Covid-19, incendi e cercatori d’oro: la strenua resistenza dei popoli indigeni in Amazzonia
Circa ventimila cercatori d’oro si sono illegalmente introdotti nelle terre dei Popoli Yanomami e Ye’kwana, che da generazioni abitano l’Amazzonia brasiliana, e rischiano di portare il Covid19 nei villaggi.
Il Popolo Yanomami e il Popolo Ye’kwana insieme formano un nucleo di circa 27.000 persone. Negli anni Settanta e Ottanta la storia del Popolo Yanomami è stata segnata dalla trasmissione e diffusione di malattie portate dai cercatori d’oro (come la malaria e il morbillo), che hanno ucciso il 13 per cento della popolazione Yanomami. Quasi cinquant’anni dopo l’incubo si ripete e migliaia di cercatori d’oro sono tornati a invadere e sfruttare impunemente le loro terre, oltre ad essere potenziali vettori della trasmissione Covid19. Circa la metà degli Yanomami vive in comunità a meno di cinque chilometri da un sito illegale di estrazione mineraria.
“Stiamo monitorando il diffondersi di questo virus nei nostri villaggi, ci sono già state delle vittime. I nostri sciamani lavorano ininterrottamente per fermare questa xawara.” afferma Dario Kopenawa Yanomani, vicepresidente dell’Associazione Hutukara Yanomami. “Xawara” è la parola Yanomami per definire le epidemie portate dagli estranei. “Combatteremo e resisteremo. Ma abbiamo bisogno del sostegno del popolo brasiliano”, prosegue Dario, figlio di Davi Kopenawa, leader e sciamano Yanomami, autore del libro di fama internazionale “La caduta del cielo. Parole di uno sciamano Yanomami”.
La maggior parte delle città, dei paesi e ovviamente dei villaggi che si trovano nei pressi o all’interno dall’Amazzonia sono sprovvisti di ventilatori polmonari. La distanza media tra i villaggi indigeni e l’unità di terapia intensiva più vicina in Brasile è di 315 chilometri. Per il 10 per cento dei villaggi la distanza è fra i 700 e 1.079 chilometri. Se uno Yanomami dovesse necessitare di ventilazione meccanica, dovrebbe affrontare un viaggio aereo di 3 ore per raggiungere la città di Boa Vista, capoluogo dello stato del Roraima: non ci sono collegamenti via terra o via fiume.
Oltre a lottare per difendersi dal Covid19 e per difendere le loro terre da chi vorrebbe sfruttarle impunemente, i Popoli Indigeni potrebbero trovarsi presto a fare i conti con incendi devastanti: fino al 15 giugno sono già stati registrati 907 focolai d’incendio in Amazzonia, circa il 39 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
L’emergenza per i guardiani della foresta è quindi su più fronti. In questo momento è attiva una campagna internazionale #MinerosFueraCovidFuera collegata a una petizione per spingere le autorità brasiliane ad agire per prevenire il genocidio tenendo lontane le persone che potrebbero portare il virus. Ciascuno di noi può aderire qui.
Fonte: Greenpeace Italia