Come uscire dal sistema e vivere felici
Ci sono sempre più persone che scelgono di vivere fuori dalle regole dettate dal Sistema, ma eluderle non è affatto semplice. Ne abbiamo parlato con Francesco Narmenni che ha scritto un manuale per mettere in atto questo proposito
Francesco Narmenni è un punto di riferimento sul web per tutti coloro che intendono cambiare vita. Grazie al suo blog, www.smetteredilavorare.it, ha indicato a molti come sia possibile costruire la propria esistenza su principi diversi da quelli che ci vengono inculcati, scegliendo uno stile di vita alternativo e rifiutando di assoggettarsi a regole volte a limitare la nostra libertà.
Dieci anni fa Francesco ha mollato tutto, lavoro in primis, per trasferirsi in un paesino di montagna, dove coltiva l’orto, taglia la legna e si guadagna quel poco che gli serve facendo lo scrittore. Non era felice, dice, e voleva provare ad esserlo.
Al di là di quale siano le motivazioni personali, rompere con la propria vecchia vita richiede una bella dose di consapevolezza e coraggio. Talvolta può significare anche lasciarsi alle spalle situazioni difficili e problemi spesso alimentati e ingigantiti dai diktat della società in cui viviamo, sempre meno amica delle persone e sempre più burocratizzata, in cui non di rado i diritti dei cittadini vengono calpestati in nome del profitto.
Le testimonianze di coloro che si sono ritrovati oppressi dagli organi istituzionali preposti alla giustizia, alla riscossione, alla sicurezza, si sommano a quelle degli insofferenti alle tante limitazioni alla libertà calate dall’alto come niente fosse. A nome di tutti loro, Narmenni ha scritto Diventare invisibili, un manuale edito da Punto d’Incontro che fornisce informazioni e strumenti per salvarsi dal Sistema e dalle sue ingiustizie.
«Attenzione, però. Lo scopo non è quello di incitare a ostacolare la giustizia – sottolinea l’autore come necessaria premessa -, ma quello di trasformare potenziali ignare vittime in soggetti capaci di difendersi». Gli abbiamo chiesto di spiegarci come.
QUALE GIUSTIZIA
«Se al mondo esistesse una giustizia oggettiva, universalmente valida e vera, allora questa non cambierebbe a seconda dei luoghi o dei contesti. Ad esempio sappiamo bene che ciò che è legale in alcune parti del mondo non lo è in altre, come ad esempio il possesso di armi, la possibilità di vendere e consumare droghe, di abortire, inquinare l’ambiente e persino picchiare una donna. Il concetto di giustizia che tutti abbiamo in testa è molto diverso dalla realtà; essa non esiste per portare il “bene” nel mondo, ma esclusivamente per mantenere l’ordine sociale. Ciò che conta veramente non è che le sentenze e le leggi siano buone ed eque, è sufficiente che esista una diffusa percezione di rigore e severità. Tutti devono aver paura di agire fuori dagli schemi, nella consapevolezza che se non si rispettano le regole si verrà duramente puniti. Ciò di cui il Sistema si preoccupa è infatti soprattutto regolamentare ogni singolo aspetto della nostra vita, al fine di evitare disordini o minare l’equilibrio economico/politico.»
CAMBIARE VITA
«Cambiare vita oggi non è più un’opzione, almeno per coloro che hanno a cuore la propria libertà. La pandemia ha dimostrato che attraverso leggi costruite ad hoc è possibile imporre sostanzialmente tutto; ad esempio la Costituzione non parla di stato di emergenza per pandemia, concetto che è stato introdotto da una legge della Protezione civile (1992), e non era prorogabile oltre il 31 dicembre, salvo poi cambiare la legge e prorogarlo. Anche il lavoro è un diritto, che tuttavia viene tolto a chi non si vaccina, attraverso una legge che aggira la Costituzione, imponendo la sospensione, ma non la perdita. Non ha alcuna importanza se queste misure vengano messe in campo o meno, per il bene della collettività, quello che abbiamo scoperto è che la Democrazia è molto diversa da come molti la immaginavano. Dunque, fintanto che saremo dipendenti dal Sistema, saremo anche obbligati a sottostare alle sue regole, che ci piacciano o meno. Chiunque voglia dare un taglio drastico con la propria attuale condizione deve praticare quella che definisco “invisibilità sociale”, ovvero rendersi irrintracciabile, mettere al sicuro i propri beni e diventare pertanto intoccabile sotto diversi punti di vista.»
