Congo e Burkina Faso, dove il popolo africano sta rialzando la testa
Si lotta e si muore nella Repubblica del Congo. La gioventù è in piazza contro il tentativo del presidente Sassou Nguesso di modificare la costituzione rendendosi eleggibile a vita.
Nguesso è stato presidente di questo paese, ricchissimo di petrolio ma disperatamente povero, per decenni. Lo hanno tenuto al potere la Francia e la compagnia petrolifera francese, la Elf Total. E’ sta proprio questa compagnia, per ammissione ai miei microfoni dell’allora suo responsabile, a finanziare la guerra civile che lo riportò al potere dopo un breve intervallo.
L’allora presidente chiedeva un assegno “personale” e condizioni che la Total non intendeva accettare. Nguesso si accontentava di meno, era più disponibile e malleabile. Tanto da non sapere, e non osare chiedere, quanto petrolio si estraesse dai pozzi di Point Noire. Lo confessò tranquillamente ai miei microfoni facendo capire chi erano i veri padroni del suo paese.
La Francia, i suoi interessi, sono una sciagura per le sue ex colonie africane che di fatto restano colonie. Una parte importante del bilancio francese viene dagli affari in Africa. E, soprattutto, è grazie al controllo delle sue ex colonie e delle loro materie prime, soprattutto l’uranio, che Parigi può continuare a vantarsi di essere potenza nucleare e mantenere un anacronistico seggio in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Ora, finalmente, sembra essersi aperta una possibilità di grandi cambiamenti. La gioventù’ africana ne è protagonista, a partire dall’esempio del Burkina Faso.