Come programmare la tua coltura e cosa tenere in conto prima di piantare
Il modo migliore per raggiungere un obbiettivo è pianificarlo e seguire una tempistica stabilita, in maniera da garantire che tutto il lavoro necessario per ottenere quel risultato finale sia organizzato prima di mettersi all’opera. Al fine di pianificare al meglio il progetto è utile avere degli obbiettivi e una visione chiara di cosa si vuole ottenere come prodotto finale. Lavorare a ritroso partendo da questo traguardo dà la possibilità di programmare temporalmente le varie fasi lavorative. Per raggiungere il risultato desiderato bisognerà prendere in considerazione il tipo di pianta, le sue dimensioni, la quantità, il chemiotipo e il fenotipo e tutto ciò che va deciso in anticipo.
Per tutti quelli che iniziano a coltivare nuove varietà ci sono troppi fattori sconosciuti e ciò significa che il primo anno servirà per apprendere e fare esperienza. Prendete appunti e fate attenzione alle esigenze delle piante ma, se non avete fatto questo primo anno di esperienza, non avrete termini di paragone e perciò la priorità sarà quella di portare a casa il primo raccolto. In ogni caso, per i successivi raccolti avremo appianato qualche aspetto problematico della pianta e compreso i suoi bisogni, così risulterà tutto più familiare e si potrà sperare di migliorare la resa e lo sviluppo della stessa pianta. La regola generale dice che per comprendere la singola pianta sono necessari tre raccolti per strain.
A differenza della maggior parte dei settori produttivi, la cannabis non ha usufruito dello stesso livello di professionalità che ci vuole per allineare il settore ad altri più efficienti, ma questa condizione sta cambiando rapidamente. Non è più sufficiente avere una farm e qualche pianta per ottenere un raccolto. Per far sì che una nuova azienda sia sostenibile in questo mercato bisogna calcolare la quantità di biomassa necessaria per portare a termine tutto il lavoro dell’anno successivo al raccolto, calcolare le quantità che servono per ogni prodotto destinato al mercato e considerare altri aspetti logistici di questo tipo. Quel che serve oggigiorno è avere un quadro chiaro sulla posizione che si vuole occupare in questo mercato visto che non c’è più spazio per i “cowboy”!
Elaborare un business plan prima di iniziare a coltivare le prime piante è una buona strategia per chi ha una greenhouse o una coltivazione outdoor di medie-grandi dimensioni. La ragione è che con un business plan si è capaci di prevedere una stima dei costi relativi a ogni singola fase del processo, giacché più sono le piante coltivate più grande sarà lo spazio richiesto e più elevati saranno i costi. Per non parlare della zona di essiccazione e successiva lavorazione della pianta, e dello stoccaggio in condizioni adeguate nel periodo compreso tra il raccolto e la vendita. Prima, questi aspetti logistici non erano mai stati presi in considerazione dai grower per via del fatto che se trattavi infiorescenze di cannabis – ricreativa, medica o canapa industriale che fosse – eri visto come un fuorilegge. Oggi, dato che la popolarità della cannabis come integratore per la salute e come rimedio naturale sta crescendo nel dibattito pubblico, il maggior profitto è legato sempre di più alla biomassa da estrazione e all’ottenimento di prodotti base per il consumatore finale sempre più concentrati. Il mercato dei prodotti alimentari è fiorito in questi ultimi anni così come quello dei vaporizzatori, e allo stesso tempo il mercato delle infiorescenze è stato inondato da prodotti di ogni tipo, da quelli ricchi in THC e CBD a quelli con basse concentrazioni di entrambi i cannabinoidi, a seconda del quadro normativo del paese nel quale si coltiva.
Di fatto è proprio la legalità del THC ed i limiti entro i quali è tollerato, a determinare i prodotti che possono essere di uso pubblico. Un anno fa i prodotti a base di CBD disponibili erano relativamente pochi ora però la situazione è radicalmente cambiata. Negli ultimi 12 mesi la cosiddetta rivoluzione del CBD ha interessato un pubblico davvero vasto in vari paesi tra i quali Italia, Francia, Germania, Spagna e i Balcani, con il Portogallo che punta alla legalizzazione in un futuro prossimo. Per cui questo mercato è destinato a crescere, ma ciò non significa che chiunque ci si butti sopravvivrà. Significa che, maggiore sarà il numero di quanti si dedicheranno a tale coltivazione, maggiore sarà la quantità di materia prima e di prodotti presenti sul mercato, e di conseguenza i prezzi per kg o litro incominceranno a diminuire. Quindi le aziende che stimano nei propri business plan un prezzo al kg di circa 3mila euro, forse nel momento in cui entreranno nel mercato dovranno rivedere questo valore al ribasso diciamo sui 1.500 euro o meno!
