Corriere della Sera, ENI e ambiente: ecco il giornalismo (non) indipendente
Secondo uno studio del 2017 pubblicato sulla rivista scientifica Climate Change, 90 multinazionali sono responsabili di metà del riscaldamento globale e tra queste c’è anche la “nostra” Eni (Ente Nazionale Idrocarburi). Secondo la Procura di Milano la Eni sarebbe implicata in un caso di corruzione internazionale con una maxi tangente (da oltre 1 miliardo di dollari) a favore del governo nigeriano. Altro caso simile, in fase di accertamento, nella Repubblica del Congo.
Alcune ONG (tra cui Amnesty International) hanno denunciato come in Nigeria l’Eni abbia devastato il Delta del Niger, a causa delle fuoriuscite di petrolio dagli oleodotti che hanno contaminato falde acquifere, corsi d’acqua, foreste, formazioni a mangrovie e campi coltivati dai quali le comunità locali traggono il proprio sostentamento.
Il 15 gennaio 2020 Eni ha ricevuto una multa di 5 milioni di euro dall’Agcom per pubblicità ingannevole, in merito alla pubblicizzazione di un particolare tipo di gasolio come prodotto “green”, termine contestato in quanto si tratta in ogni caso di un carburante di origine prevalentemente fossile e quindi, per sua natura, altamente inquinante.
In tutto questo, il 5 giugno scorso è stata la giornata mondiale dell’ambiente. In Italia, il più importante quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, ha dedicato a questa ricorrenza la sua copertina, addirittura cambiando il colore della carta. “Il Corriere verde per l’ambiente” recitava il titolo di apertura. “Bello!” direte voi. Già, peccato che oltre a tingersi di verde e dedicare un inserto all’interno del quotidiano con parole, parole, parole… nei fatti, indovinate chi ha scelto come sponsor speciale? Nientepopodimeno che l’ENI.
È come se su una rivista dedicata ai topi, lo sponsor fossero i gatti.
Il prestigioso giornale inglese The Guardian invece, di recente ha annunciato che avrebbe smesso di accettare inserzioni pubblicitarie da qualunque azienda legata al mondo dell’industria fossile, motivando la scelta con queste parole: “Per raccontare la crisi climatica in modo indipendente e coraggioso, non possiamo essere pagati da chi questa crisi l’ha causata.”
La mossa dell’ENI sull’edizione speciale del Corriere si chiama “greenwhashing“, ovvero quella nota strategia comunicativa utilizzata da determinate aziende per “ripulirsi” la reputazione.
Una strategia che il Corriere della Sera (così come qualsiasi altro media) dovrebbe denunciare, non avallare in cambio di denaro.
Infine, sempre a proposito di ENI: l’azienda detiene il 100% della proprietà dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana), una delle più importanti agenzie stampa del nostro Paese. Alla faccia dell’indipendenza giornalistica.