Cosa succede in città? La dura lotta contro il proibizionismo in un paese di provincia
La storia è lunga, la fine è sconosciuta a tutti. Il 6 luglio scorso, spunta un Ordinanza del Sindaco di San Cataldo (Caltanissetta) che vieta l’apertura sul territorio comunale di negozi e punti vendita al dettaglio (“growshops” e/o vendita tramite distributori automatici h/24) di prodotti a base di cannabis, cannabis light e canapa legale (presenza di principio psicotropo tetraidrocannabinolo THC inferiore a 0,2%).
Il 10 luglio, attraverso facebook, Ubaldo Scarantino chiede la mia opinione sulla cosa. Ci sentiamo per telefono e concordiamo di fare una conferenza aperta a tutti i cittadini. Ubaldo chiede la sala, ma non è possibile nell’immediato. Ci rimandano al 20. La nostra voglia di far chiarezza non si placa anche se, a distanza di una settimana, di fatto non è accaduto nulla: il growshop che esercita da diversi anni in città non subisce alcun controllo, o altro.
Il 12 luglio arriva una lettera a firma del Sacerdote Angelo Spilla, dal titolo “Cannabis? No grazie”. Nei giorni che precedono il convegno mi sento al telefono con il parlamentare Dedalo Pignatone e il deputato dell’assemblea regionale siciliana Luigi Sunseri per quanto riguarda la legge che regolamenta la canapa industriale. Con Sunseri concordiamo anche una visita guidata ai campi, giorno 23 luglio. Andremo a visitare anche l’azienda di Salvo Scuderi (Pasta Madre Bio) a Catenanuova, e il molino Crisafulli, a Caltagirone.
Tutte le sere, dopo cena, mi dedico alla presentazione: la prima slide la dedico all’ordinanza; le successive alle tre leggi che regolamentano la cannabis in Italia: terapeutico, industriale, lotta alle droghe. Dalla quinta slide, racconto la storia della canapa. Non è semplice spiegare cosa c’è oltre a quella “marijuana” che tutti credono di conoscere.
Dagli aspetti botanici, agli usi storici; dai moderni impiaghi, all’uso terapeutico. Accenno a tutto. Rifletto prima di dare informazioni: dovrò chiudere entro un ora. Inserisco i dati relativi a consumi, sequestri, eccetera. Chiudo nell’unico modo possibile: sottolineo il fallimento del sistema proibizionista e la necessaria legalizzazione.
Ubaldo ha mandato inviti a tutti: agricoltori, imprenditori, ordine dei medici e dei farmacisti, rappresentanti delle FF.OO., responsabili, dirigenti e operatori Ser.T., e sacerdoti. Giorno 19, finito il controllo delle piante in campo, torno a casa. Le slide sono al completo, quindi posso dedicare un po’ di tempo ad un articolo per Dolce Vita. Ma non accadrà…
Chiudo il portone e controllo la cassetta della posta. Dentro c’è una lettera “riservata” a me, inviatami dall’ASP di Caltanissetta. Apro la lettera per le scale. Dentro un foglio a firma della dottoressa Giovanna Bona, direttrice del Ser.T.
Il testo è un prestampato che mi invita a presentarmi presso il Servizio Tossicodipendenze, tra le ore 9.00 e le ore 11.00, per comunicazioni che mi riguardano. Una lettera del Ser.T. il giorno prima di una conferenza antiproibizionista è un po’ “inquietante”.
Penso a cosa potrebbe volere il Ser.T. da me. Che consumo cannabis dovrebbero saperlo. Potrebbe essere una “vecchia storia?” Nel 2013 fui trovato dalla Guardia di Finanza, in possesso di 0,5 grammi di cannabis. Era Bedrocan, cioè cannabis terapeutica. Mi era stata donata da un amico pugliese. Volevo fumarla assieme ad un amico siciliano affetto da una malattia neuro-degenerativa, anche lui attivo antiproibisionista.