In quegli stati U.S.A che hanno permesso la legalizzazione di tutti i tipi di cannabis si è verificata una grossa variazione dei prezzi della materia prima che ha portato titolari di grandi licenze indoor alla bancarotta. Nel 2014, quando il Colorado e lo stato di Washington iniziarono tutto questo processo di cambiamento e apparve la possibilità di industrializzare il settore della cannabis votando per la legalizzazione, il prezzo per l’indoor era 5 dollari al grammo. Nel 2018 il prezzo è sceso intorno ai 2 dollari e continua a diminuire, quindi, se ci basiamo su questo modello la tendenza sarà che l’industria della cannabis seguirà il modello agricolo per il mercato commerciale e quello della specializzazione per il settore farmaceutico? Le coltivazioni agricole e quelle altamente tecniche in ambienti controllati avranno bisogno, man mano che si sviluppano, di certificazioni differenti, diversi tipi di controlli ecc. Attualmente i coltivatori di canapa industriale sono la fonte per questa nuova domanda di CBD ma questo cambierà con l’ingresso di altre industrie in questo campo, in particolare le grosse case farmaceutiche.
Il valore della Cannabis dipenderà dai composti – e dalla loro quantità – presenti nelle singole piante, per cui è possibile che alcune piante verranno usate solamente per l’estrazione di terpeni, altre per estrarre CBD e altre ancora per estrarre THC. Le aziende avranno bisogno di specializzarsi. Senza lungimiranza, questo futuro mercato della Cannabis diventerà più impegnativo che remunerativo.
Recentemente lo sviluppo di attività finalizzate al controllo dei prodotti base ha assunto dimensioni sbalorditive. In Svizzera c’è un’azienda che offre un servizio per ridurre il THC sotto lo 0.2% in modo da fargli superare i requisiti richiesti per esportare in Italia o in Francia. Quindi, piuttosto che lavorare in maniera corretta selezionando le genetiche, operazione che richiede molto tempo e lavoro, gli agricoltori che coltivano piante entro l’1% di THC previsto dalla normativa elvetica ma vogliono esportare in altri paesi nei quali bisogna rispettare il limite dello 0.2%, stanno optando per processi nei quali nessuno – eccetto gli stessi che li fanno – sa a cosa viene esposto il materiale vegetale! In realtà le normative sono lente nella loro applicazione rispetto alla natura umana e alle motivazioni guidate dal profitto. Ma quali sono le conseguenze e chi ne paga le spese? È per questo che è necessario riflettere e programmare tutto al meglio ora che ci stiamo muovendo verso un modo di lavorare più professionale.
Se da un lato ci sono molte aziende che lavorano in maniera corretta, dall’altro ce ne sono alcune che vogliono solo far profitti sfruttando i bisogni di certe fasce della popolazione che hanno necessità di accedere alla cannabis senza però conoscere esattamente le loro esigenze. Si porrà fine a questa situazione non appena le normative faranno distinzione tra chi lavora in maniera corretta e chi no. Questa è la mia teoria personale sull’attuale situazione. Gli agricoltori che per anni hanno coltivato canapa industriale per la sua fibra – cooltura dal basso valore economico – sono improvvisamente diventati fornitori del composto legale chiamato CBD. Il loro lavoro è rimasto di tipo agricolo ma il prodotto finale viene trasformato in materiale base per alimenti, integratori alimentari, farmaceutici e cosmetici, fattore che ha fatto salire i prezzi essendo inizialmente cresciuta la domanda.
Ora si stanno muovendo sullo sfondo le grandi aziende farmaceutiche che vedono il potenziale della lavorazione del materiale base. Queste stanno facendo pressione sui governi affinché garantiscano che la lavorazione del materiale sia affidata a operatori e laboratori autorizzati, esigendo un personale altamente qualificato che sia responsabile di produrre CBD di qualità medica, testato in laboratorio, pulito e sicuro e non permettendo che se ne occupino i semplici agricoltori come è stato concesso fino a oggi.
Per cui la breve corsa all’oro delle aziende di canapa industriale e dei suoi coltivatori finirà ed essi torneranno a produrre biomassa a prezzo agricolo da vendere poi ad aziende autorizzate più grandi che a loro volta la processeranno e, dopo aver superato i test di laboratorio richiesti, la venderanno a Big Pharma con un netto sovrapprezzo. Forse mi sbaglio – e una parte di me lo spera – ma il realista che è in me dice il contrario.
Quindi se c’è qualcosa da imparare in questo particolare momento è che, se state considerando di entrare nel settore della cannabis, dovreste studiare bene questa industria e trovare delle aree nelle quali potete eccellere, piuttosto che lanciarvi su ciò che già è sul mercato.
L’unicità di un prodotto, di una genetica o di un servizio permette alle aziende di crescere e svilupparsi, ma entrare nel settore come startup senza innovazione costerà in questo momento molto più di quanto vi possa rendere; perciò state attenti a entrare con gli occhi ben aperti, dato che l’erba del vicino non sempre è più verde!