutte le piante (tranne quella che aveva ritardato l’emersione) presentavano già evidenti segni di fioritura. La temperatura e l’umidità sono rimaste pressoché invariate dopo il cambio di lampada e le piante non hanno presentato evidenti carenze o eccessi di fertilizzante; ho usato principalmente Soil Nutrition A+B, Soil Booster e Bloom Stimulator, regolando i dosaggi e la frequenza delle irrigazioni secondo la mia personale esperienza, guardando e toccando le foglie.
Ho proceduto con alcune legature leggere, principalmente dei rami laterali per massimizzarne l’esposizione, e, a due settimane dall’inizio della fioritura, ho iniziato ad aggiungere alla normale fertirrigazione anche un booster PK da fioritura (ATAMI Bloombastik) perché le piante hanno cominciato a “chiederlo”. La fioritura è proceduta a passi spediti, con una crescita delle piante a vista d’occhio. L’umidità è scesa gradualmente dal 70% della fase vegetativa al 50%, stabilizzandosi su questo valore per tutta la fioritura.
Al quarantesimo giorno, le piante hanno iniziato a fermare la crescita verticale e a gonfiare i calici producendo finalmente resina. Ho provveduto allora a sfoltire le piante da quei rametti che non avrebbero raggiunto una maturazione soddisfacente, soprattutto perché troppo piccoli o appena abbozzati, in modo da indirizzare tutte le energie delle piante verso la produzione di cime utili.
Con poco più di 7 settimane di vita, è apparso evidente che (come mi disse un amico coltivatore) le autofiorenti spesso necessitano di due settimane di fioritura in più rispetto a quanto dichiarato dalle seedbank, passando dalle 7-8 settimane dichiarate “dalla semina – alla raccolta” alle 10 reali; ho iniziato allora a ridurre l’azoto in fertilizzazione, lasciando più o meno invariata la percentuale di potassio e fosforo, aggiungendo una leggera dose di microelementi per recuperare alcuni segni di leggere carenze. Il cambio nella fertilizzazione ha stimolato ulteriormente la fioritura, con un’abbondante produzione di resina e il graduale cambio di colore dei pistilli, segnale che solitamente indica il momento per la preparazione del flush e la raccolta.
All’inizio del ciclo avevo previsto una raccolta delle cime graduale, dalle cime più alte che solitamente maturano prima fino ai rami più bassi, ma queste piante sono maturate tutte in modo uniforme dall’apicale ai palchi inferiori e quindi ho deciso di procedere con una raccolta unica. Il resto della fioritura è proceduta senza problemi. Ho diminuito gradualmente le dosi dei fertilizzanti fino a sospenderli, dando solo un’ultima “botta” di PK 20-21 una settimana prima del lavaggio radicale.
Con circa 65-70 giorni di vita, ho proceduto con il taglio e la raccolta delle cime, lasciandole appese al buio in una stanza a circa 25°C e il 50% di umidità; dopo una settimana ho spostato le cime in diversi barattoli per terminare la concia in modo graduale, avendo cura di posizionare nei barattoli anche un igrometro per controllare e regolare l’umidità interna.
CONSIDERAZIONI
Il raccolto totale è stato di circa 35 gr a pianta, risultato di cui non mi posso lamentare trattandosi della prima esperienza con piante autofiorenti; la qualità delle cime è stata più che soddisfacente, con gusto dolce-caramellato perfettamente attinente all’odore delle cime.
Lo strain si è rivelato semplice da coltivare, adattandosi ad ogni situazione e resistendo anche a dosi elevate di fertilizzante.
Nonostante mi ritenga soddisfatto del lavoro, credo che la scelta delle autofiorenti sia da fare con attenzione e cognizione: in caso di problemi di spazio o di tempo può essere una soluzione valida, ma con più di 70 giorni di ciclo, il tempo risparmiato rispetto ad uno strain regolare è minimo, mentre la resa è nettamente inferiore.
Per ottenere una maggiore resa da un’autofiorente è necessario dare molta più luce alle piante mantenendo fotoperiodi più lunghi, quindi risulta evidente che – salvo situazioni particolari – questo tipo di piante è abbastanza inutile per una coltivazione indoor. Un altro punto a sfavore è la grande variabilità genetica che si manifesta con piante molto diverse tra loro, con differenze d’altezza di quasi 50 cm tra la più alta e la più bassa.
Resto però molto soddisfatto della qualità dei fiori di questa Royal Creamatic che si avvicinano davvero molto alla sua versione regolare (Cream Caramel) sia per aroma che per effetto.
Ringrazio tutta la community, sono contento di aver condiviso questa esperienza con voi! Peace!
-CBH- (dal forum di enjoint.com)