Il comitato medico per gli sport da combattimento rivede le politiche sulla cannabis
Grazie al sostegno pubblico alla legalizzazione della cannabis ai massimi storici e con sempre più atleti che usano la cannabis per curare il dolore, i quattro principali campionati sportivi statunitensi stanno riducendo le restrizioni e le punizioni allineandosi al trend nazionale. L’uso ricreativo di cannabis è legale in 17 stati e la marijuana medica è consentita in 33, ben 101 delle 123 squadre (82,1%) di NFL, NBA, MLB e NHL giocano in quegli stati.
Sebbene l’NHL (National Hockey League) esegua il test per la cannabis, non c’è punizione per i positivi, a dicembre, la MLB (Major League Baseball) ha rimosso la marijuana dalla sua lista di sostanze vietate e ora la tratta come l’alcol. Per quanto riguarda la NFL (National Football League) sono stati ridotti i test ed eliminate le sospensioni per i positivi. L’unica a essere in ritardo rispetto alle altre tre è l’NBA (National Basketball Association), la cannabis rimane nell’elenco delle sostanze vietate e i giocatori sono soggetti a quattro test casuali durante la stagione regolare anche se, causa Covid, durante l’ultima e la prossima stagione, non testerà i suoi giocatori per la cannabis.
L’ultima organizzazione sportiva a rivedere le sue politiche sulla cannabis è l’Association of Boxing Commissions and Combative Sports (ABC). Due mesi dopo che l’Ultimate Fighting Championship (UFC) ha annunciato che i test di cannabis positivi non provocano più multe e sospensioni per i combattenti UFC, il comitato medico consultivo della ABC ha convenuto che l’uso di cannabis negli sport da combattimento dovrebbe essere trattato come un reato minore rispetto ad altre sostanze vietate.
Durante l’ultimo anno, almeno cinque combattenti UFC erano stati sospesi a seguito di test sulla cannabis positivi. La Nevada State Athletic Commission, in particolare, non ha esitato a sospendere, multare e ribaltare le vittorie per i combattenti risultati positivi alla cannabis.
Secondo le nuove linee guida, se l’atleta risulta positivo per THC con un tasso superiore a 150 ng/ml, non verrà sospeso ne l’eventuale vittoria ribaltata. Un secondo test positivo oltre il limite, come segnalato da MixedMartialArts.com, comporterà un’altra multa di 100 dollari, in più l’atleta coprirà anche i costi del test, stimati in circa 295 dollari. Ulteriori violazioni potrebbero comportare un aumento delle multe e l’iscrizione a un programma di consulenza sulla droga.
Il comitato afferma inoltre che: “Il THC non è un farmaco che migliora le prestazioni, è un soppressore delle prestazioni e gli atleti che risultano positivi al THC non dovrebbero essere puniti allo stesso modo di un atleta che risulta positivo ai farmaci che migliorano le prestazioni”.