Fui richiamato in Prefettura. Presentai il mio curriculum da antiproibizionista, speranzoso di discutere col Sig. Prefetto alcune importanti questioni in merito proprio alla cannabis; alla situazione criminale generata dal proibizionismo, ecc. Purtroppo il Prefetto, il giorno in cui mi avevano chiesto di presentarmi, era impegnato in altro. Parlai a lungo con una psicologa.Mi salutò, dicendomi che non ci sarebbe stato alcun seguito amministrativo.
Spero di averla convinta che, dire di usare cannabis da quando si è adolescenti, non vuol dire esserne dipendenti. In tanti bevono vino, molti solo durante i pasti e responsabilmente, altri. Inoltre, io divulgo informazioni in merito all’uso responsabile, sconsigliandone assolutamente il consumo ai minori. Che io abbia iniziato “troppo presto”, non va nascosto; come non si può nascondere il mio ottimo stato di salute (fisica e mentale), nonostante il prolungato uso.
Non dedico altro pensiero all’invito, sino a quando non decido di usare la lettera come slide di chiusura alla presentazione, rendendo tutto pubblico. Finisco di preparare la conferenza.
Venerdì, ore 19:30; si inizia. Al solito non abbiamo telecamere. Facciamo una diretta con un cellulare, in scarsità di segnale. Ma la sala è strapiena. In prima fila Salvo Scuderi, Massimiliano Salomone, produttore di cannabis light, David Melfa che, coltivando cannabis, si batte per una Gela migliore.Una bella pianta di canapa viene portata dall’azienda TrinacriaLab. In prima fila rappresentanti dei growshop locali. Poi imprenditori, agricoltori, liberi cittadini, qualcuno del Comune, un paio di operatrici Ser.T.
Mi impegno, nel minor tempo possibile, a dare quante più informazioni.Sono ammaliato dagli occhi dei partecipanti. Cercano giustizia. Ciò che dico lo sanno già, ma vogliono ugualmente che lo spieghi ai “sordi”.
Chiedo chi è per la legalizzazione. Alzano tutti le mani, tranne 4 persone. Chiedo allora chi è per il proibizionismo. Nessuno alza la mano. Ho avuto la prova che sono venuti per capire. Purtroppo le operatrici Ser.T. vanno via prima che abbia finito. Si alzano nel passaggio in cui spiego che la cannabis è un ottimo farmaco per combattere la dipendenza da droghe pesanti, alcol compreso.
Ho ricordato a chi sostiene il proibizionismo con la debole scusa del “proteggiamo i minori”, che viviamo nella terra in cui tutti abbiamo visto, almeno una volta nella vita, un genitore bagnare il ciuccio del bambino nel vino, o nella birra, o nel caffè, per farglielo “assaggiare”. Troviamo persino divertenti le smorfie dei bambini. Sta nell’educazione il segreto. Perché, se continua ad essere un tabù, “alla cieca” ogni adolescente dovrà rifare esperienze che molti di noi adulti hanno fatto, e potrebbero spiegargli quando e come assumere cannabis.
Finiamo tardissimo… torno a casa a mezzanotte. L’indomani, ripenso a quella lettera. Magari, i responsabili del Ser.T., vorranno chiedermi una collaborazione per la realizzazione di qualche progetto finalizzato all’uso responsabile, essendo i primi a dover riconoscere l’evidenza dei numeri!? Oppure vorranno chiedermi una consulenza tecnica sul possibile impiego della cannabis su pazienti tossicodipendenti da droghe pesanti!?
Dovrò aspettare qualche giorno, per scoprire cosa vogliono. Lunedì farò da “cicerone” al parlamentare Luigi Sunseri (M5S), in visita in aziende virtuose e a filiera ridottissima, che coltivano canapa e producono eccellenti derivati. Poi sarò impegnato sui campi di canapa: i maschi non aspettano per fiorire. In molti mi suggeriscono di non andare; ma perché? Ho forse da temere? Qual è la mia colpa?
Vi terrò informati.