IL POTERE DEI DATI
«L’incredibile quantità di informazioni presenti nei pubblici registri governativi rappresentano un problema per le persone, soprattutto se combinate con i dati che lasciamo sui social network. Da una semplice fotografia scattata da uno sconosciuto si può risalire (con una la ricerca per immagini via web) ai suoi profili social e quindi ai suoi dati personali: su Facebook tutti lasciamo almeno nome, cognome e data di nascita. Quasi nessuno sa che, una volta apprese queste informazioni è possibile chiedere certificato nascita, di residenza, stato famiglia (e molto altro) di chiunque e a sua insaputa. Basta inoltrare per email la domanda al Comune. Si possono scoprire tutti gli immobili che un soggetto possiede, le autovetture e persino l’eventuale residenza estera, se questo fosse emigrato. Figuratevi cosa possono fare le forze dell’ordine o il fisco, che hanno pieno accesso al saldo dei nostri conti correnti (in Italia e all’estero) e quindi possono procedere al sequestro o pignoramento di tutto, quando la legge glielo consente. Con la multa che arriverà in automatico agli over 50 non vaccinati scopriamo che persino i dati sanitari possono essere utilizzati per identificarci e punirci. Noncuranti di questo ognuno di noi lascia ogni giorno tonnellate di informazioni personali sui social, rendendo facilissima la nostra identificazione sotto ogni punto di vista.»
STRATEGIE PER DIVENTARE INVISIBILI
«L’irreperibilità può servire a rendere vano ogni tentativo di rivalsa nei nostri confronti, compresi gli iter legali, perché è in grado di bloccare persino i procedimenti giudiziari. Si attua cambiando residenza nel modo corretto, oppure privandosene burocraticamente. Si possono modificare i propri dati anagrafici, rendere inaccessibili quelli sanitari, oppure sparire all’estero senza che nessuno possa sapere dove ci troviamo. L’invisibilità fisica deve accompagnarsi necessariamente a quella virtuale: esistono tecniche per cancellare ogni informazione personale dai social network, e crearsi account con dati di fantasia, perfettamente leciti e legali. Si può navigare in modo totalmente anonimo impedendo a chiunque di individuarci e, per finire, è possibile telefonare o chattare in maniera criptata, impedendo a chiunque di intercettarci.»
COME SALVAGUARDARE I PROPRI AVERI
«Esistono conti correnti o assicurazioni molto particolari che rendono intoccabili i nostri soldi, anche da un’eventuale patrimoniale. Si possono rendere non pignorabili tutti i nostri beni, compresi immobili, autovetture o oggetti. È importante anche conoscere il funzionamento dei conti correnti all’estero, cioè in che condizioni questi sono visibili in Italia e come portare legalmente somme oltreconfine, per evitare che qualcuno se ne impossessi.»
LA LUNGA MANO DEL FISCO
«L’invisibilità fiscale riguarda principalmente tecniche per evitare di essere attenzionati dal fisco, una macchina complessa e molto difficile da governare, basata principalmente su algoritmi che incrociano un’enorme quantità di dati allo scopo di scovare anomalie nell’uso del denaro. Come tutti gli algoritmi, trattandosi di un sistema imperfetto, rischia di mettere nei guai anche persone perfettamente oneste, che tuttavia spesso si comportano con superficialità o, più banalmente, non conoscono tutte le leggi in merito a donazioni, eredità, prestiti, bonifici, ecc… inoltre sono pochi a sapere che esistono forme di guadagno totalmente esentasse dove indirizzare i propri investimenti e ottenere ricavi senza farsi strangolare dal sistema fiscale fortemente penalizzante che abbiamo in Italia.»
CONOSCERE IL SISTEMA PER NON FARSI SCHIACCIARE
«Una zia onesta che aiuta un nipote negli studi, dandogli una piccola somma, può essere facilmente convocata dal fisco per giustificare quel passaggio di denaro. A lei sarà chiesto di pagare le tasse sulle plusvalenze di quel “prestito” e a lui di giustificare la mancata dichiarazione di quel guadagno. Si chiama presunzione di evasione, ed è sempre il contribuente a dover dimostrare (con documentazione) il contrario delle accuse a lui mosse, anche se assurde. Questo è solo un piccolo esempio per spiegare che le persone oneste sono le prime che dovrebbero conoscere il funzionamento del nostro Sistema, e correre ai ripari. Essere onesti non giustifica la nostra ingenuità e di fronte a un Sistema intricato e tutt’altro che perfetto.»
A cura di Livia Mordenti
Giornalista. In treno tra Roma e Milano testa il polso del Paese reale