Cosa ci fanno bere?
In genere si ha la tendenza a banalizzare le cose che vediamo o utilizziamo tutti i giorni ma proprio come l’aria, anche l’acqua fa parte degli elementi indispensabili per la nostra vita e il nostro benessere. Il nostro corpo non dispone di alcun mezzo per immagazzinare acqua ed è quindi indispensabile bere più volte durante la giornata per un totale di 1,5 litri d’acqua al giorno. L’acqua potabile è probabilmente la componente più importante della nostra alimentazione, ma troppo spesso non facciamo caso alla sua qualità. Per conoscere i dati significativi che caratterizzano l’acqua che esce dal vostro rubinetto dovete informarvi presso l’ente, o in alcuni casi l’azienda, che gestisce il sistema idrico del posto in cui risiedete. E poi è necessario imparare a leggere i dati, anche quelli delle etichette di acque imbottigliate.
Il pH è una grandezza che indica quanto un’acqua è acida o basica: il valore indicato in normativa è compreso tra 6,5, caratteristico di acque acide e 9,5 corrispondente ad acque basiche.
Il residuo fisso è il contenuto di sali minerali, espresso in mg, ottenuti evaporando a 180 C° un litro di acqua. Le acque sono classificate in base al valore del residuo fisso: minimamente mineralizzate: con meno di 50 microgrammi/litro; oligominerali meno di 500 mg/l; minerali tra 500 e 1000 mg/l e ricche di sali minerali con residuo fisso maggiore di 1500 mg/l.
La conducibilità elettrica è la misura della capacità di condurre corrente di un’acqua contenente dei Sali disciolti (ioni).
L’alcalinità rappresenta il contenuto in carbonati e bicarbonati, prevalentemente di calcio e magnesio; contribuisce alla durezza e alla capacità tampone dell’acqua.
La durezza è il contenuto in sali di calcio e di magnesio (il più abbondante è il carbonato di calcio). Si esprime in gradi francesi °F: un grado equivale a 10 mg/l di carbonato di calcio: sotto i 10 °F è dolce, da 10 a 20 °F è moderatamente dura, da 20 a 30°F è dura, sopra i 30°F è molto dura. Per la durezza non esiste un limite di legge, ma un intervallo consigliato compreso fra 15 e 50°F. Una durezza media o elevata potrà determinare solo variazioni nel gusto dell’acqua.
Di seguito invece alcuni elementi presenti nell’acqua che potrebbero essere nocivi e che per questo motivo hanno un limite massimo fissato per legge.
Il sodio è un elemento essenziale per la vita, molto importante per il metabolismo umano. Se assunto in eccesso è dannoso, infatti è fattore di rischio per nell’ipertensione arteriosa. La normativa prevede un limite di 200 mg/l.
I nitrati sono composti presenti nelle acque sia per effetto di fenomeni naturali che come conseguenza delle attività dell’uomo, come per esempio i trattamenti di fertilizzazione dei terreni o l’infiltrazione di acque di scolo. Il limite di concentrazione è di 50mg/l. Tuttavia per i neonati è consigliato l’uso di acqua con valori inferiori.
I nitriti sono composti della degradazione dei nitrati ad opera di batteri. Hanno un limite normativo molto basso, pari a 0,10 mg/l, in quanto nell’organismo possono reagire con l’emoglobina riducendo il trasporto di ossigeno dai polmoni agli organi e tessuti.
L’ammonio. I livelli naturali nelle acque sotterranee sono di solito inferiori a 0,2 mg/l di ammoniaca. Nell’acqua potabile non deve essere presente in concentrazione superiore a 0,5mg/l.
Il cloruro aumenta la conducibilità elettrica delle acque, e conseguentemente il residuo fisso. Se presente in elevate concentrazioni da sapidità all’acqua e può aumentarne le caratteristiche corrosive. Il limite è di 250mg/l.
I fluoruri. Tenuto conto che l’acqua può rappresentare una delle vie di assunzione giornaliera del fluoro, viene fissato un valore di legge di 1,50 mg/l;
I solfati non dovrebbero presentare effetti negativi sulla salute alle concentrazioni alle quali si trovano nell’acqua potabile. Se le concentrazioni superano il valore fissato di 250mg/l, specialmente se è presente magnesio, l’acqua può però assumere un sapore sgradevole, se la quantità è ancora superiore si possono presentare irritazioni gastrointestinali.
Il cloro residuo rappresenta l’indicazione che l’acqua ha subito un processo di disinfezione durante il trasporto nella rete di distribuzione. La normativa non fissa un valore obbligatorio, ma consiglia di attenersi ad una concentrazione di 0,2 mg/l.
L’arsenico è un noto veleno, classificato come sicuro cancerogeno, ha azione di interferenza con il sistema endocrino. Il limite previsto in normativa per le acque è di 10 microgrammi/litro.
Il manganese è un necessario componente della dieta giornaliera lo si ritrova in molti alimenti, il valore limite nelle acque previsto dalla norma è di 50 microgrammi/litro. E poi Benzene 1 microgrammo/litro, cadmio 5, cromo 50, rame 10, cianuro 50, piombo 10. Insomma, già la qualità dell’acqua che sgorga dai nostri rubinetti, per usare un eufemismo, non è di ottima qualità, cerchiamo almeno di avere la situazione sotto controllo.