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La Corte di Giustizia europea ribadisce la liceità delle infiorescenze di canapa industriale

Nuova sentenza, in questo caso in Romania, per una coltivazione di canapa industriale indoor

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Una nuova sentenza della Corte di Giustizia Europea si è espressa a favore della coltivazione delle infiorescenze di canapa industriale, in questo caso indoor.

Il caso è nato in Romania, dove l’azienda Biohemp Concept intendeva avviare una produzione di infiorescenze di canapa industriale con sistemi idroponici in ambienti chiusi, avvalendosi degli incentivi della PAC (la politica agricola comune dell’Unione europea).

La questione che doveva dunque dirimere la Corte di Giustizia europea era se i regolamenti europei e le leggi sul libero scambio delle merci, «debbano essere interpretati nel senso che ostano a una normativa nazionale nei limiti in cui vieta la coltivazione della canapa (Cannabis sativa) in sistemi idroponici in ambienti chiusi predisposti».

CANAPA INDUSTRIALE: LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

La risposta arriva con una sentenza in cui viene messo nero su bianco che: «Il diritto dell’Unione relativo alla politica agricola comune deve essere interpretato nel senso che non osta ad un divieto, in uno Stato membro, della coltivazione della canapa (Cannabis sativa) in sistemi idroponici in ambienti chiusi, purché tale divieto sia idoneo a garantire l’obiettivo di tutela della salute pubblica e che, alla luce degli obiettivi della politica agricola comune nonché del buon funzionamento dell’organizzazione comune dei mercati, non ecceda quanto necessario per raggiungere l’obiettivo di tutela della salute pubblica».

La Corte di Giustizia europea ribadisce la liceità delle infiorescenze di canapa industriale
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I COMMENTI DALL’ITALIA

Secondo Mattia Cusani, presidente dell’Associazione Nazionale Canapa Sativa Italia, «questa sentenza rafforza la necessità di basare le politiche nazionali su dati scientifici e sul rispetto delle normative europee. Invitiamo il governo italiano a riconsiderare le misure proposte nell’Articolo 18, per evitare di danneggiare un settore strategico per l’economia nazionale». Per l’associazione infatti: «La sentenza sottolinea che le infiorescenze di canapa industriale non rappresentano un rischio per la salute pubblica e che eventuali limitazioni devono essere proporzionate e basate su prove concrete».

«La sentenza”, sottolinea l’avvocato Giacomo Bulleri, «riguarda un caso rimesso alla valutazione della CJEU se una normativa nazionale che limita l’accesso alla PAC di coltivazioni di canapa indoor (nel caso idroponiche) sia in contrasto con la normativa comunitaria. La Corte ritiene che la politica PAC non sia di per sé ostativa ad una misura nazionale che tuteli la salute pubblica purché fondata sul criterio di proporzionalità. Al contempo, si possono trarre degli spunti dalla ricostruzione della fattispecie operata dalla CJEU circa l’ammissibilità di coltivazioni di canapa (da fiore) indoor (nello specifico in colture idroponiche) al sostengo previsto dalla PAC».

LA SENTENZA PRECEDENTE

Non bisogna dimenticare un’altra pronuncia fondamentale della Corte, arrivata nel 2020, in un altro caso differente da quello citato sopra.

Parliamo della sentenza dell’ormai celebre caso Kanavape, scatenato dall’importazione in Francia di cartucce per sigarette elettroniche a base di CBD, che aveva portato la Corte a sottolineare due cose fondamentali: che il CBD non è uno stupefacente, e che i prodotti a base di CBD, creati legalmente in uno stato dell’Unione, devono poter circolare liberamente anche negli altri stati che ne fanno parte.



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