Cosa c’è di più inglese di un bitter?
Se mai siete stati a Londra e siete entrati in un pub chiedendo una birra senza specificare quale è molto probabile che vi siate ritrovati un bitter nel bicchiere. È lo stile che secondo me esprime tutta l’inglesità della birra, divenuto famoso a inizio ‘900 quando la rivoluzione industriale portò all’acciaio, e quindi a metodi di tostatura più gentili delle fiamme dirette (prima i malti erano tutti caramellati!).
Il bitter è uno degli stili più difficili da realizzare, perché gioca sul filo di equilibri molto sottili: il malto deve essere presente, ambrato, con sentori di tostato; la luppolatura inglese deve amarificare ma non dare sensazioni di frutta; il lievito presenta esteri di mela verde, il profilo aromatico tipico dello stile. Gli inglesi la considerano più una bevanda, tant’è vero che mi è capitato che mi chiedessero se volessi una birra o un bitter.
Ne è un perfetto esempio la Hang Up di Altotevere, Best Bitter in pieno stile da 4.3 gradi. Al naso si percepisce una nota leggera di mela, ma soprattutto una discreta dolcezza dei malti, confermata poi in bocca. La tostatura diluisce la dolcezza, e l’amaro nobile di Fuggle, Bramling X e altri luppoli inglesi non sfocia mai in aromi estremi, ma ritorna a un profumo di erba e terra. È una birra da bere a litri, dato il grado alcolico basso. Cosa che, giuro, ho fatto.
a cura di Michele Privitera
Titolare de “Il Pretesto Beershop” di Bologna